Fallaci: così combatto l'alieno che è in me

Fallaci: così combatto l'alieno che è in me La scrittrice racconta in tv la sua guerra contro il male che l'ha aggredita mentre scriveva «Insciallah» Fallaci: così combatto l'alieno che è in me «Ho il cancro, lo chiamo per nome, lo insulto, gli fumo in faccia» F UMA. Accende una sigaretta infilata nel corto bocchino nero, precisando il senso d'un gesto non più meccanico, ormai: «Brutto stronzo, attento, che ti fumo in faccia». Nella sua casa di New York, Oriana Fallaci parla con il suo cancro rnentre parla del cancro in televisione. Non vuole ascoltare, non vuole usare nessun'altra parola se non questa: «Se lo chiamo con il suo nome, mi sembra di esorcizzarlo». E nominandolo ripetutamente, ossessivamente, lo ha raccontato, descritto, insultato, ieri sera alle 20,40 su Ramno. Nell'intervista concessa in esclusiva a Gino Nebiolo, per la seconda puntata del rotocalco di attualità Uno Sette, la scrittrice ha usato un linguaggio cinematografico per descrivere il tumore che l'aggredì al seno mentre scriveva Insciallah: «Dopo l'operazione, chiesi di vederlo. A colpo d'occhio sembrava una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa. Dopo alcuni giorni lo esaminai al microscopio, e mi resi conto di che cosa fosse capace riproducendosi. Capii che avevo un nemico dentro di me: un alieno, che ha invaso il mio corpo per distruggerlo. Ora abbiamo un rapporto di guerra: lui vuole ammazzarmi, io voglio ammazzare lui». Ma alla guerra Oriana c'è andata tardi. Ha perso tempo per sé, preferendo guadagnarne per il suo romanzo. «Qualcuno, co¬ me Susan Sontag, ha detto che sono stata una stupida. Forse. Ho lasciato correre giorni preziosi. Ma se mi accadesse oggi, rifarei esattamente la stessa cosa. Io non scherzo, non faccio poesia quando parlo dei miei libri come se fossero figli. Li ho concepiti e partoriti. Credo che qualunque madre, dovendo scegliere tra la propria vita e quella del figlio, sceglierebbe il figlio». Ora che il nemico è di fronte a lei, però, Oriana spara, com'è capace di fare: ha affrontato un'operazione chirurgica, la radioterapia, ma soprattutto, dice, spara al cancro «con il cervello», rifiutandolo. «Ho con lui un rapporto di sfida mentale». Perciò odia che si dica: male in- curabile. «Così ci togliete ogni speranza. Non è vero che è una malattia inguaribile. Le si può sopravvivere. Per alcuni anni, per numerosi anni». Smagrita, sofferente, ancora colpita da forti dolori, Oriana non ha paura ma, confida, pro- va talvolta «una profonda tristezza». Accade quando misura il paradosso tra le sue forze, «che sono diminuite», e la soglia di sopportazione al male fisico, «che invece è raddoppiata». La combattività, a tratti, vacilla: «La morte di Audrey Hephburn, che conoscevo, l'ho presa male. E' cambiato il mio rapporto con il tempo. Bando alle illusioni: il figlio di cane ritorna sempre. Quando ci si sente condannati a morte, quando il futuro è più breve, ci si preoccupa di usare bene il tempo che rimane». Il suo tempo, Oriana ha scelto di occuparlo facendo le stesse cose di prima. «Ho iniziato a pensare al prossimo libro. Lo scriverò, lo pubblicherò, e lo promuoverò. In barba all'alieno». aieraraa mretu «Quando è morta Audrey Hepburn l'ho presa male Poi è tornato il coraggio» «Lui vuole ammazzare me io sono decisa a uccidere lui» Oriana Fallaci, accanto ia Hepburn morta due mesi fa. La scrittrice non vuote definire il cancro un male inguarìbile: «Ci togliete ogni speranza. Si può sopravvivere»

Persone citate: Audrey Hepburn, Audrey Hephburn, Gino Nebiolo, Hepburn, Oriana Fallaci, Susan Sontag

Luoghi citati: New York