«Caro Clinton, giuro: manterrò la democrazia»

«Caro Clinton, giuro: manterrò la democrazia» «Caro Clinton, giuro: manterrò la democrazia» Lettera al Presidente, magli Usa cominciano ad avere dubbi WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Bill Clinton ha ricevuto ieri un messaggio di rassicurazione da Mosca, nel quale Boris Eltsin conferma il suo pieno impegno a mantenere la democrazia. Ne ha dato notizia ieri il dipartimento di Stato, dopo che, nei giorni scorsi, una confidenza fatta da Eltsin a Kohl a proposito della possibilità che in Russia venga proclamato lo stato d'emergenza aveva fortemente preoccupato l'amministrazione Usa. Ciononostante Clinton resta assillato da un terribile dilemma, che riguarda l'atteggiamento da tenere nei confronti della Russia e del suo sempre più pericolante leader. Aveva assicurato, nei giorni scorsi, che intende fare «tutto il possibile» per aiutare Eltsin nel condurre in porto con successo il processo di riforma, ha fissato un importante incontro al vertice con lui per l'inizio di aprile a Vancouver e ha proposto, per coordinare gli aiuti, un summit del Gruppo dei 7 precedente a quello già fissato per luglio a Tokyo, sostenendo che «non c'è tempo per aspettare» fino all'estate. Ma, adesso, mentre i poteri di Eltsin vengono ridotti, Clinton continua a chiedersi chi si troverà di fronte a Vancouver: il capo di un processo di riforma in pieno svolgimento, un leader dimezzato o un nuovo dittatore? E, ancora, Eltsin sarà comunque in grado di reggersi in piedi per un altro mese o sarà travolto prima da un colpo di stato autoritario? Fino a che punto è saggio schierarsi completamente a suo sostegno? Il «fantasma di Boris» assilla Clinton come il «fantasma di Michail» assillò George Bush. Durante la scorsa campagna elettorale, Clinton criticò pesantemente Bush per avere in passato puntato tutte le sue carte su Michail, poi travolto dagli eventi seguiti al golpe dell'agosto '91 e dalla successiva disintegrazione dell'Urss. Adesso, mentre sul suo tavolo si accatastano sinistri rapporti della Cia e della Dia sulla situazione in Russia, Clinton è ossessionato dall'idea di venirsi a trovare, con Eltsin, nella stessa situazione in cui si trovò, con Gorbaciov, il predecessore da lui aspramente criticato: irrimediabilmente compromesso con un interlocutore inservibile. Così Clinton, nel giro di pochi giorni, è passato da incondizionate promesse di sostegno a El¬ tsin a toni molto più prudenti. «Voglio fare tutto quello che posso - ha dichiarato giovedì il presidente - per aiutare il processo di riforma e lo stesso Eltsin, fino a che ha l'incarico di presidente della Russia. Ma non posso aggiungere di più. Sapete: non sono un veggente». Tra i consiglieri di Clinton, soprattutto dopo il messaggio di ieri, prevale ancora l'opinione che la minaccia del presidente russo sia stata una drammatizzazione volta a strappare aiuti più consistenti. Sulla previsione del futuro immediato gli analisti della Cia sono divisi, come spesso avviene in questi casi, tra ottimisti e pessimisti. Dando retta alla tesi dei primi, secondo i quali la situazione è grave ma una sollecita azione dell'occidente può ancora salvare Eltsin, Clinton aveva lanciato, martedì scorso, la sua proposta di una sessione anticipata del G7. Ma poi è arrivato un nuovo rapporto della Dia, la branca dei servizi di informazione che dipende dal Pentagono, secondo il quale Eltsin è ormai un uomo stretto in un angolo. Nessuno, pubblicamente, spinge ancora Clinton a ritirare la mano offerta a Eltsin. Ma, alla Casa Bianca, si sente dire sempre più spesso che, «nessuno, in Occidente, è realmente in grado di cambiare il corso della storia della Russia». li Presidente americano Clinton ha ribadito il suo appoggio a Eltsin ma gli Usa cominciano ad avere dubbi sulla sopravvivenza politica del leader russo