Il futuro dei prepensionati

Il futuro dei prepensionati La Cgil: «Utilizziamoli in attività di volontariato sociale» Il futuro dei prepensionati In Canavese, con i tagli all'Olivetti e alla Bull, a casa 5 mila persone «Non è pensabile perdere un patrimonio di risorse umane così importante» E' già una specie di esercito, ma è destinato a crescere ancora, il numero dei prepensionati in Canavese. Nell'arco di cinque anni la Olivetti e la Bull, le due maggiori aziende della zona, hanno lasciato a casa, in pensionamento anticipato, quasi 5 mila persone. Per tutte o quasi, trascorsi i primi mesi, si è posto il problema di come impegnare il tempo. Ora dal sindacato pensionati della Cgil parte la proposta di utilizzare ex operai ed impiegati in attività di volontariato sociale: dalla cura dei monumenti al recupero ambientale, alla cosiddetta «assistenza domiciliare leggera». Per loro si prospetta un pagamento non in denaro, ma in servizi e benefits. «Per ora è solo un'idea - spiega Fernando Sigismondo, segretario regionale dello Spi Cgil -. Ma i presupposti perché possa funzionare esistono». Lo dimostra un'indagine condotta dallo Spi su un campione di 400 prepensionati canavesani che evidenzia, tra l'altro, i problemi di questa nuova categoria sociale. «La stragrande maggio- ranza degli intervistati- dice Fernando Sigismondi - dopo qualche tempo lontano dal lavoro incontra difficoltà di carattere economico e di comunicazione». I dati raccolti dallo Spi ed elaborati dall'Ires tracciano la figura-tipo del prepensionato: cinquantenne, con uno o due figli nati tra il 1964 e il 1972, con il coniuge fuori dal mercato del lavoro. «Da pensionati - spiega Roberto Di Monaco dell'Ires -, cresce l'interesse verso i settori della politica, della religione e del sindacato». Il 34% degli uomini e il 20% delle donne ha infatti dichiarato di essere disposto ad impegnarsi nell'assistenza agli ammalati, mentre il 9% delle donne e il 25% degli uomini farebbe vigilanza presso scuole e musei. «In linea generale - aggiunge Roberto Di Monaco - gli uomini subiscono maggiormente il disagio ed hanno bisogno di sentirsi utili. Per le donne, invece, il ruolo domestico che le attende è un'arma a doppio taglio che preclude loro molte strade». Le proposte dello Spi, di organizzare attività di volontariato, presentate l'altro giorno a Ivrea, sembrano trovare daccordo anche i politici. E' il caso della Provincia che, secondo il presidente Luigi Ricca, potrebbe raccordare questi interventi di volontariato. «Abbiamo molti settori che necessiterebbero di impegno. Se la proposta si concretizza in un progetto noi potremo offrire delle interessanti opportunità», dice Ricca. Fernando Sigismondi Roberto Di Monaco

Luoghi citati: Ivrea