Amato da Londra «Craxi ha chiuso»

Amato da Londra «Craxi ha chiuso» Amato da Londra «Craxi ha chiuso» LONDRA DAL NOSTRO INVIATO «No, non credo che Mr. Craxi abbia un futuro politico». Bye-bye, Bettino. L'ultimo strappo fra Giuliano Amato e il suo ex capufficio si consuma nell'angusto teatro della London School of Economics, fra i «gessati» dei professori inglesi e i camiciotti a righe degli studenti, uno dei quali - un greco ha appena rivolto al nostro presidente del Consiglio la domanda fatale. «Mr. Craxi» ha chiuso, parola di Amato. «Mi auguro invece che per altri socialisti ci sia un ruolo, in un nuovo sistema». Applausi: non tanto per i socialisti, ma per il Dottor Sottile. A quanto pare, la sua lezione è piaciuta. Il tema dell'incontro è il caos e quindi si fa in fretta a inciampare su Italia e Tangentopoli, che qui si dice Kick Back City. Amato è in piedi sul palcoscenico, vicino al preside della London School, lo squisito Mr. Ashworth, che è quanto di più britannico si possa immaginare, a cominciare dai capelli scolpiti a banana. Stupore in sala, fra i ragazzotti indigeni e non, quando Amato comincia a parlarein un inglese fluente e senza testo scritto. «Ma non è un politico italiano?», si volta a chiedere uno di loro. «Ancora per poco», risponderà dopo l'interessato, ribadendo la sua intenzione di lasciare. E qui, per la prima volta, indica una data: la primavera '94. E' il punto d'arrivo di un lungo ragionamento, anzi si può dire dell'intera lezione. Che comincia con una confessione sorprendente: Amato si ritiene una farfalla. «Una farfalla che sbatte le ali a Tokyo sposta soltanto un po' d'aria, ma quel poco può diventare la causa che produrrà un temporale a New York. Ecco, quando arrivai al governo l'estate scorsa, sapevo di fare la farfalla», e nel dirlo sbatte vorticosamente le braccia. «Sapevo cioè che con le mie decisioni avrei rotto il vecchio sistema, introducendo il caos, in vista di una nuova legge elettorale anti-caos. Ma una cosa non avevo previsto...». La scolaresca trattiene il fiato, rapita. Solo Mr. Ashworth oscilla ogni tanto la testa, ma è per far capire ad Amato con quanta ossequiosa attenzione lo stia ascoltando. «...Non avevo previsto Tangentopoli. Kick Back City. A prescindere dagli esiti giudiziari, ha già prodotto un cambiamento radicale. Ha cambiato le aspettative della gente. Prima, pensavo che le nuove regole elettorali avrebbero consentito alla vecchia classe politica di riformarsi. Ora non più, perché il Paese, oltre alle regole, vuole che siano nuove anche le facce. I vecchi politici non potranno più candidarsi e toccherà alla società generare dal suo seno una nuova classe dirigente». E qui la Farfalla ridiventa Dottor Sottile: «Chi vuol votare subito, anche con una nuova legge elettorale, non capisce che per fare tutto questo la società ha bisogno di tempo. Almeno fino alla prossima primavera. Nel frattempo dobbiamo governare la transizione con una maggioranza più ampia». Segue l'ormai consueta convocazione di La Malfa e Occhetto, stavolta persino in inglese: «If the pi-di-es», «se il pds...». Del pds Amato aveva parlato domenica sera, in un incontro all'ambasciata italiana dopo la cena a casa di John Major. «Capisco i loro problemi - aveva detto, tormentando fra le mani una sigaretta spenta -. Ma non possono trascinarsi a lungo nella doppia parte di chi vuol andare al governo e allo stesso tempo in piazza contro il governo». La sua buonanotte era stata: «Da noi il comunismo ha pesato quasi come in Russia...». E torniamo alla London School, dove stanno chiedendo ad Amato che cosa ha fatto, negli Anni 80, per evitare Tangentopoli. «Ho provato a combatterla. Ma ho trovato ostacoli insormontabili, per cui ho lasciato perdere. Molti politici e molti giudici accettavano quel sistema... Il mio amico e collega Marco Fannella ritiene che molti giudici dovrebbero porsi la domanda: "Perchè agite adesso e non avete fatto niente prima?". Ho domandato questo ad alcuni giudici miei amici e mi hanno detto che quando hanno cercato di agire si sono trovati davanti improvvisi ostacoli». Amato avrebbe voluto fare qualcosa adesso, ma si sa come è andata a finire: «Non si può bloccare il Paese per cinque anni in attesa che finiscano i processi. A questo miravano i decreti, ma la gente non è stata in grado di capirlo. Non ancora». Massimo GrameUini Il presidente del Consiglio Giuliano Amato con il premier britannico John Major

Luoghi citati: Italia, Londra, New York, Russia