«Razzisti, non vi benedirò»
«Razzisti, non vi benedirò» Città di Castello: contestato a messa, annulla le visite pasquali. Poi si pente «Razzisti, non vi benedirò» Guerra tra prete e fedeli sul centro immigrati CITTA' PI CASTELLO NOSTRO SERVIZIO Contestato durante la Messa perché fautore di un centro di accoglienza per extracomunitari, don Aldo Viti, parroco di San Pietro a Monte, una frazione di Città di Castello, reagì dicendo che non avrebbe benedetto le case per Pasqua. Ma nell'omelia della Messa di oggi è intenzionato a chiedere perdono ai suoi parrocchiani: «Porterò a tutti la benedizione di Dio, anche in quella famiglia che domenica scorsa aveva lanciato un messaggio di contestazione proprio durante la preghiera dei fedeli. Ammetterò pubblicamente l'errore di essermi lasciato guidare dall'istinto. Quella lettera in cui scrivevo che non avrei varcato "l'alto cancello della vostra dimora", potessi tornare indietro non la scriverei di sicuro». Don Aldo Viti, 62 anni, umbro di Umbertide, da 22 parroco di San Pietro a Monte, 70 parrocchiani in tutto, non ha difficoltà ad ammettere che ha vissuto una settimana di Passione, di sofferenze interiori, e in più è dovuto andare a rapporto dal vescovo di Città di Castello monsignor Ronchi. «In tanti anni che sono qui, mai uno screzio con chicchessia, e questa vicenda della casa di accoglienza si trascina da un anno e mezzo. Quando la Regione ha fatto sapere di aver stanziato 180 milioni per la ristrutturazione di un fabbricato fatiscente, che da un momento all'altro potrebbe franare magari sui giovani che svolgono attività ricreative, ho dato la mia adesione. Mi hanno accusato di voler aprire indiscriminatamente agli extracomunitari, ma chi vi sarà ospitato dovrà essere in regola con tutti i permessi. Il progetto è stato approvato dagli uffici della Regione e il paese dovrà adeguarsi. Il mio parere non era certo vincolante, quello che conta è l'adesione della Curia di Città di Castello». Quale sarà la reazione dei parrocchiani alla richiesta di perdono che don Aldo proporrà durante l'omelia? Accetterà la comunità che sia don Aldo a portare la benedizione nelle case o insisterà per chiedere l'intervento del vescovo? «Io desidero una riconciliazione totale, senza strascichi di alcun genere. Se così non fosse, sono disposto a fare da sacrestano al vescovo», sottolinea don Aldo. C'è grande attesa in paese. Nicola Morini, studente universitario del secondo anno di filosofia, figlio del parrocchiano che domenica scorsa invitò la comunità a pregare perché il progetto per l'accoglienza degli extracomunitari venisse contrastato dal clero, dà voce alle istanze del paese: «Prima di dare la propria adesione don Aldo avrebbe dovuto convocare il consiglio parrocchiale, così come stabiliscono le norme. Ed invece siamo stati messi di fronte al fatto compiuto. Ospitare 20-30 extracomunitari in un paese di 70 persone, che sono costrette a cercare altrove un lavoro, è un progetto sbagliato in partenza. Qui non si tratta di essere razzisti o di non voler seguire ciò che predica il Vangelo. Noi rigettiamo le accuse sollevate da don Aldo. Del resto gli extracomunitari sono sempre stati accettati e accolti con amore, ma in un numero proporzionato. A San Pietro a Monte non solo non c'è lavoro, ma non ci sono servizi, non c'è forza pubblica. Lo sa cosa sostiene don Aldo? Che nel caso in cui qualche extracomunitario non dovesse rispettare la legge, basterebbe una telefonata ed i carabinieri arriverebbero in capo a mezzora. Il caso è scoppiato anche perché sul giornale diocesano "La Voce" si è detto che il nostro sarebbe stato un avamposto per gli immigrati: alloggerebbero da noi anche i non in regola con la legge Martelli». Un contrasto forse sanabile e forse no. Basterà la disponibilità a chiedere perdono di don Aldo per riportare la pace? Mario Mariano
Luoghi citati: Citta', Città Di Castello, Don, San Pietro, Umbertide
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