Elezione del sindaco, riforma pronta

Elezione del sindaco, riforma pronta Approvata in commissione al Senato, martedì il voto dell'aula poi il sì definitivo della Camera Elezione del sindaco, riforma pronta De, pds e psi soddisfatti: un segnale di rinnovamento ROMA. La frenata la fanno i senatori. Altro che Parlamento che va a rotoli tra risse e assenteismo. Loro si sono messi di lena a lavorare anche di notte, anche di sabato e ecco uscire da Palazzo Madama la sorpresa: la prima, grande riforma istituzionale è prossima alla approvazione finale. Mentre si discute dei massimi sistemi e delle mega-riforme elettorali, sta per diventare legge la rivoluzione che fa eleggere 1 sindaci direttamente dai cittadini. E si allontanano un po' le incombenti elezioni politiche anticipate. «Questa è la prima vera risposta politica alla crisi che Tangentopoli ha reso evidente» assicura il de Francesco D'Onofrio. Martedì prossimo il voto definitivo del Senato poi toccherà alla Camera decidere se approvare il testo a tambur battente per andare a votare a giugno, o prendere tempo (dopo 1 referendum) per fare slittare il voto ad ottobre. Un effimero sussulto di orgoglio dopo quanto è stato detto e scritto sulla gazzarra di mercoledì scorso al Senato o un serio segno di ripresa del malato-Parlamento messo di fronte al rischio di chiudere tra poco la sua breve esistenza? La risposta la possono dare solo i deputati. Tocca a loro dimostrarsi altrettanto solerti dei senatori. «E' un momento speciale per l'Italia ma è anche un momento molto difficile per i deputati che si sentono investiti da una campagna di discredito - mette le mani avanti il presidente della Camera, Napolitano -. Si sentono sottoposti ad una sollecitazione che viene da più parti sullo scioglimento della Camera. Questo, va ammesso, non è il clima migliore per poter dare quello che il Parlamento deve dare». A Palazzo Madama, comunque, democristiani, socialisti, pidiessini sono soddisfatti e con loro il presidente del Senato, Spadolini, che se la prende con quanti parlano dei lavori parlamentari con «accenti di ostilità o di denigrazione». Invece, ecco che il Senato «ha condotto in porto la prima, impegnativa riforma per il rinnovamento del sistema politico del Paese», dice il capo dei senatori socialisti, Acqua vi va. Ci contano tutti i maggiori partiti su questa riforma che può offrire la prima valvola di sfogo ai furori suscitati da Tangentopoli. Cominciando dal basso, forse sin da giugno, si potrà rinnovare la classe dirigente politica di comuni e province. Un primo esperimento, un tentativo di controllare e graduare nel tempo l'esplosione della contestazione degli elettori. E già si scontrano gli ottimisti che hanno ripreso fiato e abbozzano scenari a tappe controllate e i pessimisti che danno per liquidata la legislatura e puntano al- la nascita di una assemblea costituente. Tesi degli ottimisti, che al momento sono le segreterie dei maggiori partiti: si sta dimostrando che il Parlamento è ancora vitale, non è delegittimato. Se così è veramente, comincia¬ no a pensare i de, apriamo la valvola delle innovazioni a poco a poco. A giugno si potrebbero sondare gli umori degli italiani con le elezioni regionali in Friuli-Venezia Giulia e in Sardegna. A fine ottobre si potrebbero far votare i quasi otto milioni di ita¬ liani che debbono rinnovare i consigli comunali e i sindaci da Torino a Roma, a Napoli a Milano. La scusa per il rinvio starebbe nei tempi lunghi necessari per avviare le elezioni col doppio turno. Nel frattempo le Camere approvano la legge elettorale e ci sarebbe il tempo per definire i nuovi collegi uninominali per votare poi nella primavera del 1994. Va da sé che, dopo i referendum, Amato dovrebbe far posto ad un «governo del Presidente». Tesi dei pessimisti, sintetizzata dal liberale Patuelli: «L'assenteismo dimostra l'incapacità del Parlamento di darsi nuove regole. Ci vuole, quindi, una assemblea costituente che in tempi definiti e brevi approvi le riforme». E' una vecchia idea di Francesco Cossiga che è risorta dopo che, tra la sorpresa dei democristiani, l'ha fatta sua anche il de Ciriaco De Mita. Il quale ha raccolto, a parte i liberali, un compatto muro di «no». Da Andreotti secondo il quale la Costituente «potrebbe rappresentare una sorta di contestazione del Parlamento di oggi», al pidiessino Bassanini che prevede tempi lunghissimi, al leghista Miglio che vorrebbe una assemblea assai ristretta, al socialista Labriola per il quale la soluzione De Mita «porterebbe il Paese a destra». Alberto Rapisarda Comuni tra 500 e 1 milione abitanti: 1000 f irme Comuni tra 100 e 500 mila abitanti: 700 firme Comuni tra 40 e 100 mila abitanti: 400 firme Comuni tra 20 e 40 mila abitanti: 250 firme Comuni tra 10 e 20 mila abitanti: 200 firme Comuni tra 5e 10 mila abitanti: 80 firme Comuni tra 2e 5 mila abitanti: 40 firme Comuni tra i mille e duemila abitanti: 30 firme COMUNI DOVE SI VOlA TRA MAGGIO E OTTOBRE TORINO consiqlio comunale + sindaco Ml WHO consiqlio comunale + sindaco VERCELLI consiqlio comunale + sindaco TRIESTE consiqlio provinciate MANTOVA consiqlio provinciale COMUNI IN CRISI ROMA trattative in corso per sostituire I'ex sindaco Carraro NAPOLI trattative in corso per sostituire l'ex sindaco Polese