Gli anziani vogliono ballare di Maria Teresa Martinengo

Gli anziani vogliono ballare L'invito del cardinale non trova consensi e gli esperti spiegano perché Gli anziani vogliono ballare E' bene se è motivo dimoia «Non dovete cercare evasioni come il ballo, rifiutando la vostra età: dimostrate di non avere stima di voi stessi» ha detto mercoledì il cardinale Saldarmi durante l'incontro quaresimale con gli anziani. Ma l'invito a disertare le danze ha lasciato perplessi molti anziani e numerosi esperti in problemi della terza età. La critica dell'arcivescovo ha colpito la massa: nelle sale pubbliche convenzionate con il Comune, dove gli anziani possono trascorrere un intero pomeriggio pagando tremila lire, arrivano ogni volta centinaia di persone. Al punto che, in tempo di crisi, nuove sale hanno aderito all'iniziativa. «L'osservante - dice il professor Fabrizio Fabris, direttore dell'Istituto di Geriatria dell'Università - può rispettare le indicazioni della gerarchia ecclesiastica. Però quanto ha detto Saldarini mi pare restrittivo. In condizioni di salute accettabili non esiste differenza sostanziale nei comportamenti in relazione all'età. Se ballare rappresenta un motivo di gioia, non c'è nulla di negativo. E anche se il motivo fosse il desiderio di stare con l'altro sesso, nemmeno in questo caso vedrei nulla di male. Forse il cardinale intendeva che il ballo può rappresentare un'espressione di forzoso giovanilismo? Su questo concordo: bisogna comunque accettare il volgere degli anni». Anche per lo psichiatra Giacomo Dacquino, docente di Antropologia sessuale all'Università Pontificia di Torino, la danza è positiva: «Una causa di invecchiamento precoce è la sedentarietà e il ballo è un'attività che dà benessere fisico e psichico: la persona si confronta coi coetanei e combatte la solitudine». Ornella Cavallari, 63 anni, ex commerciante, 2 figli e 4 nipoti, è appena uscita dalla lezione sulla corporeità - in platea oltre mille persone - che Dacquino ha tenuto ieri per l'Unitré al teatro Valdocco: «Sono stupefatta. Ci insegnano che la malattia peggiore della vecchiaia è sentirsi vecchi. Allora, lasciateci ballare». E trasgredire... Un'altra donna: «Qualche volta vado in una balera, mi rallegra. E poi perché non dovremmo più provare l'emozione di una parola gentile sussurrata all'orecchio?». Maria Ottavia Gouthier, presidente del Filo d'argento dello Spi-Cgil: «Il nostro servizio di aiuto funziona grazie alle volontarie: stanno qui ore e ore ad ascoltare le difficoltà delle altre pensionate. Non mi sembra riprovevole se ogni tanto hanno voglia di ballare». A Torino esistono anche esperienze di «dancing» organizzati in ambito parrocchiale. E' il caso dei pomeriggi alla Casa del Mondo Unito «Pier Giorgio Frassati», vicina alla parrocchia di San Luca, via Negarville. Ogni sabato, 200 appassionati di tanghi e mazurke. «Il punto non è U ballo in sé - dice don Matteo Miglior e, parroco - ma le condizioni nelle quali avviene. Per gli anziani c'è un rischio: T'avventura facile". Questo accade nelle sale dove nessuno cura l'organizzazione. In questi luoghi si sono formate numerose unioni che non hanno funzionato. Così la Curia è diventata molto severa nel concedere di celebrare matrimoni solo religiosi, richiesti per lo più da coppie di vedovi per continuare a percepire la pensione del coniuge defunto. Siamo a conoscenza di situazioni niente affatto belle. Invece, quando l'am¬ biente è serio, sereno, il ballo è un momento di divertimento. Molti partecipanti nella settimana frequentano la parrocchia per altre iniziative». Giustina Carena, 71 anni, 6 figli e 9 nipoti, è una delle organizzatrici: «Quando ci sono i lenti non abbassiamo le luci e una persona gira tra le coppie. Se vede una mano sul collo richiama all'ordine, dice "così non va"». Una spiegazione ulteriore al mònito dell arcivescovo è arrivata da monsignor Lino Baracco, responsabile della Pastorale degli Anziani: «Il cardinale è rimasto impressionato dal fatto che, in una zona alla periferia dove non esiste ancora la parrocchia, ci fosse già, e soltanto, una sala da ballo per gli anziani». Maria Teresa Martinengo Ogni pomeriggio sono centinaia gli anziani che vanno a ballare nelle sale pubbliche. Sopra: il geriatra Fabrizio Fabris e don Matteo Migliore, parroco di San Luca

Luoghi citati: San Luca, Torino