Nuova bacchettata di Scalfaro «Come scolari caduti sulle aste» di Alberto Rapisarda

Nuova bacchettata di Scalfaro «Come scolari caduti sulle aste» Il Presidente usa la frusta. Mancino: manca un sussulto, vedo in giro troppa rassegnazione Nuova bacchettata di Scalfaro «Come scolari caduti sulle aste» ROMA. Quale è il problema principale della politica italiana in questo momento? «La rassegnazione» è la diagnosi di Nicola Mancino. Vede nero il ministro dell'Interno. E' appena uscito dall'aula di Montecitorio dove gli oratori illustrano le ricette dei vari partiti per risolvere la crisi morale del paese e non pare per niente soddisfatto. Dopo le tensioni del Senato contro Amato, ora alla Camera c'è la reazione opposta, una calma persino eccessiva che rasenta il disinteresse. Manca «un sussultò, una reazione di fronte all'inerzia politica - si sfoga pacatamente con i cronisti il ministro dell'Interno -. Miglio dice che è giusta la voglia di piazzale Loreto (piazza di Milano, dove nel 1945 vennero esposti i cadaveri dei gerarchi fascisti appesi per i piedi, ndr) e non suscita nessuna reazione. Questo vuol dire che siamo delegittimati culturalmente perché non c'è nessuno che protesta». Gli fa eco il presidente della Repubblica, parlando ad un gruppo di studenti: «La nostra crisi è solo crisi di cultura, ma solo" vuol dire tutto. Il mondo politico, purtroppo, non è come quegli studenti della III liceo classico che, interrogati sul paradiso di Dante, sbagliavano una terzina. Noi politici siamo caduti su quelle che si usavano a scuola ai miei tempi: siamo caduti sulle aste». Insomma, sulle prime regole dell'alfabeto. Si guardano intorno sempre più sconsolati i protagonisti della politica con la sensazione che l'inerzia stia portando ad un rassegnato scivolare verso elezioni anticipate col vecchio sistema. Scalfaro continua a far mostra dell'ottimismo della volontà: «Se la Provvidenza chiude una.porta, certamente ne apre della altre». Ma poi torna a criticare i «tumulti» provocati mercoledì al Senato da missini, leghisti e Rifondazione comunità. «C'è partecipazione di mu scoli dove l'intelligenza non giunge» osserva il capo dello Stato. Lo hanno attaccato il neo-comunista Cossutta e il le ghista Speroni che negano che vi siano stati «tumulti». «Pen siamo di rappresentare anche il popolo che scende in piazza, non solo le suore di clausura» dice Speroni. Il ministro Mancino, al contrario di Scalfaro, non sembra vedere spiragli della Prowi denza. «L'economia si è fermata, la gente è disoccupata, lo Stato paga inutilmente la cassa integrazione» dice a proposito del decreto del governo, blocca to ieri alla Camera, che voleva far riprendere i lavori degli ap palti sotto inchiesta. Che fare? Cambiare un governo che pare arrivato allo stremo delle for ze? «Questo governo può dire oggi stesso "noi ce ne andiamo se siamo di ostacolo ad una ripresa dell'attività politica e legislativa" - risponde Mancino ma c'è una soluzione alternativa? E se non c'è che facciamo, ci guardiamo sgomenti?». Al momento, le cose stanno proprio così. Nell'aula di Montecitorio l'atteso dibattito che avrebbe dovuto gettare le basi di una futura, più larga maggioranza di governo, si svolge fiaccamente senza i promessi colpi di scena. Rete e Rifondazione comunista disertano l'aula perché «il Parlamento è delegittimato dai troppi inquisiti» dice Diego Novelli, della Rete. I socialisti chiedono la conclusione del dibattito con un documento unitario, ma il pds risponde che Amato se ne deve andare. Fuori da Montecitorio, i liberali Patuelli e Battistuzzi picconano la commissione bicamerale per le riforme proponendo di eleggere una assemblea costituente che affianchi il Parlamento, col compito di approvare le riforme istituzionali ed elettorali. E poiché la Camera ha approvato mercoledì i poteri speciali per la commissione bicamerale, i liberali già annun- ciano che proporranno un referendum per abrogarli. Questo accade mentre la Confindustria alza la voce e esorta ad approvare l'attesa riforma elettorale per andare a votare ad ottobre. E Amato si sente sempre più solo, chiuso nel suo studio di Palazzo Chigi. Ora si attende il suo intervento al termine del dibattito sulla «questione morale», previsto per martedì. L'unico atto certo, al momento, è l'avvio della procedura per andare a votare il 18 e 19 Aprile per i referedum. Sono alle stampe 600 milioni di schede. Alberto Rapisarda Ieri alla Camera pochissimi deputati al dibattito sulla questione morale Spadolini e Scalfaro (a sinistra) ieri alla Fondazione Bellonci. Sopra, il ministro Nicola Mancino

Luoghi citati: Milano, Roma