Un vero affare, quel prestito

Un vero affare, quel prestito Un vero affare, quel prestito Silvano: a noi conviene, a Nobili pure ROMA. E' tutta questione di interessi. «Ci siamo preoccupati di investire nel modo migliore le nostre risorse» assicura Francesco Silvano. L'amministratore delegato della Stet vede solo vantaggi dall'impiego di 340 miliardi per l'usufrutto dall'Ili del 42% della Banca commerciale che renderà il 23% annuo. Ma non potevate spendere quei soldi per migliorare i telefoni? «La Stet non toglie nemmeno una lira agli investimenti produttivi fatti attraverso la Sip». Però chiedete aumenti tariffari per finanziarli. «Non c'è contraddizione. Abbiamo appena destinato parte della nostra liquidità all'aumento di capitale della Sip. E' una scelta coraggiosa visto il momento e opportuna perché si riduce il suo indebitamento». Una parte delle risorse però vanno altrove... «Dobbiamo scegliere sempre le operazioni finanziarie più attraenti per collocare le nostre disponibilità. Faccio un esempio estremo. Chi investe con un rendimento del 23% può ricavare un grande beneficio se si indebita al 13%. Si riducono così gli oneri finanziari». Ma perché continuate a chiedere rincari tariffari? «A parte che le bollette della Sip sono ferme da quasi due anni, la necessità di ritocchi alle tariffe deriva da altre questioni, come la crescita del costo del lavoro o l'impegno per migliorare la qualità. Tariffe e investimento finanziario sono due capitoli distinti fra loro». Ne è convinto? «Non bisogna confondere gli aspetti patrimoniali con il conto economico. La Sip potrebbe non avere nemmeno una lira di debiti e aver ugualmente bisogno di tariffe più elevate. L'importante è effettuare operazioni finanziarie redditizie». E' il caso dell'affare Comit? «L'usufrutto delle azioni è una delle migliori opportunità che ci sia mai capitata. Per fortuna l'Iri ci ha proposto l'usufrutto prima di offrirle ad altri sul mercato». E pagate meno tasse, perché scalate dalle imposte i crediti relativi ai dividendi delle azioni Comit? «L'osservazione è giusta. Non è la prima volta che si realizzano operazioni del genere. L'Iri l'ha avviata in base a un progetto della banca Leman, come in passato ha già fatto l'Eni. Ci sono vantaggi fiscali, nell'ambito della piena legalità. Si utilizzano le norme in vigore». Ma non le dà fastidio che la sua società ricorra a un espediente che può essere considerato elusione fiscale? «Non mi dà fastidio. Non è che si è cercato di frodare il fisco. Elusione significa semplicemente risparmiare imposte come consentito dalla legge. Il contratto che ci accingiamo a firmare è ordinario. Una società per azioni come l'Iri ha la facoltà di dare in usufrutto delle azioni possedute». La Stet aiuta l'Iri? «Prevale una logica di gruppo, anche questa normale. E' ovvio che all'interno di un sistema si cerchi di trovare gli strumenti finanziari più vantaggiosi per tutti». Ma l'In così non blocca la vatizzazione Comit? «Non credo proprio. Il contratto non ha alcuna influenza e può essere rescisso in qualsiasi momento. Ma resterebbero i benefici». E una futura privatizzazione della Stet? «Non c'entra nulla. In questo caso si deve solo ricordare che il riassetto delle telecomunicazioni è la premessa indispensabile per fare chiarezza sulle società coinvolte e le rispettive funzioni». ipn- Roberto Ippolito «Non sottrarremo neanche una lira agli investimenti per il servizio» I CONTI DELLA STET 1991 1992 FATTURATO 10.869 12.187 RISULTATO L0RD0 1.546 1.566 DEBITI FINANZIARI 21.957 23.018 DATI IN MILIARDI DI LIRE Francesco Silvano, amministratore delegato Stet

Persone citate: Conti, Francesco Silvano, Nobili, Roberto Ippolito

Luoghi citati: Roma