Caselle, la tangente anche sul caro estinto

Caselle, la tangente anche sul caro estinto Caselle, la tangente anche sul caro estinto Li aveva scoperti il sindaco di Caselle: «Ho parlato con un'anziana, e ho saputo che aveva versato 820 mila lire per due suoi cari, mentre avrebbe dovuto pagare al Comune solo 60 mila lire. A questo punto ho segnalato la cosa ai vigili». Finiti in pretura, con l'accusa di truffa aggravata dal ruolo di incaricati di un pubblico servizio, quello di addetti al cimitero di Caselle, i necrofori Agostino Cosenza e Amerigo Musi hanno chiesto di patteggiare la pena al pubblico ministero Rinaudo. L'ultima decisione spetta al gip Rapelli, domani in udienza. Secondo l'accusa, i due becchini avrebbero lucrato sull'ingenuità degli anziani parenti di morti sepolti da vent'anni nel cimitero di Caselle, le cui salme venivano riesumate per essere riposte nell'ossario. La tariffa comunale per la penosa incombenza era di poche decine di migliaia di lire. Cosenza e Musi «arrotondavano». Dopo gli accertamenti del sindaco Federico Zavatteri, i vigili urbani si appostarono fra le tombe del cimitero. E scoprirono gli insoliti contatti fra i due necrofori e alcuni anziani parenti di sepolti. «Pensiamo noi a tut¬ to», spiegavano i becchini ai loro interlocutori. Con una somma oscillante fra le 400 e le 500 mila lire acquistavano la cassettina per l'ossario, dal costo di 70 mila lire, o una fioriera. Servizio completo. Un blitz dei vigili urbani permise di denunciare Cosenza e Musi: un'anziana donna era stata vista trattare con i becchini la dissepoltura di un suo caro e l'avevano invitata a passare dal comando con le banconete del mezzo milione pattuito con i necrofori. Il denaro venne fotocopiato, per precostuire la prova dell'insolita tangente. Una volta consegnato ai due, intervennero i carabinieri. I necrofori si difendono sostenendo di avere svolto un servizio completo in cambio di donazioni di denaro. L'avvocato Costantino Macrì, legale di Cosenza, spiega di aver chiesto il patteggiamento della pena, pur ritenendo che non esistessero i presupposti per la contestazione dell'aggravante.: «Si poteva discutere di un abuso, non di truffa - precisa -. Ma "c'era il problema di salvare il posto di lavoro al mio assistito dopo la sua sospensione. Con il patteggiamento c'è la garanzia».

Persone citate: Agostino Cosenza, Amerigo Musi, Costantino Macrì, Federico Zavatteri, Musi, Rapelli, Rinaudo

Luoghi citati: Caselle, Cosenza