Tritolo dalla Croazia per uccidere Falcone

Tritolo dalla Croazia per uccidere Falcone Milano, armi per la mafia, 13 arresti Tritolo dalla Croazia per uccidere Falcone II traffico diretto dal clanMannino Forse anche San Vittore nel mirino MILANO DALLA REDAZIONE Mitra, pistole, fucili. Ma soprattutto esplosivo al plastico e detonatori. Scoperti a Milano, in una delle vie che corrono lungo il Naviglio, sepolti in una buca davanti a una vecchia cascina. E poi il particolare inquietante: le armi, tutte importate dall'ex Jugoslavia, erano tutte destinate a Cosa Nostra. Un normale traffico stroncato dopo mesi e mesi di inchieste? Niente affatto. L'operazione «Isola», resa nota ieri dalla squadra mobile e dalla Dia (la direzione investigativa antimafia) di Milano, di normale ha forse soltanto il nome: tutto il resto evoca momenti drammatici della storia recente, dall'assassinio del giudice Falcone a quello del giudice Paolo Borsellino. Il plastico per eliminare i due magistrati veniva dall'ex Jugoslavia? Non è un'operazione qualsiasi, l'operazione «Isola». Ne fanno fede i nomi di due tra i tredici arrestati, i fratelli Matteo e Francesco Marinino, esponenti di rilievo della famiglia Mannino collegata con il clan dei Fidanzati. Erano loro, i Mannino, che curavano a Milano il traffico d'armi in arrivo dall'ex Jugoslavia. Loro ordinavano la merce e la facevano arrivare a destinazione, in Sicilia. Tra i tredici arrestati, tre slavi confermano la pista jugoslava delle armi per Cosa Nostra: due croati, Vesna Turk e Brisa Basic, e un cittadino della minoranza albanese del Kossovo, Wilson Palokaj. Dieci mesi di indagini. Partite dall'irruzione in un monolocale dove vengono sorpresi i due croati con due pani di plastico e una bomba anticarro. Terzo inquilino del monolocale, bloccato a bordo di un'auto targata Zagabria con 25 candelotti di dinamite, Wilson Palokaj: insieme con l'esplosivo ha una cartina di Milano con la zona del carcere di San Vittore cerchiata di rosso. Perché? Ha forse in mente un attentato al giudice Di Pietro? Sembra di no, ma quello che Palokaj confessa agli inquirenti è comunque clamoroso", è roba per la Mafia quella che lui e i suoi compagni importano dall'ex Jugoslavia. L'ordine di acquistare ovunque possibile esplosivo e radiocomandi arriva da Cosa Nostra ai primi di marzo '92, quando cioè la Mafia aveva deciso di eliminare Falcone e Borsellino. Sulla carta, l'esplosivo recuperato a Milano e quello usato per assassinare Falcone non è lo stesso: plastico militare jugoslavo quello trovato di fronte alla cascina lungo il Naviglio, Sometex quello della strage di Capaci. Ma sulla pista slava, sui rifornimenti di armi ed esplosivo per Cosa Nostra dall'ex Jugoslavia, non ci sono dubbi. La conferma nei dieci mesi di appostamenti e intercettazioni alla ricerca di Matteo Mannino, la mente, che riesce a sfuggire una prima volta, ma non una secónda 'quando viene arrestato vicino a Varese. E poi nei due ultimi blitz della Dia, pochi giorni fa: l'arresto di altre sette persone al ristorante Isola, il ristorante dove avveniva la consegna delle armi, é il ritrovamento del nascondiglio lungo il Naviglio. A fianco Francesco Mannino, sotto da sinistra Matteo e Vincenzo Mannino: sarebbero affiliati al clan mafioso Fidanzati