La dama di ferro ha rotto il silenzio

La dama di ferro ha rotto il silenzio Tangenti e ospedale di Asti: dopo 24 giorni di carcere Bianca Dessimone cambia linea di difesa La dama di ferro ha rotto il silenzio Un legale: se anche lei si mette a parlare è la fine Anche Bianca Dessimone, la fedelissima di Goria, la dama di ferro come viene chiamata ad Asti, avrebbe cominciato a fare qualche ammissione. «Per ora c'è solo un'apertura, una leggera modifica del suo atteggiamento processuale» si è lasciato sfuggire uno dei magistrati che seguono le inchieste sulle tangenti a Torino. Niente di più. Ma la notizia è di quelle che non passano sotto silenzio a Palazzo di giustizia. «Se anche la Dessimone si mette a parlare è la fine» commenta un avvocato. Cosa ha spinto la dama di ferro a modificare linea di difesa? Fino ad ieri non aveva avuto un minimo cedimento, neppure un segno di resa. Ventiquattro giorni di carcere alle Nuove non avevano scalfito la sua determinazione: «Il nuovo ospedale di Asti? Era la mia creatura, un progetto bellissimo. Ma io non so nulla di tangenti». E' accusata di corruzione. Avrebbe fatto parte del grande accordo dc-psi che, secondo le confessioni di alcuni imputati, avrebbe dovuto spartirsi i 30 mila miliardi stanziati nell'88 per la sanità. All'epoca della gare per il nuovo ospedale era presidente del comitato di gestione dell'Usi 68. Avrebbe favorito la cordata guidata da Marco Borini che, secondo gli accordi romani, era destinata a vincere. Sulla vicenda di Asti hanno parlato in tanti: Savoino, Maccari, Borini e altri. Testimonianze che avevano chiarito quasi del tutto quella storia di tangenti. Soltanto la dama di ferro si era chiusa nel silenzio. E ora? Collaborerà? Racconterà tutto quello che sa su Asti? E chi può aver paura della Dessimone? «Qualche politico» si lascia sfuggire il difensore di un imputato nella vicenda di Asti. Nei prossimi giorni sarà messa a confronto con l'imprenditore Borini e con l'ex assessore Maccari. Il procuratore aggiunto Mad dalena, il pm Corsi e il gip Sor bello seguono ora altri filoni d'inchiesta. L'affare di Asti è servito ad aprire un varco, a convincere imprenditori e politici a collaborare. Ne è seguita la sto ria dell'aerostazione di Caselle, del nuovo Galileo Ferraris. Non solo. In questi giorni è stata ac quisita la documentazione sul passante ferroviario e si sta in dagando anche su un altro ap paltò di 100 miliardi, quello del Centro servizi del fisco in corso Marche, vicino al Campo volo. La gara venne vinta da una cor data di imprese guidate dalla ro mana Im.Co.Spa, di cui facevano parte Con. Piem., Gastone Guer lini, Borini Costruzioni, Recchi e Gilardi Costruzioni. Un imprenditore avrebbe ammesso di aver pagato tangenti per un centinaio di milioni. L'altro giorno il pm Corsi ha sentito come teste Gastone Guerrini. Nei prossimi giorni toccherà agli altri impren ditori. Continuano le indagini sulla nuova aerostazione di Caselle L'altro giorno Bruno Binasco, l'amministratore delegato dell'I tinera, ha ammesso: «Abbiamo versato 500 milioni di tangenti al psi. Una parte è finita su un conto svizzero e poi è arrivata a Roma». Su quel conto svizzero vogliono vederci chiaro i magistrati e per questo è probabile che nei prossimi giorni venga sentito quel «Mister X» di tangentopoli, Pier Francesco Pacini Battaglia, grande elemosiniere dei partiti {con banca a Ginevra). Non sarà invece sentito Bartolomeo De Toma, imprenditore, grande collettore delle tangenti al psi nel settore energia (Enel). «La sua deposizione è superata dalle ammissioni di alcuni indagati» ha detto un magistrato. Nino Pietropirrto Chi teme il racconto del presidente dei garanti Usi 68? «Qualche politico» A fianco Bianca - Dessimone, ex collaboratrice e «fedelissima» di Goria: - sembra che dopo molti no abbia cominciato a parlare di fronte ai giudici Il costruttore Marco Borini ha aperto una finestra sulla Tangentopoli subalpina

Luoghi citati: Asti, Caselle, Roma, Spa, Torino