Quando la Storia si siede a tavola di Edoardo Ballone

Quando la Storia si siede a tavola Da ieri una insolita rassegna gastronomica alle Gallerìe Principe Eugenio Quando la Storia si siede a tavola Come sono cambiati i menù nell'ultimo secolo Il 24 settembre 1922, il presidente del Consiglio «sua Eccellenza l'onorevole» Luigi Facta banchettava a Pinerolo per commemorare «il VI lustro della sua deputazione politica». Sponsor di quella festa, ci tramanda una scritta sul menù, era «il dott. Rocchietta, produttore del Proton». Facta gustò zampino con verdura cotta, noce di vitello all'ortolana, galantina con gelatina, dolce ghiacciato, frutta. Il vino era quello di Campiglione generosamente offerto dal Marchese di San Germano. Il pranzo di Pinerolo fu l'ultima apparizione mondana dell'Eccellenza: un mese e quattro giorni dopo il cavalier Benito Mussolini glielo mandava simbolicamente per traverso marciando con le sue camicie nere su Roma. Il menù che abbiamo descritto è uno dei 120 esposti da ieri sera alle Gallerie Principe Eugenio in via Cavour 17 in una curiosa mostra che resterà aperta sino al 24 marzo. Su quattro piani, oltre ai cartoncini che elencano suprèmes di pollo, soufflés, poisson gami in sauce parisienne e insalate capricciose, sono pure messi in evidenza annebbiate bottiglie di seltz, vassoi di osterie, ricevute dì ristoranti. Un modo, insomma, per tracciare un'insolita storia subalpina dove l'accademia lascia posto alle gioie del bel vivere. S'intitola «I piaceri della tavola in Piemonte nei preziosi menù. Un secolo di-storia e di costume» e i maggiori testimonials sono un libro di Maria Luisa Tibone, accanita ricercatrice, e i prestiti di Domenico Musei e delle sorelle Davicini, collezionisti di ricette stradatate. La più vecchia in mostra risale presumibilmente alla metà dell'800, quando Mortara era ancora provincia piemontese del Regno di Sardegna. Il menù, scritto in francese, ci racconta di trenta portate confezionate da Francesco Chapusot, già capocuoco dell'ambasciatore d'Inghilterra. Fra le voci più spettacolari gli «alberi di torrone guarniti di arancia», le «corone di lauro», il «canale di zucchero filato con le barche cariche». Il primo menù di data certa (dalla raccolta Musei) è del 1859. Anch'esso compilato in francese, evoca un diner di dodici portate consumato a Torino: si alternano pesci e vol-auvents a cacciagione con tartufi mentre il piatto forte è una «salade d'homard» che pensiamo davvero non male. Dello stesso anno è il menù del pranzo offerto dal Municipio di Torino ai delegati del governo di Toscana. Le portate sono ancora in francese ma appare la parola «minuta», quasi un segnale della prossima unità d'Italia. Non a caso, nell'aprile del '59, c'è l'ultimatum dell'Au¬ stria e a Firenze il popolo caccia il Granduca. Arrivano le prime grandi battaglie che apriranno il cammino al processo unitario. Menù di pranzi nobili o borghesi, per nozze o eventi pubblici: la Storia, è il caso di dirlo, si fa proprio a tavola. Edoardo Ballone

Persone citate: Benito Mussolini, Facta, Francesco Chapusot, Luigi Facta, Marchese, Maria Luisa Tibone, Mortara, Principe Eugenio, Rocchietta