Scandaloso Céline, antisemita per troppo amore

Scandaloso Céline, antisemita per troppo amore In Francia uno studioso israelita «spiega» il suo razzismo con pamphlet provocatorio: cóntro i critici Scandaloso Céline, antisemita per troppo amore «Era un mistico della letteratura, come Proust, come gli ebrei» ft EL I « tre I eb ■ j sci ELINE antisemita per troppo amore verso gli ebrei? La Francia si scandalizza di fronte a una tesi arditissima: l'autore del Viaggio al termine della notte non sarebbe stato uno degli scrittori più antisemiti del secolo, ma una specie di amico degli ebrei, un mistico che nutrendo grande amore per un autore ebreo, Marcel Proust, volle emularlo e superarlo facendosi campione di una letteratura «talmudica». Questa «rilettura» idi LouisFerdinand Celine compare in Celine Seul, un saggio di Stéphane Zagdanski appena pubblicato da Gallimard. Zagdanski è ebreo, e prima di sparare la sua tesi mette le mani avanti: per chi ha subito l'odio antisemita - dice - Bagatelle per un massacro è un testo scioccante, sconvolgente. Ma Celine - prosegue - non è antisemita, perche l'antisemitismo è per sua natura antiletterario, e gli ebrei sono l'essenza della spiritualità. Celine è un mistico della letteratura, come gli ebrei, come Proust. Anzi, l'autore della Recherche è una specie di «super-Io» dello scrittore, un «super-ebreo» che fa scrivere a Celine una letteratura di stampo «biblico». Zagdanski non vuole far amare Celine dagli ebrei: «Voglio semplicemente dire che, come Sade, si è sempre rigorosamente rivolto ai suoi simili, agli scrittori, i soli autorizzati a leggerlo». E i critici? Zagdanski cita Mallarmé: «Persone che si intromettono in cose che non li riguardano». Come i lettori, sembra voler aggiungere. Ernesto Ferrerò, che ha tradotto Il viaggio al termine della notte da poco uscito per Cor- baccio, rifiuta fieramente questa interpretazione: «Non è nemmeno una provocazione, sono fumismi verbali, esercizi retorici fini a se stessi. Celine era un grande allucinato, un paranoico che riuscì a "centrare" con la sua critica i grandi mali del secolo. Ma non era affatto un mistico, semmai un anarchico deluso, che quando vide crollare l'altissima concezione che aveva nei confronti dell'uomo e della società arrivò a una critica radicale, nichilista». E l'odio-àmore per gli ebrei, lo spirito di emulazione, l'influenza esercitata su di lui da Proust? «Sì, ammirava Proust, e negli ultimi anni della sua vita lo ammise piuttosto esplicitamente. Ma solo a livello letterario, non certo in senso politico-ideologico. Celine aborriva l'ideologia». Molti hanno cercato di giù- stificare il razzismo di Celine citando gli aspetti più «umorali» del suo carattere: lo scrittore dava importanza solo ai sentimenti, nutriva il suo stile vorticoso solo di passioni. Era, è stato detto, antisemita per educazione, antisemita occasionale e per moda. Ma quando cambiava il vento poteva anche diventare filosemita, se non addirittura «sionista». Rimanendo pur sempre un perfetto opportunista, e razzista fino al midollo. Altri hanno anche detto che l'antisemitismo di Celine era soltanto una conseguenza del suo innato pacifismo: Bagatelle per un massacro non sareb¬ be che un tentativo di mettere in guardia la Francia contro l'inizio di una guerra voluta dagli ebrei per vendicarsi delle vessazioni subite dai nazisti. «Questa - aggiunge Ferrerò - è la spiegazione classica che lo scrittore stesso portò sempre in sua difesa. Ma è altrettanto vero che il suo odio per gli ebrei aveva anche radici molto private: in quanto figlio di bottegai piccolo-borghesi era pieno di frustrazioni. In fin dei conti, Celine era un masochista, un grande cacciatore di guai. E quale migliore occasione di procurarsene se non fare sparate sugli ebrei?». Anche per il critico Cesare Cases l'antisemitismo di Celine è indifendibile: «In Bagatelle dice - gli ebrei vengono presentati come i colpevoli del rimbecillimento collettivo nella civiltà di massa, del suo appiattimento culturale. Naturalmente è una sovrana idiozia. Senza contare la sua componente populista. Può darsi che per qualche caso singolo avesse ragione, ma non è un buon motivo per prendersela con gli ebrei in quanto tali». Carlo Grande I critici Ernesto Ferrerò e Cesare Cases sono scettici: «Non è una provocazione, sono fumismi verbali» «L'antisemitismo di Celine è indifendibile» Louis-Ferdinand Celine in «Bagatelle per un massacro» ha presentato gli ebrei come i colpevoli del rimbecillimento collettivo nella civiltà di massa e dell'appiattimento culturale

Luoghi citati: Francia