Scalfaro: i referendum non si toccano

Scalfaro: i referendum non si toccano Il Capo dello Stato avverte: «Il cittadino non può essere defraudato di questo diritto» Scalfaro: i referendum non si toccano «I giudici pensino anche agli effetti» PIACENZA DAL NOSTRO INVIATO Il referendum? «Una data di enorme rilievo perché segna un momento della sovranità popolare». E, proprio per questo, chi vi si oppone si macchia d'una colpa grave: «L'ultima cosa che si può fare è defraudare il cittadino di questo diritto». Il presidente Scalfaro, nella sua breve visita a Piacenza, sembra impegnarsi in una scelta di campo abbastanza esplicita per quanto riguarda la scadenza referendaria: lo fa con l'autorevolezza del padre costituente che ricorda «quanto consapevolmente» votò questa norma. E ammonisce «Parlamento e mondo politico a trarre le conclusioni per obbedire con serenità ed intelligenza alla volontà popolare». Sembra voler dire, Scalfaro, che il voto del 18 aprile potrebbe essere la prima tappa di ripresa per un Paese in sofferenza. L'Italia soffre, è vero, ammette il Presidente, ma questi suoi mali sono giudicati «all'estero in modo particolarmente severo». I nostri «censori» farebbero meglio, invece, a guardare in casa propria. E a domandarsi se avrebbero mai quel coraggio «di colpire ed eliminare l'infezione, che dimostra d'avere, oggi, la nostra patria». Orgoglio, fiducia, senso di re- sponsabilità: il Capo dello Stato detta, durante queste cinque ore piacentine affastellate di appuntamenti, la ricetta per superare la crisi. E' davanti ai sindaci riuniti in prefettura che Oscar Luigi Scalfaro rammenta «la tappa di estrema delicatezza e di estrema importanza» rappresentata dal referendum: «Io, nella mia responsabilità, vi ho puntato fin dal primo giorno. Perché, di una cosa sono convinto: è molto importante che quando il cittadino richiede di poter decidere direttamente, questo suo diritto sia rispettato sino in fondo». Sono ammonimenti dietro i quali qualcuno scorge una risposta ai partiti che formano il fronte del «no» e che avrebbero voluto elezioni anticipate rinviando la consultazione referendaria. E questa lettura tra le righe pare mettere a fuoco anche un desiderio di sigillare definitivamente la polemica sul decreto Conso, riferito al finanziamento pubblico dei partiti: era giusto bocciarlo perché questi articoli costituivano già il tema di un referendum. Consultazione popolare come «marchio di democrazia», dunque, e, seppur limitata solo alla procedura per l'elezione del Senato, «è certamente un'indicazione per il Parlamento intero»: Scalfaro si accalora quando parla di questa volontà popolare che non dev'essere defrauda- ta. Ed è avvocato del cittadino chiamato ad esprimere direttamente il proprio parere, ma anche difensore di un Paese segnato a dito come corrotto: il Capo dello Stato non usa perifrasi o messaggi in codice per snidare quanti, all'estero, si stanno accanendo sui mali dell'Italia. Se a Pavia, alcune settimane fa, aveva messo alla gogna gli sciacalli che speculano sulla nostra economia e l'agenzia americana Moodi's che voleva declassarci a livello della Corea, qui sferza quanti censurano il nostro Paese. Il Presidente picchia pesante, seppure, come egli dice, «con grande -umiltà»: «Da noi c'è il male e c'è il coraggio di cercarlo, di vederlo e di eliminarlo. Non so se in tutti i Paesi che si ergono a censori privi di mali ci sia questo coraggio». No, non lasciamoci bloccare dalle «visioni negative», sostiene il Capo dello Stato. Parla di «patria di tutti, pur nella diversità delle scelte politiche» e di «fare perno su quanto v'è di buono per andare avanti». Poi il suo discorso si avvita in un ammonimento senza espliciti destinatari. Ma più d'uno crede di scorgere in questi anonimi in¬ terlocutori i giudici di Mani Pulite: «Ci sono procedure in corso ed è fatale che queste abbiano ripercussioni nel fermare o nel limitare certe attività. Ma l'armonia dei poteri implica che ognuno, pur compiendo il proprio dovere sino in fondo, guardi con grande attenzione agli effetti che ne derivano e che ricadono sull'intero tessuto sociale». Dopo aver visitato un istituto per malati di Aids, ascoltato un concerto, inaugurato la mostra a Giovanni Paolo Panini, il Presidente è all'Università Cattolica: «Non fidatevi di noi, non fidatevi di nessuno - è l'invito agli studenti -. Seguite solo i principi che non tradiscono e non lasciatevi guidare dalle nostre malinconie. Questa patria ha diritto di avere giovani che vadano oltre le nostre sconfitte e le nostre povertà». Poi il rientro a Roma, sull'onda di un piccolo giallo, subito chiarito: «La visita a Piacenza, che avrebbe dovuto concludersi in serata, è finita poco dopo le 14 e molti hanno pensato che Scalfaro si fosse precipitato a Roma per seguire dal Quirinale l'ultimo atto di Tangentopoli. La smentita non si è fatta attendere: «La decisione di anticipare il rientro era stata presa ed annunciata sin da venerdì scorso». Renato Rizzo Oscar Luigi Scalfaro durante la visita a Piacenza

Luoghi citati: Corea, Italia, Pavia, Piacenza, Roma