« Risiko», la politica dei trentenni

« Risiko», la politica dei trentenni Roma: divertente commedia diretta da Quartullo con la Lante della Rovere « Risiko», la politica dei trentenni Camere, telefonini e un gioco per emergenti ROMA. «Risiko» (sottotitolo: «Quell'irrefrenabile voglia di potere»), alla Cometa fino al 12 aprile, è l'ultimo episodio nella recente fioritura di piccole commedie ironiche dal retrogusto amarognolo scritte da giovani attori-autori (quando non appositamente per loro) sui casi della propria generazione; e il favore con cui il pubblico sembra accogliere questi testi vicini alla cronaca o al reportage giornalistico è da accogliere come un segnale positivo, un sintomo del bisogno di emanciparsi dalla droga televisiva per sentir parlare dal vivo (anche) di qualcosa che ci riguarda. A chi fosse sfuggito, ricordo che i dati Siae parlano per il primo semestre 1992 di un aumento dei biglietti venduti per il teatro di ben l'8,8% rispetto all'anno precedente. L'odierna «Risiko» è stata strutturata dall'autore, Fran¬ cesco Apolloni, che vi recita, come una serie di scenette ambientate in varie camere dello stesso albergo, praticamente tutte uguali - lo specialista Alessandro Chiti ha creato un unico ambiente bianco e respingente, con ante laterali che aprendosi rivelano specchi (i protagonisti si cambiano incessantemente d'abito) e un fondale retroilluminato a colori vividi contro cui si proiettano, decorazione standardizzata, variabili forme di animali. Non c'è vera storia, o meglio, quel poco di storia che c'è fatica a emergere, e viene risolta goffamente alla fine. Un autore più esperto non faticherebbe a strutturare meglio il materiale; ma il materiale è fresco, attuale e interessante come le prove dei sei attori, tutti sotto i trent'anni. In che consiste dunque questo materiale? Nelle tensioni, negli intrighi e negli strata¬ gemmi che accompagnano la vigilia del congresso di un partito (innominato), e in particolare la lotta di un giovane rampante e dei suoi satelliti per assicurarsi i voti indispensabili a far trionfare la propria fazione. Mentre i cellulari trillano incessantemente - il leader Alex ne porta addirittura due in apposite fondine ascellari, a mo' di revolver -, mentre si studiano i discorsi da pronunciare e le cravatte da mettersi, non trascurando di allungare le mani sulla cameriera né di mandare avanti la sempiterna partita di Risiko, il gioco dei nuovi emergenti (intanto coca e alcol combattono vittoriosamente la stanchezza), si fa strada la necessità assoluta di mettere le mani sulle trenta deleghe a disposizione di un congressista non identificato, tale Cicciuzzo di cui si sa solo che ha un tatuaggio sull'avambraccio. Significati¬ vamente non si parla mai di programmi e nemmeno di politica, ma soltanto di alleanze, di scambi di favori, di raccomandazioni, di cosa mettersi, di marche di telefonini; nelle pause c'è anche spazio per un po' di sesso, cinico e frettoloso, e talvolta solo raccontato. Molto ben coordinati dalla regia di Pino Quartullo, per quasi tutta l'ora e 45' (intervallo compreso), ossia fino all'inizio della sequenza finale, risolta con troppa precipitazione, i sei ragazzi si lasciano guardare e ascoltare con molto gusto. Sono Alberto Molinari e Federico Scribani, che entrambi ripetono un po' le rispettive felici prestazioni in «Volevamo essere gli U2», aggressivo e strafottente il primo (con un fondo di ingenuità), aristocratico e intimamente corrotto il secondo; sono Stefano Militi in una diverten te caricatura di portaborse meridionale, e il sunnominato Francesco Apolloni che a sé ha riservato l'unica tinca, l'ex compagno reduce da un'espe rienza di volontariato in co munita. Sono, infine, le due graziosissime femmine, Lucrezia Lante della Rovere che porta le tenute da donna manager con molta spigliata eie ganza, e Marianna Morandi buffa camerierina umbra subì to diventata trastullo dei potenti. Alto gradimento in sala Masolino d'Amico Lucrezia Lante della Rovere donna-manager nello spettacolo

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