Una prima sala da Beaubourg di Maurizio Lupo

Una prima sala da Beaubourg Sotto il cortile di Palazzo Carignano, parte di un più ambizioso progetto Una prima sala da Beaubourg L'ambasciatore d'Ungheria al Museo del Risorgimento «Torino sei bella, insisti, investi bene nei tuoi tesori» Alla presenza dell'ambasciatore d'Ungheria Làslo Szòrènyi e della numerosa comunità ungherese di Torino Cristina Vernizzi, direttrice del Museo del Risorgimento di Palazzo Carignano, ha presentato ieri i cimeli del patriota ungherese Lajos Kossuth, riordinati in una sala del museo allestita grazie a 90 milioni offerti dal Sanpaolo per un progetto dell'architetto Andrea Bruno. Nell'occasione Bruno ha fatto visitare un'altra opera ambiziosa: la grande sala conferenze realizzata con circa 5 miliardi Fio sotto il cortile d'onore di Palazzo Carignano, su una superfìcie di 2 mila metri quadri. Solenne come una cattedrale, con volta a ellisse sorretta da 4 grandi pilastri, culmina in lucernari a stella, dalle forme guariniane. E' il primo elemento di quel potenziale «Beaubourg» che potrebbe riunire i servizi museali, secondo un progetto presentato nel 1985 e poi trascurato dalla città. «Lo proposi io - dice l'ex assessore Bepi Dondona - e Bruno concepì un enorme foyer sotto piazza Carlo Alberto, collegato con la Galleria Subalpina, con la sala sotterranea di Palazzo Carignano, con la Biblioteca Nazionale e l'Unione Culturale. Una sorta di suite fra punti salienti di un circuito storico-architettonico di rango. Tutto cadde perché l'assessore ai lavori pubblici Giovanni Porcellana non propose l'opera in giunta». «L'architetto Bruno non mi sottopose progetti particolareggiati», precisa Porcellana. «Lasciammo perdere per non impegnarci in lunghi scavi archeologici preventivi e perché avevamo altre idee: la cittadella giudiziaria, la Galleria d'Arte moderna e il recupero di Teatro Carignano. Volevamo però riuti- lizzare la sala esistente sotto la platea di quel teatro. Ma mancarono i fondi. Oggi ci si potrebbe ripensare». Anche Domenico Campanini del pds è affascinato dall'idea: «Un centro servizi museali potrebbe contribuire a rilanciare l'immagine della città e dare posti di lavoro». Il progetto ha precedenti: già nel 1860 Torino pensò a «uno stabilimento a Bazar con gallerie di cristallo aperte al pubblico unitamente a locali per la Borsa del Commercio e per le Regie Poste», per unire iniziative pubbliche e private, come hanno proposto giorni fa gli architetti Pagherò e Trucco. Nel dibattito si inserisce l'architetto Franco Ormezzano, direttore della Soprintendenza ai beni architettonici. Con una lettera «provocazione» al giornale immagina già operativa una struttura capace di integrare in un'unica cittadella della cultura musei e servizi. Tuttavia si domanda: «Proviamo a ipotizzare che il barocco vada al top delle classifiche, che la storia sabauda diventi curiosità mondiale tanto che a un imprenditore accorto baleni l'idea di paragonare costi e benefici e lanciare Torino. Immaginiamo pure quel Beaubourg. Basterebbero 200-300 milioni di dollari? Sarebbe curioso fare quel raffronto tra costi e benefici. Ma la domanda vera è un'altra: vale davvero per il gran turismo un viaggio, nel panorama che si può ammirare nel mondo, per vedere i palazzi e i musei che abbiamo? Torino vale certo il viaggio di un europeo che ha più occasioni per venire in Italia. Ma non credo possa smuovere il giapponese o americano medio che fa il giro del mondo una o due volte nella vita. E' bene pensarci per calibrare ciò che veramente serve». «Sarei più ardita. Non condivido questo vizio del dubbio», ribatte Cristina Vernizzi. «E' il continuo sottovalutarsi che di- strugge Torino. C'è chi ci scopre per caso e poi s'innamora. Giungono da tutto il mondo per ammirare città come Verona. Perché? Perché sa proporsi». Il Museo del Risorgimento pur con bilanci ridotti al minimo dà l'esempio: si è gemellato con il Museo dell'Automobile e ha creato un servizio d'informazione turistica. Indica persino le officine di riparazione aperte e i video storici acquistabili in città. Appoggia le tesi di Cristina Vernizzi l'ambasciatore ungherese: «Dovreste investire di più nella vostra immagine. I soli cimeli di Kossuth valgono per noi un pellegrinaggio. E abbiamo scoperto che avete la Sindone. Vi rendete conto? E quel castello medievale del Valentino? E' una ricostruzione, ma che fascino». Non sono ricostruzioni anche i castelli di Ludwig in Baviera? «Eppure vanno in migliaia a vederli». Maurizio Lupo ln alto il progetto del foyer sotto piazza Carlo Alberto. A destra l'architetto Andrea Bruno mostra la vasta sala realizzata sotto il cortile di Palazzo Carignano. Nella foto piccola l'ambasciatore d'Ungheria Làslo Szòrènyi