Come sono dolci queste guerriere della palla ovale di Maurizio Caravella

Come sono dolci queste guerriere della palla ovale VITTORIA STORICA i Alla scoperta del rugby rosa: ieri le azzurre hanno battuto a Rho l'Olanda nel 1° match organizzato dalla Federazione Come sono dolci queste guerriere della palla ovale Problemi di sponsor: le bolognesi avevano sul petto la scrìtta «Carnefresca» RHO DAL NOSTRO INVIATO «Grazie per avermi chiamata in Nazionale. Sono proprio felice. Anzi, non del tutto: ho un problemino». Francescato e Fabbri, i due tecnici, hanno cercato di capire di che cosa si trattasse. Una distorsione? Uno stiramento? La ragazza ha abbassato gli occhi, mentre una vampata di rossore le infiammava d viso: «Veramente sono incinta. Ho giocato fino a pochi giorni fa, vorrei tanto andare in campo, ma sto entrando nel quinto mese. E ho qualche pensiero: non sono sposata e i miei genitori, gente un po' all'antica, non ne sanno niente». I problemini, allora, erano almeno tre. E mentre la futura mamma era in Sardegna e cercava di risolverli, le sue compagne ieri a Rho giocavano e vincevano (8-5) contro la Nazionale olandese il primo incontro internazionale di rugby femmi¬ nile organizzato dalla federazione. Un successo storico: e proprio in uno dei pochi sport che, facendo leva sul combattimento e sullo scontro fisico, sembravano tabù per quello che una volta era definito a tutti gli effetti gentil sesso. Ma queste sono donne molto speciali. Prima e dopo i match, sono dolci: durante, sono delle guerriere. Sembra impossibile che in certe mischie e in certi placcaggi non si facciano male. Dicono gli irlandesi: «Il calcio è uno sport per signori, ma viene giocato da villani; il rugby è uno sport per villani, ma viene giocato da signori». O signore. O signorine. Si buttano l'una addosso all'altra, si trascinano a terra: ma lo fanno senza cattiveria. Rotolano con classe, si potrebbe dire. Naturalmente, anche questa regola deve avere almeno un'eccezione. Fino a qualche mese fa non l'aveva e così ci ha pensato la signora Palla (operaia in un caseificio, con due figlie) a mettere le cose a posto. Una certa Canaro, tallonatrice del Vicenza, la infastidiva oltre il lecito e allora lei, scrollandosi per un attimo di dosso il suo nome un po' troppo condizionante (si nhiamn Mansueta) le ha sferrato un preciso diretto al volto. Fulmini e saette: è stata la prima donna squalificata (e per due giornate) della palla ovale in rosa. Ora la capitana della Nazionale è sua sorella Mafalda: ha 38 anni, è la più anziana della squadra, dice che non si sposa perché proprio le manca il tempo, tra impegni di lavoro, mischie e placcaggi. Lei non. picchia: al massimo, lancia sguardi severi e se proprio deve, urla un po'. Spiega: «Picchiare, mi creda, è solo una perdita di tempo. Bisogna correre dietro alla palla». Ma certo. Fra le «magnifiche 15» ci sono studentesse Isef (come Sabrina Melis e Maria Cristina Tonna), ma soprattutto donne che lavorano: Bruna Collodo fa la parrucchiera, Stefania Scaldaferro è artigiana orafa, Silvia Lolli è infermiera, Sedra Tartagni gestisce con la famiglia un ristorante (una volta era lei a fare il tifo per la sorella Morena, ex campionessa di ciclismo: adesso le parti si sono invertite). E c'è anche una poliziotta: Lorena Nave, 29 anni, di Treviso, ex mezzofondista di valore. «I miei ferri del mestiere», dice Lorena, «sono la pistola e le manette, da dieci anni. Faccio parte della squadra mobile, giro in borghese sulle auto-civetta. Mi è anche successo di dover fare irruzione in un alloggio alle quattro del mattino, col cuore a mille e il revolver spianato: per mia fortuna il ricercato non c'era. A volte quando riprendo servizio ho un occhio pesto e le ossa rotte, ma devo spiegare a tutti che i malviventi non c'entrano, è soltanto colpa delle mischie». A Rho, ieri, c'erano anche il presidente federale Maurizio Mondelli ed il suo «vice» Filippo Duodo, responsabile del settore femminile. Hanno spiegato che le tesserate sono poco più di trecento e che, dall'inizio del '91, le guerriere della palla ovale fanno parte a tutti gli effetti della Fir, ma la spesa per loro è di non più di 70-80 milioni l'anno. D'altra parte, per giocare si autotassano, magari usando il ricavato di una lotteria per beneficenza o vendendo cuscini allo stadio. C'è anche, è ovvio, chi riesce a trovare uno sponsor: il Bologna firmò un accordo con un supermercato, le ragazze andavano in campo con scritto sul petto «Carne fresca», sicuramente era vero, ma qualcuno si stupiva di quel tipo di propaganda, sui campi di rugby non si era mai giunti a tanto. Maurizio Caravella

Persone citate: Fabbri, Filippo Duodo, Francescato, Lorena Nave, Maria Cristina Tonna, Maurizio Mondelli, Sabrina Melis, Silvia Lolli, Stefania Scaldaferro

Luoghi citati: Canaro, Mafalda, Olanda, Rho, Sardegna, Treviso