Spara al padre e l'uccide «Non ne potevo più»
Spara al padre e l'uccide «Non ne potevo più» Leinì, l'assassino preso dai carabinieri Spara al padre e l'uccide «Non ne potevo più» Tre colpi con un fucile da caccia. Raggiunto al volto e al petto Lorenzo Lisci s'è accasciato, negli occhi lo stupore per quell'assurda sparatoria. Non è arrivato vivo all'ospedale. La tragedia s'è consumata ieri sera prima di cena in un cortile di Leinì, in strada Lombardore 120. A sparare è stato il figlio Antioco Massimo, di 24 anni. Dopo la sparatoria, il giovane se ne è andato di casa. Massimo ha girovagato un po' per le strade del paese con la sua auto, quindi s'è fermato accanto al marciapiedi, una lattina di birra in mano e lo stereo a tutto volume. I carabinieri l'hanno trovato così. Insospettiti, gli hanno chiesto i documenti e portato in caserma. Poi hanno scoperto l'omicidio. A tarda notte, già assistito dal suo legale torinese, avvocato Panetta, al magistrato di turno della Procura ha balbettato poche parole: «Non ne potevo più...». S'è conclusa così, con una tragedia, una vicenda di incomprensioni e liti tra figlio e padre che pare durasse da anni. «Era una famiglia normale, tranquilla - raccontano i vicini -. Qualche volta alzavano la voce, sapevamo che il padre era autoritariio, ma niente di più». Lorenzo Lisci era un operaio, ma aveva una passione: la caccia. Con quel suo fucile calibro 12 il figlio Massimo Antioco, un impiego al Comune di Leinì come cantoniere, l'ha atteso sulla soglia di casa, al ritorno dal lavoro. Il delitto è avvenuto nel cortile del condominio a due piani di via Lombardore dove abitano i Lisci. Nessuno ha assistito alla scena. Forse tra i due è scoppiato l'ennesimo alterco, una scenata come tante altre. Poi, mentre il padre cercava di convincere il giovane a posare il fucile, a smetterla, Massimo deve aver perso la testa. Oppure il figlio era già deciso ad uccidere. Sulla dinamica dei fatti si sa ancora poco. Certo è che il fucile ha sparato ripetutamente: non uno, ma tre colpi sono partiti dall'arma. Lorenzo è caduto a terra, le mani a coprirsi il volto, sulla rampa che porta ai garage. La rapida corsa con l'ambulanza della Croce Verde di Leinì non è servita a salvare l'uomo, che perdeva molto sangue. Al Giovanni Bosco di Torino è giunto in fin di vita, i medici non hanno potuto far altro che constatarne la morte. [g. fav.] Raggiunto al volto e al petto con il suo fucile da caccia dopo una lite, l'operaio è morto al Giovanni Bosco Il luogo del delitto, nel cortile della casa di Leinì, in via Lombardore, dove Antoico Massimo Lisci ha sparato tre colpi al padre Lorenzo
Persone citate: Antioco Massimo, Giovanni Bosco, Lorenzo Lisci, Massimo Antioco, Massimo Lisci, Panetta
Luoghi citati: Comune Di Leinì, Torino
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