Onorevoli, tutti in fila pronti al tele-massacro di Curzio Maltese

Onorevoli, tutti in fila pronti al tele-massacro Onorevoli, tutti in fila pronti al tele-massacro Occhetto ON si sono mai visti tanti politici in tv come da quando si dice che la «gente» è stufa, non ne sopporta la vista, vuole che se ne vadano a casa ecc. L'escalation minacciosa dei talk show ne consuma quantità industriali, ogni giorno da dieci a venti, sparsi tra Lerner e Costanzo, Ferrara e gli speciali tg, Funari e Santoro, ora anche Enzo Biagi. Quando non parlano, si parla di loro. Se i giudici ne arrestano una fila, eccone un'altra pronta al massacro, come i cinesi sull'Amur. Ovunque, rimediano figure tremende. Fischiati dalle piazze, maledetti ai funerali, insultati per strada, tacciati nei teatri di «ladri-ladri» «scemi-scemi» dagli stessi «compagni di base». Non se la cavano neppure nei rari salotti. Domenica a «Tocca a noi» Martinazzoli, Occhetto e Benvenuto stavano seduti come scolaretti tra i banchi, mentre Biagi li interrogava dalla cattedra: «Ma voi ci andate in tram con la gente?». Eppure ritornano, come giocatori incalliti alla roulette per rifarsi con l'ultima, disperata puntata. Corrono alla gogna, offrendo in pasto al pubblico le loro vite bruciate: «Ero della corrente Cassa di Risparmio, ora sono della corrente Buracchia» (un assessore de di Chieti, da Santoro). Lo smarrimento via etere dei nostri politici è cominciato un anno fa, prima delle elezioni e delle inchieste, quando li vedevi in fila indiana omaggiare in diretta il divoratore di prosciutti Funari. Vie' qua, a' onorevole. S'è aggravato poi con gli eventi, fino a precipitare ora in una vera questua, di rete in rete, di anchorman in anchorman, all'affannosa ricerca di una visibilità che non è più segno di potere. I politici come i cardinali in fuga da diocesi deserte. Prigionieri dell'ossessione Auditel, come tutti, magistrati compresi. Perfino i giudici antimafia consultano le critiche televisive prima di entrare in aula. Si confronti il primo e il secondo interrogatorio a Salvatore Riina. Dal monologo del boss all'interruzione continua, stizzosa del pm («lei non può venire qui a insegnarci il mestiere!», e Riina svelto: «Ma se sono qui per imparare...»). Biagi Ptimacpgt Perché si sa che alla fine tutto in tv finisce in rissa. La rissa, quando si svolge in una Camera del Parlamento, alta o bassa che sia a volte l'alta è infima - si chiama gazzarra. O anche: indegna gazzarra. Ma sempre rissa (televisiva) è. In assenza di telecamere, avremmo assistito allo stesso dramma in Senato? I cartelli appesi al collo, lo sbracciarsi di urlatori, i soldi finti dannunzianamente lanciati sui banchi del governo. E la teatrale fierezza di Giuliano Amato, il profilo appuntito di sdegno. Amato, come l'omologo milanese Borghini, ha scelto da tempo il martirio televisivo. Fin dal primo giorno di governo, con umiltà e intelligenza, armato del linguaggio dei semplici, è sceso a cercarsi il consenso forte del Parlamento elettronico per uscire dall'impasse di quello vero. Ma la strategia televisiva gli si è rivoltata come un boomerang. Un conto è dire una bugia, a fin di bene, nel quadro di una tattica economica, altro è promettere in tv a milioni di italiani «non svaluteremo mai» e dover tornare il giorno seguente a festeggiare «abbiamo svalutato!». Una cosa è progettare una via di uscita a Tangentopoli. Altra cosa è annunciare al tg di mezzogiorno «abbiamo la soluzione politi- ca» e a sera ridursi ad ammettere «è andata male». Non si può vincere un referendum al giorno. In generale, i politici italiani sanno cos'è la televisione? Si sforzano di studiare risposte convincenti e lasciano ad altri l'enorme potere di far domande. Ma Ross Perot non è andato dall'Enzo Biagi americano. S'è fatto un talkshow su misura: è diventato Biagi. P.S.: La festa del libro si è conclusa fra vendite trionfali. Se n'è parlato molto. Resta curiosa l'idea che la televisione possa restituire il tempo rubato. Alla lettura, in questo caso. Il piacere della lettura si prende da piccoli. I pomeriggi a letto, con la febbre e un romanzo, al riparo dagli obblighi di scuola. Ai tempi in cui noi avevamo il morbillo, i bambini oggi hanno 99 canali. E' già molto se sopravvivono. Curzio Maltese «e^J a ro Occhetto Biagi

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