«Ora tutti ripensino il proprio ruolo» di Luigi Ciotti

«Ora tutti ripensino il proprio ruolo» DON CIOTTI «Ora tutti ripensino il proprio ruolo» ATTORNO ai fatti di San Patrìgnano mi sembra di cogliere un invito che proviene da più parti: provare ad «andare oltre». Questo non significa fingere che nulla sia accaduto, ma nemmeno rimanere prigionieri di polemiche o di logiche emotive, incapaci di rendere ragione della complessità della situazione. Questo lascia alla magistratura il compito di accertare le specifiche responsabilità, ma comporta anche il dovere di solidarietà e rispetto per chi dalla vicenda è stato travolto, vittima o colpevole. «Andare oltre» però può anche voler dire mettere la parola fine all'uso della questione droga come passerella politica o elettorale, come ricerca di quel consenso e di quel controllo che non risponde alle fatiche delle persone, legate alla droga, ma che soltanto le usa. Non vorrei che anche coloro che in passato hanno fatto l'occhiolino alla «cultura del punire» ora in «coro» ne prendano le distanze. Sarebbe troppo facile, e scorretto. E' facile in questi momenti generalizzare, pensare che se anche in comunità accadono violenze le comunità non servono. Il problema è offrire lo strumentocomunità a chi lìberamente lo cerca, ma aprire anche altre possibilità a quanti cercano risposte e interventi differenti. Negli ultimi anni si è parlato molto di droga, oltre misura, dimenticando altre difficoltà e povertà che dovrebbero esigere la stessa attenzione (alcool, suicidi e tentativi dì togliersi la vita, abusi di farmaci, sofferenza mentale, fughe da casa, abbandoni. scolastici, delinquenza minorile...). Sulla droga si sprecano tante parole, si danno tanti giudìzi, manca quasi sempre una seria indagine scientifica. Non sempre si sa che la comunità terapeutica è strumento valido solo per il 20% dei dipendenti dalle sostanze. Forse si ignora che il consumo di droga oggi non è come quello di ieri, che i volti delle tossicodipendenze sono tanti, con percorsi, età, modalità di consumo, significati e fatiche molto diversi, e non è possìbile offrire a situazioni così disparate una sola risposta. Il nodo da affrontare con coraggio allora è da un lato quello dì ripensare la comunità come spazio educativo fondato sulla libertà e sul rispetto della dignità di ogni persona, dall'altro quello di 1 andare oltre la comunità, inteI sa come unica proposta. In ogni caso la comunità non può essere un «contenitore» isolato, dove il prestigio si accresce con il numero degli utenti o dei «salvati». Rincorrere le cifre è pericoloso per tutti. Accogliere dieci, cento o mille persone non è la stessa cosa. Può sembrare meritorio a chi vuole liquidare, delegare il problema droga. Sulle lunghe distanze, realtà troppo affollate rivelano l'imopssibilità di rapporti personali e autentici. Si corre il pericolo comprensibile - non giustificabile, e lo dico con estremo rispetto - di «sacrificare» ai tanti l'individuo. Tacere un reato per difendere i responsabili e, con loro, la comunità tutta, è questione delicata. Chi non conosce quanto sia difficile gestire situazioni paradossali, in cui il bene dell'individuo contrasta con quello comune e con la verità? A ciascuno di noi è accaduto di confrontarsi con queste dure realtà. E' stato difficile in quelle circostanze cercare di comportarsi da «adulti» che educano a perseguire la verità con fermezza e autorevolezza. Non si tratta di abbandonare chi ha sbagliato, quanto piuttosto di accompagnarlo perché senta condivisione e solidarietà nel difficile momento della verità. «Andare oltre» diventa così una grande occasione per ripensare interventi terapeutici in grado di raggiungere «tutti» coloro che non si sentono di entrare in una comunità. E' necessario pensare interventi che si integrino con la famiglia, con il territorio di origine, con il mondo del lavoro, della scuola. Interventi che sappiano interagire tra pubblico, privato e volontariato e tessere una rete di supporto. Diventa urgente anche osare strade nuove e insistere su quelle già sperimentate: interventi che permettano a tutti di accedere ai servizi, unità mobili da strada, sperimentazioni «farmacologiche» di sostegno, più elasticità nei servizi pubblici, più formazione, più personale. Prima ancora educazione e prevenzione. Il dibattito in corso sul prossimo referendum per l'abolizione della punibilità del consumatore di droga può essere l'occasione per continuare a confrontarsi e «andare oltre», purché la persona resti al centro di ogni scelta. Solo così oggi è possibile riorganizzare la speranza e augurare a molti giovani la voglia di futuro, Luigi Ciotti atti |