Un amore di Goldoni negli Anni Trenta

Un amore di Goldoni negli Anni Trenta A Bologna gli «Innamorati» secondo Garella Un amore di Goldoni negli Anni Trenta BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO Per mettere, immagino, un po' di pepe negli «Innamorati», che è una delle commedie più frequentate di Goldoni (in quanto, a) scritta in italiano, b) per relativamente pochi personaggi, c) notoriamente incantevole), il regista e adattatore Nanni Garella ci fa assistere non a una vera esecuzione dei medesimi, ma a una loro prova da parte di una compagnia di secondo piano. Per di più, e senza motivo apparente, ci troviamo negli Anni Trenta, anche se i comici parlano una lingua che spesso assomiglia a quella del testo: infatti, come del resto si dichiara anche nel sottotitolo, quanto essi dicono viene in gran parte dal «Teatro Comico», sempre di Goldoni. A monte, apprendiamo, c'è un laboratorio di drammaturgia tenuto dallo stesso Garella, due allievi del quale debuttano come il Poeta e la Cantante. Il risultato presentato al Testoni, dove rimarrà fino al 21, è piacevole, e mi affretto a rilevarlo subito per non essere accusato di pregiudizi quando dichiaro che pur non avendo nulla contro esercitazioni, proposte, anticipazioni, ipotesi, frammenti, materiali, works in progress e via dicendo, ritengo che solo in circostanze eccezionali tali antecedenti dello spettacolo vero e proprio dovrebbero essere offerti al pubblico in sostituzione della lettura di un testo, quando questo testo esiste. Mi rendo conto del fascino che da sempre il dietro le quinte esercita sugli spettatori, e su tali retroscena esistono pièces inossidabili. Ma la differenza fra, mettiamo, «Rumori fuori scena» di Michael Frayn, dove pure si assiste alle prove e quindi all'andata in scena di una commedia, e l'odierno lavoro di Garella, consiste nel fatto che lì si racconta appunto ciò che può succedere quando si prova un testo, e il testo in questione ha poca importanza: mentre qui dopo un po' la cornice perde ogni interesse (fra l'altro, non c'è regista, non vengono posti problemi di interpretazione), e vorremmo solo ascoltare «Gli innamorati». Se l'esperimento dimostra qualcosa, è che alla lunga né la precarietà della scena né l'approssimazione dei costumi ci distolgono dall'ascolto, non solo: nemmeno una serie di interruzioni petulanti riesce a farci perdere il filo. E' il trionfo della tesi di Berlusconi sugli spot pubblicitari nei film. Insomma, avrei, credo come molti altri spettatori, fatto volentieri a meno delle sovrastrutture; ma ciò premesso, ribadisco quanto anticipato sopra, ossia che la serata (150' con due intervalli) è tutt'altro che tediosa. Cordiale l'impostazione visiva, con arguti fondali dipinti di sapore ottocentesco (scene e costumi di Antonio Fiorentino) morbidamente illuminati da Gigi Saccomandi; ed eccellente impegno degli attori. Antonio Francioni, che è il direttore della compagnia nonché il conte Roberto, e Maurizio Cardillo che è il suggeritore, sono i più importanti nella cornice, e danno spessore alle loro macchiette, mentre Graziano Piazza (Fulgenzio), Patrizia Zappa Mulas (Eugenia), Umberto Raho (lo zio Fabrizio, che ha la mania dell'iperbole) e Cristina Borgogni (Flamminia) spiccano in Goldoni, in particolare i primi tre, grazie alle rispettive gustosissime parti. Ho bisogno di ricordarvi che «Gli innamorati» è tutto sulle schermaglie a tempo reale fra una giovane donna che non riesce a reprimere la propria gelosia immotivata, e un suo corteggiatore al¬ trettanto pronto a prendere fuoco? Gli interpreti devono essere contemporaneamente attraenti e insopportabili. Il concitato Fulgenzio di Piazza ci riesce puntando su di una simpatia che nasce da una goffaggine allampanata; e la Zappa Mulas sposa mirabilmente la grazia e l'eloquenza con la nevrosi, la sua Eugenia è il prototipo della ragazza di cui tutti abbiamo rischiato di innamorarci salvo poi rinsavire e amocongratularci dello scampato pericolo. Ricordo ancora Emanuela Grimalda che è Lisetta, e gli esordienti Alessandro Bandini e Stefania Stefanin. Soddisfatta e plaudente la sala. Ma solino d'Amico di attori Umberto Raho Patrìzia Zappa Mulas e Antonio Francioni in una scena dello spettacolo al Testoni

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