Andreotti indaga sull'omicidio di Funari

Andreotti indaga sull'omicidio di Funari I segreti di «Gommapiuma», la trasmissione in onda alle 22,45 su Canale 5 Andreotti indaga sull'omicidio di Funari Parlano gli animatori e il creatore dei pupazzi MILANO. Una serie di misteriosi omicidi di personaggi celebri e Andreotti incaricato delle indagini: è la puntata della trasmissione televisiva «Gommapiuma», in onda stasera, alle 22,45, su Canale 5. Succede che in quell'improbabile casa-albergo dove si rifugiano ospiti famosi sfiniti dai loro impegni, Pavarotti viene per esempio trovato strozzato con un foulard, Funari finisce travolto da un mare di carta igienica e a Pippo Baudo qualcuno sfila la flebo che giornalmente gli inietta la dose di tv indispensabile per sopravvivere. Stremato dall'astinenza, il corpo del presentatore giace sul grande letto a fiori con baldacchino, mentre sullo sfondo si odono, intermittenti, celebri romanze cantate dalla voce di Katia. Ma è al ritmo di un «E no che non mi schiodo» sulla falsariga del più noto «E no che non mi annoio» di Jovanotti, che Andreotti sapiente di intrighi svelerà anche quest'altra perfida trama. E il venerdì successivo le vittime ricompariranno tutte. Altri politici presenti in pupazzo, Sgarbi e Bossi, il primo con vestito costellato di quadri e completo di piccola cornice ovale dall'antico aspetto, il secondo che ambisce a comperarsi alcuni miniappartamenti del residence (tanto lui non paga Tisi) e incrocia Marisa Laurito la quale, tra un tentativo inuti¬ le e l'altro di mettersi a dieta, gli propone di subaffittargli una stanza delle sue. Incominciata il 22 gennaio, con cadenza settimanale, ogni venerdì, «Gommapiuma» è destinata a durare 13 settimane. Fare sorridere i telespettatori è faticoso. «Ogni puntata di 24 minuti netti ricorda il produttore esecutivo Luca Tiraboschi - richiede tre giorni pieni di preparazione e prove». Le ragioni del titolo stanno «nella morbidezza dei pupazzi, e anche nel nostro tipo di ironia, che non è mai spigolosa». Si gira a Cotogno Monzese, studio 6. C'è un'aria allegra e indaffarata, tutti sono cooperativi, gentili; in attesa di entrare in scena i pupazzi colorati stanno adagiati uno di fianco o sopra l'altro. Li realizza Walter Marinello: «Ognuno - spiega - richiede 15 giorni di lavoro. Comincio a delinearli sulla base di disegni e caricature, soprattutto quelle di Franco Bruna, poi uso una miscela di materiali diversi fra cui principalmente lattice di gomma». Le scene, di Patrizia Ambrosini, sono tutte pensate a misura di pupazzo. Per ciascuno occorrono, in genere, due animatori, i quali se ne stanno nascosti dietro qualche elemento scenico o direttamente alle spalle della loro creatura. Il primo fornisce le braccia, il secondo le infila un braccio nella testa, per muovere volto e bocca e dare espressione. Quando poi in scena si devono vedere anche le sue gambe, bisogna vestire un terzo animatore in modo perfettamente eguale al pupazzo, piazzandogli quest'ultimo sulla pancia; dietro, gli altri due provvederanno a braccia e volto. Roteare di occhi e battito di palpebre vengono regolati da un dispositivo elettronico comandato a distanza. Per le voci si è dovuta ingaggiare ima decina di imitatori, «tutti professionisti - dice il regista Lorenzo Lorenzini - molto bravi, motivati, con una gran voglia di lavorare». Ornella Rota li pupazzo di Andreotti

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