«Così sgozzavo i musulmani»
«Così sgozzavo i musulmani» «Così sgozzavo i musulmani» Orrore al processo di Sarajevo «Ci siamo esercitati sui maiali» SARAJEVO. Agghiacciante testimonianza ieri a Sarajevo durante il primo processo per crimini di guerra legato alla tragedia bosniaca. Boris Herak, 23 anni, serbo, uno dei due imputati, ha raccontato come sgozzava i prigionieri e ha descritto il massacro dei 150 abitanti di un villaggio. Herak, che è accusato di 30 uccisioni, ha anche fatto riferimento agli stupri di donne musulmane affermando che a ordinarli fu un comandante locale, richiamandosi a istruzioni attribuite direttamente al leader serbo bosniaco Radovan Karadzic. In nessun momento durante due ore di deposizione, Borislav ha mostrato segni di rimorso per quanto ha fatto, ma si è richiamato a presunti ordini superiori cui non poteva sottrarsi pena la vita. Se riconosciuto colpevole, Herak rischia la condanna a morte al pari dell'altro imputato, Sretko Damjanovic. Il giovane ha confessato 20 uccisioni e diversi stupri mentre Damjanoviv si afferma innocente dei cinque delitti contestatigli. Herak, chiamato a deporre nel secondo giorno del processo, ha raccontato di aver vissuto l'infanzia e la prima giovinezza a Sarajevo. Allo scoppio della guerra, i parenti lo convinsero a imbracciare le armi. Una volta arruolato, venne condotto in una casa colonica per essere addestrato alla tecnica dello sgozzamelo. Fece le prime prove su dei maiali e poi su tre prigionieri bosniaci. La strage di 150 persone avvenne nel villaggio di Ahatovici, presso Sarajevo. Herak e altri soldati vennero mandati nel villaggio con l'ordine di «uccidere tutti e bruciare tutto». Le vittime furono rastrellate, ammassate e finite a raffiche di mitra. I comandanti le finirono a colpi di pistola, «dopo di che sorseggiammo del cognac». In seguito, trovandosi a passare accanto a una casa, Herak sentì delle voci provenienti da una cantina. Scese scoprendo dieci persone nascoste nel sotterraneo e le finì, dopo averle depredate. Impressionante, il racconto di uno stupro. Insieme a tre amici Herak si recò in una prigione femminile a Vogosca, a Nord di Sarajevo, dove ebbero in consegna una giovinetta di nome Amela. Un suo commilitone la colpì con un pugno in pieno volto, e «lei cominciò a piangere. Le ordinammo di spogliarsi. La violentammo a turno. A cose fatte, la portammo in auto su una collina e le dicemmo di scendere. Cominciò a camminare. Sretko (il coimputato) estrasse la pistola uccidendola con un colpo alla testa». (Agi]
Persone citate: Boris Herak, Damjanovic, Herak, Radovan Karadzic
Luoghi citati: Sarajevo
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