Trapianti di fegato, rischio di stop di Angelo Conti

Trapianti di fegato, rischio di stop Dopo il ricorso al Tar di un medico quinto al concorso di primario vinto da Salizzoni Trapianti di fegato, rischio di stop Il presentatore dell'esposto: «Bando illegittimo» Il vincitore: «Io preferisco pensare ai malati» Stop ai trapianti di fegato? Il pericolo viene dal Tar che potrebbe accogliere la richiesta di un medico, uscito perdente nel concorso per l'incarico di primario, e fermare l'attività del reparto diretto dal dottor Mauro Salizzoni, E' l'ennesimo episodio della travagliata esistenza del centro trapianti di fegato delle Molinette, che ha visto la sua attività «minata» da continue faide tra medici e da una vivace rivalità fra Ospedale ed Università. La possibile sospensione dell'attività si profila dopo che, all'inizio dell'anno, il dottor Salizzoni era divenuto primario-incaricato della chirurgia generale «C» con indirizzo verso i trapianti. Una soluzione che teneva conto della grande esperienza maturata dal chirurgo all'estero, soprattutto nel centro di Bruxelles. Poi il nuovo intoppo, con la denuncia del dottor Guido Carparli, quinto nel concorso di incarico, che considera anomale alcune procedure, soprattutto in riferimento alla richiesta di specifiche esperienze nel settore dei trapianti. Carparli, qualche mese fa, aveva trovato spazio sulle cronache anche per essersi autodenunciato al sostituto procuratore Ferrando: «Da sedici mesi mi pagano senza farmi lavorare, dopo la chiusura della chirurgia D». Ora il ricorso al Tar: «Il bando è illegittimo perché non esiste nella normativa nazionale la chirurgia dei trapianti epatici. Ma non ce l'ho con Salizzoni, che apprezzo per quanto fa. Ora c'è il rischio che si debba fermare, ma la colpa è di chi ha sbagliato quel bando, non mia». Salizzoni, ieri mattina impegnato nel terzo trapianto dell'anno a Torino, è parso sconsolato: «Sono stufo di pensare alla carta bollata. Io dovrei occuparmi soltanto di malati, di gente che lotta per sopravvivere». Mostra la sua lista d'attesa, un foglio con 16 nomi ordinati secondo i vari gruppi sanguigni: «E' una lista di dimensioni ridotte perché non voglio dare illusioni alla gente. Ci sono almeno altre 30 persone che dovrebbero essere inserite, ma non posso dar loro speranze che non potrei mantenere. Quelli preferisco cercare di farli operare altrove». Proprio nelle ultime settimane sono morte altre due persone da trapiantare: «Purtroppo il 10-15% dei malati non arriva al trapianto, muore nell'attesa». Ed ora il rischio di un altro stop, motivato da quella che Salizzoni definisce «una bega fra medici». Accanto a Salizzoni sono scesi in campo, ieri mattina, il direttore sanitario Rivara che ha sottolineato la globale difficoltà di movimento che incontra la Sanità, stretta fra stanziamenti minimi ed indagini della magistratura. Il commissario Silvano Stefano ha sottolineato la gra¬ vita del rischio: «Non possiamo accettare che un ricórso al Tar I blocchi un'attività che salva la vita alla gente». Il prof. Giorgio Verme, fra i promotori di un primariato per l'insufficienza epatica terminale affidato al prof. Mario Rizzetto (concretando una riuscita collaborazione fra Usi e Università), è stato perentorio: «Salizzoni è l'unico chirurgo delle Molinette in grado di operare trapianti e contemporaneamente dirigere un'equipe medico-chirurgica ed infermieristica capace di produrre risultati a livello europeo». Il dott. Carlo Maffeo, presidente Associazione trapiantati: «Fermarlo sarebbe gravissimo, visti anche gli imponenti investimenti in risorse umane ed economiche effettuati». Sinora il dipartimento di gastroenterologia delle Molinette ha seguito i trapianti di 132 piemontesi (101 operati a Bruxelles, 31 a Torino), mentre circa 100 pazienti, potenziali candidati all'operazione, vengono ora curati in day-hospital. Angelo Conti I ti dott. Mauro Salizzoni ha eseguito ieri il terzo trapianto nel '93

Luoghi citati: Bruxelles, Torino