Parolaio

Parolaio SPIRITI MAGNI. Oggi che lo sberleffo non costa niente, il regista Ugo Pirro rivela all'Jndipendente di aver scritto nei mesi scorsi la sceneggiatura di un film che è tutto una risata sui mariuoli presi di recente con le mani nella marmellata: «Durante una manifestazione del psi a Caprera, Giuseppe Garibaldi esce dalla tomba e insegue i socialisti corrotti». Coautore dell'esilarante sceneggiatura, confessa Pirro, sarebbe il regista Luigi Magni. Il quale, due anni fa, diresse con grande pathos ideologico il film In nome del popolo sovrano dedicato alla figura del barnabita garibaldino Ugo Bassi: personaggio molto amato dall'allora dominus del psi Craxi che ebbe occasione di definire il Bassi «esempio fulgido di martire del Risorgimento». Il film fu violentemente attaccato dall'Osservatore Romano che parlò di sponsorizzazione psi e non risparmiò sarcastiche considerazioni sull'accoglienza trionfale che il film aveva ricevuto presso Raidue, «rete televisiva socialista». Luce Irigaray RENZO E LUCE. Ancora reazioni a Io amo a te, il libro con cui Luce Irigaray, teorica del femminismo della differenza, proclama la sua passione per l'ex sindaco di Bologna Renzo Imbeni con espressioni come queste: «Vivo, egli illumina i volti attorno a sé». Su Panorama il direttore (la direttrice?) di Noidonne Franca Fossati arriva a paragonare la Irigaray a Francesco Petrarca: «Con un'operazione audacissima, che solo una pioniera come lei può osare, fa quello che fece Petrarca con Laura: angelica Imbeni per riuscire a parlare dell'altro sesso a un pubblico più ampio possibile». INSCIALLAH. Stufo di essere oscurato dalla fama dell'onnipresente Paolo Portoghesi, l'architetto Vittorio Gigliotti ha preso carta e penna per manifestare nella rubrica delle lettere del Corriere della Sera il più vivo «disappunto per l'omissione» del suo nome come coautore della Moschea di Roma. ERRATA CORRIGE. Per esprimere la sua contrarietà alla definizione di Nina Berberova come «maggiore tra gli scrittori russi viventi», sul Manifesto Daniela Di Sora afferma che quel titolo spetterebbe piuttosto a Solzenicyn, «magari non entusiasmante per le posizioni politiche, ma scrittore grandissimo». NelMario Capanngan I sue I scrit a e e a l na 1974, all'uscita di Arcipelago Gulag, per non misurarsi con imbarazzanti «posizioni politiche», in Italia si disse con sussiego che Solzenicyn come scrittore non era proprio un granché. E nel silenzio generale, il libro e l'autore passarono inosservati. ARISTOCRAZIA OPERAIA. Dalla sinistra di classe alla sinistra blasonata. L'Unità dedica a Carlo Ripa di Meana un profilo rigorosamente anonimo da cui trapela una fascinazione per simboli e atmosfere della nobiltà alquanto singolare nel giornale che un tempo si sarebbe orgogliosamente definito 1'«organo della classe operaia»: elogi a «Carlo il nobile», inchini al «nobile casato», accenni devoti agli «avi che in qualche modo lo avevavno già predestinato a una carriera brillante», ricordi commossi del padre «Giulio, marchese proveniente da uno dei più nobili casati italiani» e con il petto «ricoperto di medaglie conquistate nel reggimento più caro a Casa Savoia». GIACOMO GIACOMO. Controversia leopardiana tra il Capo dello Stato e il presidente del Consiglio. Mentre Giuliano Amato attribuisce a Leopardi il carattere «decadente» della cultura italiana, Oscar Luigi Scalfaro cita la lezione dell'Infinito per spronare gli italiani a non restare «al di qua del colle e della siepe». IN SAECULA SAECULORUM. Epoca allega al giornale il libriccino Lezioni d'amore di Stendhal. E' noto che Henry Beyle non scrisse proprio nulla con questo titolo. Ma nella breve nota introduttiva si presenta Stendhal come se fosse uno di casa: uno dei «nostri migliori amici» che possiede molta «competenza negli affari di cuore». Salvo poi bilanciare il tono di eccessiva dimestichezza rammentando che il fascino di Stendhal «perdura nei secoli». Sì, «nei secoli». Anche se Stendhal è morto soltanto un secolo e mezzo fa. IN ALTO I CUORI. Ecco come Mario Capanna commenta sul Corriere della Sera una recensione di Giulio Giorello al suo E la Terra sia un colloquio universale: le parole di Giorello aiutano «a riportare in alto la riflessione filosoficoculturale oltre la mortificante superficialità degli ultimi tempi». Pierluigi Battista sta | Parolaio Luce Irigaray Mario Capanna

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