Abete dice sì al «patto sociale» di Raffaello Masci

Abete dice sì al «patto sociale» Il negoziato sul salario parte con il fiatone. Cgil, Cisl e Uil preparano lo sciopero del 2 aprile Abete dice sì al «patto sociale» Trentim «Prima trattiamo, poi vedremo» ROMA. «Patto sociale», il giorno dopo. La Confindustria, che ha tenuto la sua riunione di Giunta ieri mattina, fa quadrato intorno alla sua roccaforte. Per tutta risposta il sindacato le cui anime restano comunque molte e disperse - pensa di trasformare lo sciopero del 2 aprile in sciopero generale. Patto o non patto? La Confindustria fa eco ad Amato e punta al patto sociale. Lo si chiami come si vuole - ha detto in sostanza Abete - ma qui ci vuole un patto, un accordo tra le parti sociali per assicurare una ripresa stabile. Altrimenti dopo dopo i primi segnali confortanti del '94 e del '95 ci dovremo attendere altri due anni di forte crisi. «L'accordo - ha detto il presidente della Confindustria - non lo fa il governo, ma le parti sociali. Occorre ora vedere se ci sono le condizioni politiche affinché le parti arrivino ad una intesa che il governo può favorire e accompagnare con una serie di provvedimenti coerenti». I duri. In questa trattativa il ruolo di duro ce l'ha la Cgil, o almeno la sua anima ex pei. Si respinge l'idea stessa di un patto sociale. «Parlare adesso di un patto sociale - ha detto Trentin - mi pare del tutto fuorviante». Sergio Cofferati, segretario confederale aggiunge di suo: «La trattativa va sfrondata dei significati politici che nulla hanno a che fare con le questioni di merito sindacale». Gli accomodanti. Pietro Larizza, leader della Uil, si augura invece che «la proposta di patto sociale non cominci una disputa teorica intorno alla parola». Perché «il vero problema è decidere che cosa vogliamo fare per l'immediato e per il medio periodo, poi si possono scegliere le parole che si preferiscono». Dello stesso tenore le parole di Raffaele Morse, numero due della Cisl: «Prima scriviamo i capitoli di questo libro e poi se si vuole, troviamogli il titolo più appropriato e giusto». Pomo della discordia. Ma quali sono i maggiori motivi di attrito tra industriali e sindacati? Innanzi tutto, «tutte le forme di lavoro atipico - sono parole di Fausto Bertinotti della Cgil - che non sono materia di trattativa, perché di per sé inaccettabili: il salario d'ingresso, il lavoro interinale e gli stessi contratti di inserimento». Cisl e Uil, su questo tema, hanno una posizione possibilista, ma nella Cgil serpeggiano umori velenosi. Nel suo insieme il sindacato è «perplesso». Ma la vera questione resta quella dei «livelli contrattuali». I sindacati ne difendono la pluralità (nazionale e aziendale) «mentre noi - ha detto Abete abbiamo molto interesse per la non sovrapposizione dei contenuti dei livelli contrattuali». Appello alla piazza. Per dare forza al proprio ruolo in questa trattativa, i sindacati investono molto sulo sciopero del 2 aprile che si trasformerà quasi certamente in sciopero generale. Una decisione sarà presa lunedì prossimo dagli esecutivi unita- ri, ma l'orientamento sembra già questo. L'astensione dal lavoro potrebbe essere di quattro ore per tutte le categorie ma con modalità diverse da settore a settore. Una prova in vista del 2 aprile è stata fatta ieri in Puglia con uno sciopero generale di otto ore e una manifestazione a Bari a cui hanno partecipato diecimila lavoratori. Il caso Del Turco. Ottaviano Del Turco, come da tempo ha dichiarato, a maggio lascerà la sua carica di segretario generale aggiunto della Cgil. La notizia non è nuova, ma ieri alle 16,50 un dispaccio dell'agenzia Adnkronos diceva che «la componente socialista della Cgil» avrebbe nominato due possibili delfini nelle persone di Guglielmo Epifani e Fausto Vigevani. L'ufficio stampa della Cgil si è precipitato a smentire. Stando così le cose, la notizia potrebbe essere, nel migliore dei casi, una «indiscrezione» e come tale la riportiamo. La stessa fonte dice anche che Del Turco potrebbe diventare «editorialista di un importante quotidiano». Chi vivrà vedrà. Raffaello Masci

Luoghi citati: Bari, Puglia, Roma