Renato e il Cariglione La caduta dei «minori» di Renato Altissimo
Renato e il Cariglione La caduta dei «minori» Renato e il Cariglione La caduta dei «minori» PICCOLI PARTITI E E ROMA che? Solo a Giorgio La I Malfa, l'avviso di garanzia? E gli altri laici minori? Uomini (e donne) di poca fede. Eccoteli dunque sistemati, al massimo livello, socialdemocratici e liberali. La sventagliata giudiziaria coglie Altissimo convalescente, debilitato nel corpo ma in fondo fino a ieri al riparo, come immagine pubblica, dietro alla saga familiare dei potenti De Lorenzo che per forza di cose avevano attratto tutti i riflettori (e le grane) che spettavano al pli. Partito di signori, oltretutto, etichetta piuttosto scomoda da far rispettare di questi tempi. E infatti, trovandosi qualche mese fa raffigurato sulla copertina dell'Espresso in compagnia di Craxi, Forlani e De Michelis sopra la scritta wanted!, beh, Altissimo aveva messo da parte quella sua insolita prudenza (così poco apprezzata da Zanone) e aveva pronunziato definitive parole di sdegno. Che a rileggerle adesso, certo, è un po' da maramaldi, però insomma: «Io non faccio politica per fare quattri- ni - aveva avvertito -. Sono orfano di padre ricco. Se tutto il beneficio del mio impegno in politica è di venire indicato alla gente come un bandito, io me ne vado». Ecco. E continuava, Altissimo, riferendo come tante altre volte in questo decennio ormai, preziose osservazioni raccolte in famiglia. Papà, chi te lo fa fare? «Già - rifletteva - Chi me lo fa fare?». E forse se lo chiedeva, dopo il suo bel primo avviso, anche quel Cariglia che tanti giornalisti politici sinceramente addolorati del suo passaggio in seconda fila si ostinano a chiamare, in assonante contaminazione con il Cinghiatone craxiano e certi suoni della prima infanzia, «il bariglione». Lui, mai sfiorato, così diverso in questo dai predecessori. Ma nel psdi, a differenza che nel pli non ci sono proprio le stesse fisime di rispettabilità da tutelare. No, e così il secondò avviso raggiunge il Cariglione nel pieno della diatriba su dove debba sorgere un certo ospedale, se nella sua Vieste o a Vico del Gargano, e in un contesto di partito un po' buffo e un po' ir- reale, tutto sommato neanche troppo diverso dal solito. E infatti nel diario socialdemocratico delle ultime settimane c'era da registrare, in sequenza, la fuga del presidente Inail Tomassini, l'uomo che secondo la leggenda durante una perquisizione ebbe la forza di inghiottire un documento (atto che ben si connota, secondo i più spiritosi, come «un'assunzione di responsabilità»); quindi la veemente presa di posizione della gioventù del psdi perché si giunga a un fatidico «codice comportamentale» (che non si nega mai); e infine la rassicurante osservazione di Mario Tanassi che sorpreso di primo mattino a Montecitorio ha detto: «La situazione non è bella, ma speriamo nello stellone d'Italia per poterla risolvere». Speriamo. Però intanto, anche indipendentemente dagli avvisi di garanzia, dallo stellone, dalle copertine Wanted, dai consigli delle ragazze Altissimo, «le Altissime», dall'ospedale di Vieste e da tutto un arma¬ mentario di trovate giornalistiche sempre più pittoresche e sempre più vane, insomma, è comunque difficile scacciare la sensazione che ieri si sia davvero chiusa una allegra e fatua stagione laica. E minore. E adesso è fin troppo facile chiudere gli occhi, riascoltare la singer nera Dee Dee Bridgewater che canta (peraltro benissimo) l'Internazionale all'ultimo congresso socialdemocratico e chiedersi chi l'avrà pagata quella canzone, quanto sarà costata quella voce calda. Oppure riaprirli, gli occhi, e vedere lì sullo scaffale la gagliarda, strepitosa biografia del Cariglione che durante la guerra attraversa l'Italia a cavallo d'un cavai. E sempre lì a fianco «L'avventura della libertà», che poi sarebbe stata, per 13 mila lire (neanche tanto), un'intervistona di Fabrizio Del Noce ad Altissimo. Sì, «camminammo a piedi per dieci giorni nelle valli dell'Afganistan, dormendo in sacchi a pelo, all'addiaccio; mangiando il cibo dei guerriglieri, e cioè poco o nulla; bevendo soprattutto té. Non pensavo che tu avresti retto» dice Fabrizio. E Renato: «Qualche volta ne ho dubitato anch'io». E arrancava Kammamuri, vibravano i suoi muscoli come corde d'acciaio, mentre Yanez... Ma non c'erano avvisi di garanzia, nei romanzi di Salgari. E forse si sarebbe arrabbiato moltissimo quel Saragat sotto forma di orrido busto congressuale in polistirolo espanso attorniato da socialdemocratici che sorseggiavano Punt & Mes. Filippo Cec carelli Il segretario del pli aveva detto «Non ho bisogno di far soldi con la politica. Io sto bene Sono orfano di padre ricco» Da sin. Antonio Cariglia e Dee Dee Bridgewater A destra Citaristi In alto Renato Altissimo
Luoghi citati: Afganistan, Altissimo, Italia, Roma, Vico Del Gargano
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