La tangente come mancia di Gianni Bisio

La tangente come mancia Mazzetta «all'italiana» nella vicenda della nuova aerostazione La tangente come mancia «Solo» 600 milioni su 63 miliardi Pagati quando tutto eragià deciso? Fu vera tangente o «mazzetta all'italiana» quella della Sagat? In altre parole: i 600 milioni che la cordata Borini-Itinera diede al presidente socialista Maurizio Bordon, ora in carcere, furono un compenso per ottenere un illecito favore, o si trattò invece di una ricompensa richiesta per favorire chi già era, di fatto, vincitore dell'appalto? Un bidone più che una concussione, insomma. Il dubbio nasce se si esaminano attentamente circostanze, tempi e verbali della gara per la nuova aerostazione di Caselle, e se si considera la modestia della mazzetta: pochi, nelle regole di Tangentopoli, 600 milioni rispetto all'importo dei lavori, 52 miliardi saliti poi a 63 e oggi, con gli accessori, a 100. Meno dell'uno per cento. Una mancia più che una tangente. La Sagat-story si inizia nel luglio '86 con la pubblicazione dello schema di guida per l'appalto concorso: 30 ditte invitate, 22 ammesse, 8 progetti presentati. L'esame degli elaborati avviene tra il luglio '87 e il gennaio '88: della commissione fanno parte due funzionari della Direzione dell'aviazione civile del ministero dei Trasporti (Achille Granozio e Aldo Londei), un rappresentante del Comune (l'ardi. Piero Enrico), il presidente della Sagat, Maurizio Bordon, e l'amministratore delegato, Mario Parenti. Segretario è l'allora direttore della Sagat, Maurizio Crespigni. E' un periodo delicato per gli appalti aeroportuali: a giugno è scoppiato lo scandalo per lo scalo di Venezia ed è stato arrestato Rocco Trane, segretario del ministro dei Trasporti psi Claudio Signorile. I giudici hanno trovato una «mappa» della spartizione dei lavori fatta da un faccendiere socialista. Mauro Mischi, ex impiegato del ministero dei Lavori pubblici. Il settimanale Panorama pubblica il documento il 12 luglio e il 14 il pei presenta un'interrogazione a palazzo civico (il Comune è il maggiore azionista Sagat) perché nella mappa, si parla di Caselle: si dice di una «cordata psi» (capofila Todini) e di una «cordata Signorile» (capofila Del Favero). Bordon, in quel momento, è nella corrente Signorile. Se anche ci fosse intenzione di fare dei favoritismi, con simili premesse, l'operazione diventerebbe molto difficile. La gara di Caselle, nel dicembre '87, è oggetto di scontri nella giunta comunale: è argomento delicato, difficile barare. D'altra parte il progetto Borini-studio Valle è di gran lunga al primo posto per vari fattori, tecnici, economici ed estetici: è l'unico ad essere «veramente esecutivo» (altri, come il progetto Todini, sono di «larga massima»), ha un costo alto, oltre il previsto, ma non altissimo (52 miliardi contro gli 80 del progetto Pontello-Foster), un aspetto piacevole, meno freddo degli al- tri. E' quindi il naturale vincitore: il voto della commissione, secondo il verbale, è unanime. Il 4 febbraio '88 l'elaborato viene trasmesso al Ministero per l'esame, ma solo il 24 gennaio dell'89, dopo vari pellegrinaggi a Roma del vertice Sagat per superare gli ostacoli burocratici e l'intervento di parlamentari piemontesi, il ministro Santuz (de) lo approva. In questo quadro di avvenimenti è difficile pensare che un membro della Commissione abbia potuto - dietro la corresponsione di una mazzetta - pilotare la gara. E' utile ricordare, invece, che tra gli addetti ai lavori, si seppe subito che uno dei progetti - quella della Borini, appunto era al primo posto. Facile sarebbe stato, giocando d'anticipo, millantare un favore che, in realtà, tale non era. Domani Maurizio Bordon sarà interrogato dal pm Corsi: venerdì ha visto il suo legale, Giampaolo Zancan, dopo sette giorni di isolamento nel carcere di Cuneo. Altri elementi da contestare, caso Borini a parte, sono in mano ai magistrati. Emergeranno i risvolti della gestione disinvolta della presidenza Sagat. Si tratta, in questo caso, di fatti che, in una società per azioni, anche se a partecipazione pubblica, interessano più gli azionisti, peraltro a suo tempo informati, o i revisori dei conti, che non i giudici. Qualche viaggio non proprio giustificato, assunzioni pilotate sul psi, consulenze e lavori ad amici, un libero uso dell'auto blu e della carta di credito della società, spese di rappresentanza allegre (cene, omaggi). Ma è difficile che quello di Caselle sia «l'aeroporto di Tangentopoli»: la milanese Sea, omologa della Sagat alla Malpensa, è su un altro livello. Gianni Bisio Ai tempi dell'appalto ('87-88) lo scandalo aeroporti era già scoppiato e rendeva assai difficile truccare la gara L'ex presidente della Sagat, Maurizio Bordon, sarà interrogato domani sull'appalto per la nuova aerostazione di Caselle

Luoghi citati: Caselle, Cuneo, Roma, Venezia