La storia, mal francese

La storia, mal francese Nazionalismo e memoria La storia, mal francese 1francesi sono sommersi di Storia, di domande sulla propria storia. Francois Mitterrand ha inaugurato il suo regno con un pellegrinaggio al Panthéon, dove sono seppelliti i grandi uomini della Repubblica. Nessun altro regime più del suo ha edificato a tal punto il culto delle celebrazioni consacrate all'unità nazionale, di cui maggiormente si sono imposte il bicentenario della Rivoluzione del 1789 e il millenario della dinastia reale discendente da Ugo Capete Nessuno prima di lui aveva sviluppato una «Direzione del patrimonio» incaricata di preservare i «monumenti storici». Sotto nessun altro infine la passione per la genealogia aveva tanto spinto il francese medio, senza competenze né pratica, verso sale d'archivi e registri dello stato civile. La trasformazione in profondità della «scienza storica» sotto il movimento delle «Annales», poi dello strutturalismo, ha dato vita ad alcune collezioni di storie della Francia rurale, militare, religiosa, economica, urbana, sociale in cui l'erudizione si alleava con la cura per lo stile. Crociani senza saperlo Effetto e sintomo maggiore di profonde trasformazioni che si affermarono in Francia a partire dal 1970, questa preponderanza della storia ha avuto la sua traduzione negli atti del governo. Con la Costituzione della V Repubblica, la politica ha scoperto di essere storiogra fia. Senza avere mai forse letto una riga di Croce, de Gaulle é Mitterrand l'hanno raggiunto nella pratica. Attori della poli tica che si comportavano da storici con la loro propria azio ne, l'uno e l'altro hanno forte mente voluto «segnare» la storia di Francia, nella fedeltà alla continuità millenaria, e l'atten zionc a non trasformare le evo luzioni in rotture. Ogni atto di governo dell'uno come dell'altro si fondava sul principio implicito che tutta la storia è sto ria contemporanea, anche se, come è molto probabile, non hanno mai conosciuto questo aforisma di Croce. Otto anni fa vide la luce un monumento, i quattro primi tomi di un'impresa nata nelle strutture universitarie e contemporaneamente molto poco accademica. Il suo titolo, «Lieux de mémoire» (Luoghi di memoria) suonava falsamente familiare, e, a rifletterci, di difficile comprensione. Ora l'inventore dell'impresa, Pierre Nora, contemporaneamente direttore di ricerche nelle Scuo le di Alti Studi e «ingegnere ca po», si potrebbe dire, delle collezioni storiche da Gallimard, ha fatto uscire tre altri volumi In totale più di seimila pagine alle quali hanno collaborato centotrenta storici in una coerenza di ricerca che è difficile raggiungere. Questa espressione, «Luoghi di memoria», ha avuto la fortuna di passare molto rapidamente nel dizionario con la seguente definizione: «Unità signifì cativa d'ordine materiale o ideale di cui la volontà degli uo mini o il lavoro del tempo ha fatto un elemento simbolico d una qualsiasi comunità». E' una fortuna? O un deprezzamento? Nel linguaggio corrente, ogni oggetto familiare e abbandonato può diventare un luogo di memoria, ogni oggetto che abbia un profumo di nostalgia. Per esempio una vecchia Citroen «asso di fiori» del 1925, o, per gli italiani, la Topolino del 1935. Ma Pierre Nora non porta la paternità di questo errore di interpretazione. All'origine, nel'ambito di un seminario, stava, andando alla ricerca di un termine che potesse definire su quali parole, su quali immagini, su quali simboli i francesi si sono scontrati e ritrovati, come, nel loro lungo percorso, sono arrivati a questa fine del ventesimo secolo, in cui la parola d'ordine del consenso sembra attanagliarli. Le realtà concrete sono divenute astrazioni, per effetto del lavoro della memoria da una generazione al'altra. La fabbricazione, la costruzione della storia, a partire dal documento, dalle tracce scritte o archeologiche veniva a ingrandirsi di elaborazioni di ciò che bisogna pur definire lo psychismo se non l'affettivo. Non si tratta evidentemente qui di riassumere o enumerare le centinaia di saggi che ricompongono il mosaico. Ogni tentativo di definizione di questa nozione di «luogo di memoria» è per sua natura infedele al disegno che Pierre Nora sviluppa in numerosi testi fondamentali. E' l'estrema ricchezza di una somma che per decenni nutrirà la riflessione. Noi vorremmo da parte nostra fare una annotazione che molti commentatori hanno tralasciato. Questo interrogati vo sulla relazione fra memoria e storia, in cui convergono le acquisizioni del metodo storico recente e delle scienze sociali, ci appare direttamente ispirato dalla problematica freudiana, «traccia mnesica» impressa nell'inconscio dall'avvenimen to storico, dai suoi effetti sul soggetto. E' stato approfondito dagli apporti di Jacques Lacan sul nodo del simbolico, dell'im maginario e del reale. Non si tratta evidentemente di impie gare banalmente delle catego rie psicanalitiche con la scusa che le denominazioni sono le medesime; né di cadere assolutamente negli smarrimenti del la psicanalisi collettiva. Pierre Nora dal canto suo non vi fa il minimo riferimento. Se interviene la psicanalisi in ogni caso noi pensiamo di trovarci non di fronte ad analo già, ma ad omologia e forse, salvo un decrittamento appro fondito dei testi metodologici di Nora, di fronte a uno dei luoghi di fecondazione più originali della storia contemporanea da parte della psicanalisi in quanto parte delle scienze umane. Per ritornare al nostro proposito iniziale: questa somma di «Luoghi della Storia» è la migliore illustrazione dell'ascesa dello «storicismo» nella rifles sione intellettuale e politica Pierre Nora «mette in storia» la Francia di Mitterrand. Il dibattito teorico resta, già affrontato dagli storici italiani dal momento della pubblica zione dei tre primi tomi: si trat ta di un adattamento francese della nozione di «storicità»? E i concetto di «Lieux de mémoire» è intraducibile letteralmen te in italiano poiché sarebbe in concepibile? La cosa certa è che il dibattito si sviluppa qui in una indagi ne che riprenda alla radice i dati del nazionalismo francese. E forse necessario che, nel mo mento in cui si fa il salto verso la Comunità europea, una na zione unificata da così tanto tempo come la Francia, ama verso le sue guerre civili, ridefi nisca la coscienza di sé. Jacques Nobécourt

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