Il boss camorrista beffa la polizia

Il boss camorrista beffa la polizia Nessuno ha sorvegliato Michele D'Alessandro da Castellammare alle Tremiti Il boss camorrista beffa la polizia L'aspettavano al confino, ma lui è fuggito NAPOLI. No, l'idea di essere spedito al «confino» su un'isoletta delle Tremiti, lontano da Dio e dagli uomini, non gli andava proprio giù. Così Michele D'Alessandro, il padrino di Castellammare di Stabia scarcerato nove giorni fa, l'uomo descritto dai magistrati come uno dei più feroci capi della camorra, è scappato da Scanzano, il quartiere-bunker dove è nato e cresciuto. Si è allontanato sotto gli occhi della polizia, che adesso si giustifica sostenendo di non essere mai stata tenuta a sorvegliare un pezzo da novanta della malavita come «don» Michele. Ma allora chi avrebbe dovuto tenere d'occhio il padrino? Nessuno. Almeno così assicura un funzionario della questura, che si abbandona a sottili distinguo di tipo giuridico: il provvedimento che avrebbe dovuto spedire D'Alessandro in una sperduta isoletta del Basso Adriatico aveva carattere cautelare, e non coercitivo. Ergo: il boss non doveva essere scortato dalla forza pubblica fino alla sua nuova, scomodissima residenza; avrebbe dovuto invece andarci da solo, con l'unico obbligo di presentarsi entro le 14 di ieri ai carabinieri del luogo di destinazione. Conclusione: il capo camorrista è di nuovo latitante, libero di condurre i suoi affari come meglio crede. Il «caso D'Alessandro» è scoppiato il tre marzo, quando il boss è uscito valigie alla mano da una cella del carcere di Pianosa. Quel giorno è tornato un uomo libero, senza conti in sospeso con una giustizia che in fondo non lo ha mai trattato con eccessiva severità: dopo averlo assolto dall'accusa di strage, il tribunale aveva pronunciato contro di lui una sentenza di condanna a soli otto anni per associazione a delinquere di stampo mafioso. A suscitare le polemiche, però, non è stata tanto l'entità della pena, quanto il fatto che il boss appena scarcerato si è visto assegnare il soggiorno obbligato per quattro anni nel Comune di Castellammare di Stabia, vale a dire a casa sua. Il prowedimento ha provocato una valanga di critiche. Il presidente della commissione parla- mentare antimafia, Luciano Violante, ha avvertito che «chi ha l'autorità per farlo, e cioè il procuratore nazionale antimafia, può applicare il soggiorno cautelare previsto nei casi in cui il soggetto sia particolarmente pericoloso». Un invito esplicito affinché D'Alessandro fosse spedito il più lontano possibile dal centro dei suoi sporchi affari. Il boss, però, non è mai apparso impressionato da tanto clamore sollevato attorno al suo nome. Calmo, imperturbabile, è rimasto chiuso nel suo appartamento, nel quartiere Scanzano, dove ha ricevuto gli omaggi di amici e parenti. Domenica scorsa, giorno in cui avrebbe dovuto recarsi al commissariato per firmare nel registro dei sorvegliati speciali, si è permesso anche il lusso di mancare all'appuntamento: «Non vengo, sono malato, E poi possono uccidermi se metto il naso fuori da casa», ha fatto sapere alla polizia che ha informato subito la magistratura. Ma la denuncia non ha ancora avuto alcun seguito. Martedì, il colpo di scena: su proposta della direzione nazionale antimafia, il capo della camorra di Castellammare si è visto notificare un provvedimento di soggiorno cautelare alle Tremiti. L'obbligo era di presentarsi entro le 14 di ieri ai carabinieri dell'isola di San Nicola, nuova residenza del padrino. Ma quando gli agenti hanno bussato alla porta di casa D'Alessandro per un controllo, il boss era già spari¬ to. I familiari hanno tranquillizzato i poliziotti: «Michele - hanno detto - è partito per Termoli, in Molise. Deve prendere 0 traghetto delle nove per le Tremiti». Alle due del pomeriggio, però, al commissariato è giunta una segnalazione. Erano i carabinieri che avvertivano: «Qui D'Alessandro non si è visto, né si è imbarcato sul traghetto». A Castellammare di Stabia è scoppiato il caos. La polizia ha invaso in forze il quartiere di Scanzano, poi ha esteso le ricerche del boss in tutta la zona a Sud di Napoli. Troppo tardi: D'Alessandro è scomparso nel nulla. I suo familiari, interrogati per la seconda volta, hanno mostrato di cadere dalle nuvole: «Non ne sappiamo nulla, per noi Michele è partito per le Tremiti». Imbarazzate le spiegazioni fornite dalla questura: «Nonostante la legge non lo prevedesse - ha puntualizzato un funzionario -, D'Alessandro era sotto sorveglianza. Ci risulta che il boss era a casa alle cinque del mattino». Già, ma alle sette e mezzo è sparito. «Non eravamo tenuti a scortarlo fino al traghetto, né avevamo il potere per farlo. Se ci fossimo comportati diversamente avremmo rischiato una denuncia per abuso. Ma state tranquilli: Michele D'Alessandro non può essere andato lontano, e presto lo troveremo». Fulvio Mi Ione Era stato scarcerato da Pianosa nove giorni fa Soggiorno cautelare deciso dalla Dna Il boss D'Alessandro scortato da un gruppo di agenti

Luoghi citati: Castellammare, Castellammare Di Stabia, Comune Di Castellammare Di Stabia, Molise, Napoli, San Nicola, Termoli