Il Palagiustizia non cresce

Il Palagiustizia non cresce Le proposte della concessionaria per adeguare i locali alle esigenze dal nuovo codice Il Palagiustizia non cresce Bocciata l'ipotesi del piano in più Il Palagiustizia non crescerà. L'ipotesi di elevare di un piano il corpo principale è definitivamente accantonata dalla Edilpro, concessionaria dei lavori, con il beneplacito del Comune. Gli spazi per le Procure, l'ufficio di sorveglianza, la polizia giudiziaria, i legali saranno recuperati in altro modo. E' l'esito di un incontro convocato dal presidente della corte d'appello Conti, cui hanno partecipato i responsabili degli uffici giudiziari, il presidente dell'ordine degli avvocati Gabri, tecnici di Comune (Pennella e Beglia) e concessionaria (Valentini e Tomassini). La domanda fondamentale era: è possibile «chiudere» il terrazzo dell'ottavo piano, recuperando così oltre 5000 metri quadrati? Risposta negativa. Per molte ragioni: «La principale è che si renderebbe necessaria una variante urbanistica assai complessa» dicono in Comune. L'edificio sta già sorgendo in deroga (c'è chi dice «in spregio») alle norme vigenti. In particolare non sono rispettate le proporzioni tra cubatura e aree a verde e servizi, i cosiddetti standard. Per aggiungere altro cemento si renderebbe necessaria una deroga alla deroga. Senza tener conto di altri problemi: verifica sulla «portata» di struttura e fondazioni, spostamento di impianti, costo valutabile tra i 20 e i 25 miliardi, prolungamento di lavori già in ritardo. L'avanzamento dei diversi lotti non è da marcia trionfale: 20 per cento per il principale, 35 per cento per il terzo (aula magna e accessi), 70 per cento per il quarto (autorimessa). «Sono valutazioni da prendere con le molle, perché si riferiscono al valore degli interventi. Il giorno in cui si installeranno i termosifoni, tanto per fare un esempio, quel 20 per cento salirà, e di molto, pur trattandosi di lavori rapidi». Ma che un ritardo ci sia è fuor di dubbio: nella ipotesi migliore la consegna del Palagiustizia avverrà a fine '94. L'Edilpro ha risolto il problema dei nuovi spazi lavorando di forbice. Ha eliminato, ad esempio, una maxiaula alta 6 metri e 30 centimetri: sarà tramezzata in senso orizzontale, creando in pratica due piani distinti. Uno per gli avvocati, l'altro per le intercettazioni. L'aula è parzialmente interrata e prende luce dall'alto, per cui al piano inferiore si dovranno aprire spazi verso l'esterno. Ai legali l'ipotesi di «finire in cantina», non ancora sancita, piace poco. Altri metri quadrati si recupereranno dalla conciliatura (che lascerà il posto, ma in altra sede, ai giudici di pace), dall'ex ufficio società (aggregato alla sezione fallimentare ma trasferibile presso la Camera di Commercio), ai locali precedentemente destinati all'ordine degli avvocati (i quali conserveranno anche la sede presso la Curia Maxima, dove resterà la biblioteca). Dovranno stringersi la corte d'appello, il tribunale, la pretura, la procura generale. A giorni si svolgerà anche la «prova pratica» sul campione di uffici già montato in via sperimentale. Da verificare, soprattutto, se la qualità dei materiali impiegati garantirà la necessaria riservatezza. Una prova «urlo e litigi» che si aggiungerà ai controlli già effettuati dal Politecnico, con esiti soddisfacenti. Giampiero Pavido Ma i lavori sono già in ritardo Dovrebbero concludersi soltanto a fine 1994 L'ingegnere capo Franco Pennella segue i lavori per il Comune

Persone citate: Conti, Curia, Franco Pennella, Gabri, Giampiero Pavido, Pennella, Tomassini, Valentini