FRISIA

FRISIA FRISIA A olci incontri sìMa strada deipirati NON tutti i frisoni sanno le barzellette, ma tutte le barzellette conoscono almeno un frisone», si dice in Germania. Non c'è infatti freddura tedesca che non abbia come protagonisti «duri di comprendonio» gli abitanti della Frisia orientale. Ora, che gli abitanti di questa regione faticosamente strappata alle invadenti acque del Nord siano chiusi e spesso goffi nella loro paonazza rotondità non ci sono dubbi; che siano anche tonti a giudicare dalle furbe peripezie corsare del mitico Klaus Stòrtebeker parrebbe proprio di no. Comunque abitano una piatta terra d'incanto. Bianca e nera come le mucche da latte famose in tutto il mondo, bianca e rossa come i campanili in calce e cotto delle sue chiese romaniche, rifugi imprendibili della pirateria tedesca. Oggi le sue coste, sempre esposte alle maree e ai freddi aliti del Nord, sono invase dalle strandkorb di paglia, le sdraio dalle grandi orecchie antivento care a Tony Buddenbrok. Ma un tempo le infinite spiagge selvagge dell'Ostfriesland, nel Nord della Germania ai confini con l'Olanda, erano il regno incontrastato dei famigerati pirati, primis ante omnia il leggendario Stortebeker, il Barbanera teutonico che mise a ferro e fuoco anche la cittadina svedese di Bergen nel 1492. I mari del Nord erano solcati dalle navi commerciali che assicuravano gli scambi con le Fiandre, le città anseatiche e la Gran Bretagna. Così per i «fratelli delle vettovaglie», come si chiamavano i corsari al soldo di Stortebeker, la prospettiva di condividere i frutti di una «pesca miracolosa» era irresistibile. Soprattutto per il loro capo, la cui nave aveva un albero d'oro massiccio. Dopo mezzo millennio gli inconfondibili teschi bianchi su campo nero curiosamente sventolano ancora nelle spiagge frisone stagliandosi sullo sfondo blu cobalto del Mare del Nord. Sono le bandiere legate alle sdraio, circondate da muretti di sabbia, simbolo di privacy e possesso territoriale. Chi si avvicina è morto o al meglio, all'uso della filibusta, verrà impiccato all'asta più alta. Insomma patti pirati e amicizia lunga nel mare dei tedeschi. Se un vizio tedesco è quello di nominare e siglare strade e itinerari turistici, l'estro frisone ha deciso di dedicare alle memorie e ai luoghi di Stortebeker la bella strada che corre sul litorale da Varel a Leer e che passa per Jever, Neuharlingersiel, Dornum, Norden, Marienhaie, Greetsiel, Rysum, Emden e Ditzum. Protetta da chilometri di argini dalla voracità delle onde, questa parte della Frisia orientale affascina per il contrasto tra la vita marina sottocosta, scandita dall'alternarsi delle maree, e quella bucolica della pianura strappata ai minacciosi allagamenti che invece si adegua agli immutabili ritmi dell'allevamento. Per marinai e contadini sono entrambe vite faticose. La Stòrtebekerstrasse passa per Jever, capitale della birra e antica residenza dei conti di 01denburg che abitarono il castello trecentesco ricco della sala delle udienze, capolavoro ligneo di epoca rinascimentale. Qui per vincere i rigidi inverni i pirati consumavano colazioni a base di gamberetti grigi, uova sbattute e caffè [KutterFrustuck), innaffiandole con enormi boccali di birra, poiché l'acqua era cattiva. Neanche a farlo apposta, Stortebeker significa letteralmente «un bicchiere in un sorso». E poi, per evitare il proibizionismo istituito nel XVIII secolo, fingevano di bere caffè, truccandolo con il rhum: disonesta bevanda che oggi si chiama Farisiàr, da «fariseo». Mentre quando erano costretti a nascondersi nell'entroterra dopo le rapine, i pirati ingannavano il tempo giocando per le polverose strade al Bosseln, una specie di gioco primitivo delle bocce con due palle di pietra di diverso diametro che dovevano essere lanciate il più lontano possibile: uno sport che viene praticato ancora dai locali. Dagli stessi giovani che si ritrovano ogni 1° aprile nel ristorante Haus der Getreuen, in memoria dei «Fedeli di Jever», estimatori di Bismarck a cui per il suo compleanno inviavano le prelibate uova di vannello, un uccello marino che svolazza sulle spiagge. Il piccolo porto di pescatori di Dangast, invece, era frequentato negli Anni Venti dai pittori del «Ponte» (Die Briicke) e negli Anni Quaranta dall'artista, un po' figlio del regime e un po' trasgressivo, Franz Radziwill che fu l'interprete pittorico della marina da guerra nazista ancorata proprio in Frisia, a