G7:Eltsin in quarantena di Cesare Martinetti

G7:Eltsin in quarantena Da Hong Kong arriva solo un «appoggio morale» al leader russo G7:Eltsin in quarantena / Grandi rinviano i finanziamenti MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Il vento freddo del Cremlino è arrivato fino ad Hong Kong dove gli «esperti» dei Sette grandi riuniti in un incontro che preparava il prossimo vertice del «G7» di Tokyo hanno riaffermato il sostegno morale al presidente russo Boris Eltsin, al suo governo e alle riforme in corso, ma non hanno preso alcun impegno per un nuovo programma di finanziamenti. «Se ne parlerà prossimamente e altrove - ha detto a nome dei Sette il presidente della riunione Koichiro Matsuura ma siamo determinati a proseguire la concessione di aiuti e a sostenere le riforme del governo russo». Evidentemente, però, le novità uscite a Mosca dall'ottavo Congresso dei deputati del popolo che ha sensibilmente ridotto i poteri del presidente Boris Eltsin consigliano prudenza al club dei Sette grandi (Usa, Gran Bretagna, Canada, Francia, Germania, Giappone e Italia) che verosimilmente attenderanno di capire in che modo si tradurrà sul piano del governo la vittoria riportata dai conservatori al Congresso di Mosca. Boris Eltsin ha inviato ad Hong Kong uno dei suoi uomini di punta, Boris Fiodorov, vice premier del governo presieduto da Viktor Cernomyrdin. E Fiodorov ha fatto di tutto per rassicurare i rappresentanti dei Sette: «Il governo russo è determinato a proseguire sul cammino delle riforme nonostante gli avvenimenti politici degli ultimi giorni. Sappiamo che per ottenere aiuti dobbiamo mostrare di essere capaci di ottenere risultati concreti». Fiodorov, che ha lasciato Hong Kong «soddisfatto», ha poi aggiunto: «In questo momento non ci importa conoscere l'ammontare dell'aiuto. Non chiediamo somme precise. L'importante è che l'assistenza occidentale sia equilibrata e visibile, che la gente possa vedere quanto questi contributi aiutano. Bisogna renderli veramente efficaci». In totale i Paesi del gruppo dei Sette grandi industrializzati, nel 1992, si sono impegnati per un aiuto di 24 miliardi di dollari. Ma si tratta per ora soltanto di un impegno legato all'attuazione dei consigli che il Fondo monetario internazionale ha dato alla Russia. I più impegnati sul fronte dei finanziamenti sono i tedeschi, anche per effetto deUa complicata eredità lasciata dal crollo della Germania democratica. Tra impegni, aiuti e contributi già versati, Bonn entro il '95 avrà fatto arrivare a Mosca all'incirca 50 miliardi di dollari. Anche per questo la Germania ritiene di aver già fatto la sua parte e invita gli altri a fare al¬ trettanto. Il bilancio, in questo momento, non sembra esaltante. I contributi francesi (tra il '90 e oggi) sono stimati in 3,3 miliardi di dollari, compresi assistenza tecnica, alimentare e industriale. Gli Usa, nel corso del '92, avrebbero contribuito per non più di due miliardi di dollari in aiuti «vari». Modesto il sostegno arrivato dal Giappone (non più di 300 milioni di dollari) perché pesa nei rapporti bilaterali tra Mosca e Tokyo la questione aperta delle isole Kurili. Se ne è sentita ancora un'eco anche a Hong Kong dove un rappresentante del governo giapponese ha detto che sulla contesa «non abbiamo fatto molti progressi e restano enormi problemi tecnici da parte russa». Si capirà meglio come possono andare le cose U prossimo 4 aprile a Vancouver dove si incontreranno per la prima volta Bill Clinton e Boris Eltsin. Programmato come un incontro di sostegno al Presidente russo in vista del referendum, dopo la sconfit¬ ta di Eltsin al Congresso l'appuntamento si trasformerà in una verifica della tenuta del suo corso politico. A questo proposito la settimana che si apre oggi dovrebbe già dire molte cose. Intanto (forse questa sera) Eltsin dovrebbe rivolgere il suo «appello al popolo» e rivelare i suoi prossimi passi. Poi si vedrà se l'offensiva del Congresso e del suo leader Ruslan Khasbulatov, che ha chiesto le dimissioni dei ministri degli Esteri Kozyrev e delle Privatizzazioni Chubais, si tradurrà già subito in un rimpasto di governo. Ieri a Boris Eltsin, rifugiatosi nella sua dacia, è arrivato solo l'ambiguo appoggio del lontano e tumultuoso Azerbaigian, il cui presidente Eltcibey si è dichiarato preoccupato per le sorti della riforma. Domani arriva a Mosca Francois Mitterrand: la sua voce in appoggio a Boris Eltsin sarà più significativa. Cesare Martinetti Il presidente russo Eltsin