«Niente alcol agli sciatori»
«Niente alcol agli sciatori» «Troppi incidenti in montagna sono provocati da chi beve: così si rovina la nostra immagine» «Niente alcol agli sciatori» Innsbruck vuole vietarlo sulle piste INNSBRUCK. Quando arrivano al pronto soccorso bardati da sciatori, con il collo rotto o le gambe a pezzi, i medici non chiedono più niente: con un'occhiata, sanno già se dietro c'è l'alcol. Perché sulle piste austriache si beve troppo e si vede. Nella scorsa stagione, a quanto si legge in un articolo pubblicato sul settimanale tedesco «Stern», ottantasei persone sono morte e circa novantamila sono rimaste ferite in incidenti avvenuti sulle piste. Se c'è una tavolata di sciatori, puoi scommettere che non mancano grappa, distillato di orzo e vino caldo. Il freddo e l'allegria sono un ottimo incentivo. E naturalmente gli osti, che non lesinano i sotterfugi pur di moltiplicare gli ordini. Il più sfrontato è quello di aggiungere nei bicchieri fichi o cubetti di melone. Sembrano un'innocua decorazione, in realtà servono a mascherare con il gusto di frutta la gradazione alcolica. Così la gente beve senza accorgersene fin quando è troppo tardi - soprattutto se le bevute avvengono in rifugio e si scende a valle dopo il tramonto. Statistiche approssimative dicono che quasi la metà degli incidenti sulla neve sono causati da sciatori che hanno alzato un po' troppo il gomito. Già dopo un paio di bicchierini la pista non sembra più la stessa. Figurarsi dopo quattro o cinque, magari in rapida successione. Secondo una denuncia dell'associazione .austriaca «Amici della natura», gli sciatori sarebbero sempre più aggressivi, senza riguardi per il prossimo né rispetto delle regole. Spesso vanno troppo in fretta rispetto alle loro possibilità tecniche e di fronte all'imprevisto non sanno frenare né scantonare. Il fatto è, concordano gli albergatori, che il pubblico è cambiato. Un tempo lo sci era sport di élite, praticato con eleganza sulle piste e nelle sale d'albergo. La vita sociale era fatta soprattutto di bridge e canasta - e il bicchiere di vino poco più che un rito obbligato. Oggi invece, constatano amari e nostalgici, la bottiglia è il perno intorno al quale ruotano compagnie casuali e rumorose, incapaci di ridere e divertirsi senza alcol nelle vene. Al bancone, naturalmente, non si fanno trovare senza scorte. Degli infortuni nessuno si cura, tanto le camere sono pagate in anticipo. Nella bolgia ci sono tutti: scandinavi, olandesi, belgi, inglesi, svizzeri e tedeschi. Quanto più ferree sono le regole in patria, tanto più spudorata è la trasgressione. L'internazionale degli alcolisti sembra essere l'unica rimasta, accanto a quella degli aristocratici. Qualcuno, però, incomincia a pensare che questo turismo non paghi, perché allontana sciatori più discreti e dunque più ambiti. A Innsbruck si sono inventati un progetto-pilota, con pattuglie di poliziotti che battono regolarmente le piste prendendo per la collottola gli intemperanti. Intanto, un gruppo di ricercatori dell'Università intervista i turisti sulle loro abitudini in fatto di vini. A fine stagione i primi risultati, dai quali dipenderà un'eventuale legge proibizionista. I politici tirolesi ci pensano da tempo, ma neanche le consultazioni con i colleghi di Vienna li hanno illuminati. L'Ente per il turismo, infatti, non vuol saperne di restrizioni alla libertà e all'allegria delle vacanze. L'economia, sostengono, avrebbe tutto da perdere da una limitazione nei consumi di alcol. E' vero che c'è il fastidio dei letti d'ospedale massicciamente occupati da stranieri malmessi, ma la soluzione è già stata trovata. Ben fasciati e ingessati, gli ospiti ormai sgraditi vengono imbarcati sugli aerei della «Tyrolean Air Ambulance» e rispediti a casa, guardati a vista da un medico e due infermiere. Finora ne hanno sbolognati così già 1600. [r.cri.] La località del Tirolo ha istituito pattuglie di agenti che fermano chi ha alzato il gomito Troppi incidenti sciistici in Austria: la colpa spesso sarebbe dell'alcol
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