Primo ok ai fondi chiusi e subito la Borsa brinda di A. Z.

Primo ok ai fondi chiusi e subito la Borsa brinda llila boccata di ossigeno per le piccole imprese Primo ok ai fondi chiusi e subito la Borsa brinda MILANO. Si avvicina il varo dei fondi chiusi. Ieri la commissione finanze della Camera ha approvato in sede legislativa il testo unificato che istituisce anche in Italia questi fondi. Il passo in avanti è importante e avviene proprio mentre altri strumenti finanziari più volte sollecitati dal mercato (i fondi immobiliari, quelli pensione) sono al vaglio del Parlamento. «Il primo gennaio del 1994, tra meno di un anno, i fondi chiusi potrebbero essere operativi», prevede il de Giacomo Rosini, relatore della legge. I tempi, dopo l'accelerazione alla Camera, potrebbero essere veloci: «Tenendo presenti gli scambi di opinioni con alcuni senatori della commissione Finanze spiega Rosini - penso che in pochi mesi potrebbero restituirci un articolato per l'approvazione definitiva. La legge, quindi, potrebbe essere pubblicata sulla Gazzetta ufficiale entro l'estate e subito dopo potrebbero essere emanati i regolamenti». Un'eventualità, questa, che già ieri mattina è stata salutata dalla Borsa con un'impennata dei prezzi: da sempre in piazza Affari strumenti come i fondi chiusi (ma anche come i fondi immobiliari e quelli pensione) sono attesi come la manna per allargare il mercato e moltiplicare domanda e offerta. Ma cosa sono i fondi chiusi? Si tratta, va innanzi tutto ricordato, di una variante dei fondi comuni d'investimento che in Italia sono finora operanti solo nella loro forma «aperta» con la possibilità, cioè, di emettere quote senza limiti di tempo e senza limiti di importo preventivamente fissati. Il fondo d'investimento «chiuso», invece, avrà la possibilità di emettere solo quote preventivamente fissate nel numero e nell'importo e non avrà la possibilità di far seguire altre emissioni a quella iniziale. Chi potrà gestire fondi chiusi? Tutte le società che già gestiscono fondi comuni purché abbiano un capitale versato di almeno 5 miliardi di lire e siano autorizzate dal ministero del Tesoro: così nel testo approvato dalla Camera. Preciso l'obiettivo di un fondo chiuso: l'acquisto di partecipazioni in aziende non quotate alle quali, recita il testo, «potranno dedicare non meno del 40% e non più dell'80% del patrimonio», mentre la restante quota di patrimonio potrà essere investita in azioni quotate e ma solo per una percentuale non superiore al 20% - in titoli di Stato. Il minimo sottoscrivibile sarà di 100 milioni con la possibilità di arrivare a 300. La vigilanza sarà della Banca d'Italia (che terrà un albo) e della Consob. Una volta stabilito l'ammontare del fondo chiuso e aperte le sottoscrizioni, se l'offerta non andrà a buon fine ma sarà sottoscritto almeno il 60% delle quote, il fondo (previa autorizzazione) potrà ridimensionare i suoi obiettivi. Se invece tutto andrà per il meglio, allora sarà indispensabile chiederne la quotazione entro tre anni dalla chiusura delle sottoscrizioni. La durata di un fondo potrà essere al massimo di 10 anni ma non essere inferiore ai 5, dopo i 5 o i 10 anni il fondo dovrà realizzare i suoi investimenti e liquidare le quote. In questo arco di tempo, tra i 5 e i 10 anni, il fondo potrà quindi investire in questa o in quella società garantendone per un periodo prefissato un'iniezione di capitali che dovranno essere restituiti solo alla fine del fondo: una sicurezza per chi, come le piccole e medie imprese, hanno bisogno di poter contare su finanziamenti a medio-lungo periodo, [a. z.]

Persone citate: Borsa, Camera, Giacomo Rosini, Rosini, Tesoro

Luoghi citati: Italia, Milano