Emden. La sua casetta oggi è un curioso museo che alterna mostre «espressioniste» collettive a retrospettive del pittore. Risalendo la Stòrtebekerstrasse si avvicendano storici mulini di stile olandese e villaggi costruiti a pianta circolare su collinette, al riparo dalle inondazioni, come Ziallerns il cui diametro non raggiunge il chilometro. Per vedere le lunghis¬ sime spiagge da dove prendevano il mare ì pirati con le loro vele bisogna arrampicarsi sulle creste degli argini in compagnia delle pecore che pascolano in fila indiana sul lucido vello erboso che riveste le dighe. A Neuharlingersiel, pittoresco porto che possiede un singolare museo delle navi in bottiglia, ci si imbatte nel «mare dei tedeschi»; mentre a Dornum ci si para di fronte uno degli innumerevoli organi parrocchiali della Frisia, costruiti nel Settecento, così celebri che Milano ne ha ordinato uno per l'ex duomo di San Simpliciano. Anche la chiesa di Marienhafe ne conserva un bell'esemplare. Eretta nel 1250 la Marienhafe Kirche è legata alla pirateria. La sua torre quadrata fortificata fu il rifugio prediletto degli «amici di Dio e nemici del mondo», come si definivano i pirati al servizio di Stortebeker. In compenso il «terrore dell'Hansa» non profanò mai la chiesa di Norden che ostenta il più grande organo antico della Germania. Ma il vero luogo di culto di Norden è il Museo frisone del tè (Ostefriesisches Teemuseum, Am Markt 36) dedicato alla be¬ vanda regionale importata dalle Indie fin dal Settecento. Il tè in Frisia è un rito: si versa lentamente sopra un dado di zucchero candito e si aggiunge della panna goccia dopo goccia, così da formare dei fiori bianchi nella tazza. Al tè i frisoni tengono più che al Doornkaat, l'acquavite di grano che ha un'invidiabile rinomanza in tutta la grande Germania. Da Norden a Leer, lungo la costiera, è un susseguirsi di colorati porti come Greetsiel, anticipato da tre bei mulini a vento allineati uno dopo l'altro, e di chiese romaniche in cotto, sempre abbellite da preziosi organi storici, fonti battesimali medioevali e tombe della riottosa nobiltà locale in bassorilievo. Tra le più interessanti ecco quelle di Pilsum, Hamswehrum, Rysum, Hinte e Suurhusen. Tutte costruite per sete di gloria dai piccoli latifondisti locali, gli stessi che cercarono invano di fermare, in aiuto alla Lega anseatica, le razzie corsare di Stortebeker. Oggi pochi sono i loro discendenti perché la Frisia è più popolata dagli abitanti dell'ex Ddr che da frisoni. Qualche erede delle vecchie Lachten (corporazioni di proprietari terrieri) per lo più vive o a Emden, che ha sofferto molto i bombardamenti dell'ultima guerra ma che ha un bel museo d'arte contemporanea (Kunsthalle), ò nella bella Leer, la «porta della Frisia tedesca». Leer ha difatti mantenuto l'atmosfera di vecchio e ricco porto mercantile con tanto di case dai tipici frontoni a gradini e vecchie botteghe come l'Haus Samson che, per l'arredamento e le suppellettili settecenteschi, testimonia un proficuo commercio di vini e liquori. Da Leer la strada che taglia la penisola frisone, e che si riallaccia alla sponda settentrionale della strada dei pirati, attraversa verdi e romantiche campagne. L'aspetto dolce del paesaggio richiama più certi angoli della Germania meridionale che non la natura nordica e aspra della costa, battuta dai freddi venti. Bad Zwischenahn soprattutto, stazione termale affacciata sulle acque livide dell'omonimo lago, ricca di intimi ristorantini e alberghi di charme, ricorda certi sereni villaggi tedeschi sul lago di Costanza. Soltanto le tipiche case a traliccio e le grandi fattorie del museo all'aria aperta Ammerlànder Bauerngehòft sanno raccontare, a chi la vuole ascoltare, la storia severa del bistrattato, coraggioso popolo frisone. Andrea Batteglini Nella regione tedesca tra porti colorati sul mare gelido, chiese romaniche e antichi organi, il verde entroterra con i famosi bovini SuZgjmi , danimarca(% mare DEL noro V Kiel* ^ A» K Ss^jEVER (Bremerhaven B^NORDEN* •|TiP EMDEN ^AREL Am|) olanda J Olde^urg **» /, •Verden r—i Lingen L • GERM AN 1 A / OsnabrOck Minden ^ / 0) 0) • < Hannover ~«vr—•' • Minister SuZgmar^ A» B^NOolandarL<~«vr—•' ... >??.»- . Le comode poltrone antivento sormontate dalle bandierine dei pirati (a indicarne la privacy) sono un elemento caratteristico delle spiagge della Frisia. Da esse protetti, i bagnanti si riscaldano bevendo birra e mangiando saporiti gamberetti grìgi