All'alba, nella vecchia fattoria l'agricoltura ci fa compagnia

All'alba, nella vecchia fattoria l'agricoltura ci fa compagnia r TIVÙ'& TIVÙ' "I All'alba, nella vecchia fattoria l'agricoltura ci fa compagnia SARA' perché la terra dà sicurezza o perché, con la fuga dalle città, tutti vogliono informazioni sulla vita fuoriporta, fatto sta che le trasmissioni che parlano di campagna «tirano». Mamma Rai ha già in scuderia Fazzuoli che su Raiuno fa oltre cinque milioni di audience ogni domenica, però tenta il bis e ci prova con la terza rete, il suo vivaio di «enfants terribles». Il nome non dice molto: «TgR Agricoltura Regioni» (un po' piattino), ma più che altro non rende giustizia ad un programma che è la dimostrazione di come, in un Paese con vocazione professorale, si possa parlare di agricoltura e dintorni seriamente, ma senza prendersi troppo sul serio. Nel panorama di molte trasmissioni che circolano, questa è un po' la ricetta della felicità (soprattutto per lo spettatore). Per capire il perché di tutto ciò bisogna dare un'occhiata dietro le quinte e allora si scopre che il regista, I Maurizio Graziosi, viene dal I cinema; che chi ha pensato a un taglio di intrattenimento è Mario Colangeli, capostruttura «coinvolto» in alcuni famosi spettacoli tv di Renzo Arbore; che il tutto è stato disperatamente voluto dal direttore del TgR, Leonardo Valente. Detto questo, tanto per non semplificare la vita a nessuno, il programma è stato piazzato a un'ora che sa di maledizione fantozziana: le livide 6 e 45 del sabato mattino. Un po' come dire: andate a cercarvi tutte le anime buone che per guardarvi hanno il coraggio di scaraventarsi giù dal letto all'alba del giorno in cui la sveglia non deve suonare. Be', il mondo è molto migliore di quanto si pensi, perché, in poche settimane, i ragazzi terribili dell'agricoltura hanno raccolto un bel po' di aficionados. Perché? Perché il programma fila via liscio per tutte le due ore della sua durata, tiene compagnia, ha la sua ricettina, il suo almanacco, le sue inchieste, le notizie, le schede sui prodotti, le canzoni e i siparietti musica¬ li di una miniorchestrina folk. E poi perché c'è sempre una battuta, un sorriso. A questo Ci pensano i conduttori, Donatella Bianchi e Fabrizio Binacchi. Ma perché «ragazzi terribili»? Prima di tutto perché l'età media di chi lavora a questo programma batte sui trent'anni, poi perché, se li avessero lasciati fare, loro sarebbero andati in onda vestiti di «salopettes» da farmer americano, camicie a quadrettoni e uno studio pieno di pecore o porcellini. Ma, almeno al momento, la cosa è stata ritenuta eccessiva. «Pensare che il mio sogno è un programma trasmesso alle. 7 di mattina da una vera fattoria, tra vitelli e galline. In Inghilterra fanno una cosa del genere e ha parecchi milioni di spettatori», dice la Bianchi (che ha alle spalle tv, radio, giornalismo su carta stampata e persino un disco come cantante). Ne riparleremo l'anno prossimo, intanto l'audience, come tutto in campagna, cresce. Vanni Cornerò sro^J

Persone citate: Bianchi, Donatella Bianchi, Fabrizio Binacchi, Fazzuoli, Leonardo Valente, Mamma, Mario Colangeli, Paese, Renzo Arbore, Vanni Cornerò

Luoghi citati: Inghilterra