Questione morale, 10 presenti di A. Rap.

Questione morale, 10 presenti Il dibattito su Tangentopoli si concluderà martedì. De Mita propone un'Assemblea costituente Questione morale, 10 presenti Alla Camera assenti persino gli oratori ROMA. Risuonarono annunci stentorei per questa sessione della Camera dedicata alla «questione morale», alla ricerca dell'uscita di sicurezza da Tangentopoli e della risposta da dare ad una Italia furibonda. Ma deve avere proprio ragione il ministro Mancino che vede attorno a sé solo rassegnazione. Alla seconda giornata di dibattito alla Camera, ieri mattina, questa era la situazione: iscritti a parlare 16 deputati, oratori presenti 6, totale dei presenti in aula da 7 a 10. I deputati debbono aver capito che, soluzioni, loro non sono proprio in grado di fornirne e così non hanno ritenuto necessario interrompere l'antica abitudine di tornarsene a casa fin da giovedì sera. Ben dieci deputati che si erano iscritti a parlare ieri hanno disertato l'appuntamento, convinti, evidentemente, della vanità di quell'impegno. «O il tumulto o l'afasia? E' questo che offre il Parlamento nazionale? Si intende legalizzare l'eutanasia della legislatura?», si chiedeva sconsolato il radicale Marco Taradash. Forse ci sarebbe voluta la diretta tv per fare accorrere in aula i parlamentari neghittosi, così come è avvenuto al Senato con i noti risultati. Comunque, anche nel vuoto spinto di ieri, un missino (Bontempo) è riuscito a farsi espellere dall'aula per aver troppo gridato contro il socialista Piro, il quale, con spirito di modernità, aveva giustificato gli assenti dicendo che «nell'era dell'informatica la presenza dei parlamentari non è indispensabile per essere informati». Il presidente della Camera, Napolitano, se è sconsolato non lo dà a vedere. Ci contava molto su questo dibattito e non si arrende: «Bisogna vedere come si concluderà martedì». E intanto fa appello «al senso di responsabilità dei singoli e dei gruppi parlamentari». Martedì interverrà il presiden¬ te del Consiglio, Amato, che finora non si è fatto vedere. E, visto l'affannoso andazzo di Parlamento e governo, non si possono escludere sorprese. Di fiducia in fiducia, tre in poche settimane, Amato è diventato quasi esangue. Segno che il paziente non reagisce alla terapia. E' stato bloccato anche il decreto sugli appalti, è contestato il regolamento sulle pay-tv. Il presidente del Consiglio sta per arrivare a Londra e da lì una collaboratrice del Capo del governo dichiara, come se niente fosse: «Tutti accettiamo l'idea che all'ultimo minuto il signor Amato possa non venire in conseguenza degli eventuali sviluppi di Tangentopoli». Interferenze inglesi? Al momento i politici italiani se la prendono col presidente della Confindustria che ha suggerito elezioni ad ottobre, dopo la riforma elettorale. Conciliante, Napolitano osserva che di «interferenze» ce ne sono tante, anche da parte dei giornali. E, comunque, il Parlamento è autonomo. Sarà, ma questo Parlamento pare soprattutto indeciso a tutto. Tanto che l'ex presidente della Commissione bicamerale per le riforme, Ciriaco De Mita, ha avuto l'idea di duplicarlo, di affiancarlo con una «assemblea costituente» di 400-500 membri che dovrebbe fare in un anno quello che Camera e Senato non riescono ad approvare: riforma della seconda parte della Costituzione e riforma elettorale. Va prendendo piede questa idea che - è bene sottolinearlo è stata resa pubblica sul quotidiano della de, Il popolo. Piace ai liberali, primi tra tutti, e piace a Cossiga. Il governo «sarà espressione di questa assemblea e avrà l'incarico di gestire le questioni legate alla vita economica del Paese», dice De Mita. Il piccolo ostacolo è che l'attuale Parlamento dovrebbe approvare una legge costituzionale per aprire la via alla «costituente». [a. rap.]

Luoghi citati: Italia, Londra, Roma