E il cittadino si farà le leggi da sé di Alberto Papuzzi

E il cittadino si farà le leggi da sé il caso. Tutto sui referendum in un libro del giudice Ambrosini che farà discutere E il cittadino si farà le leggi da sé «I quesiti del 18 aprile sono abrogativi mascherati Nella 2" Repubblica spazio alle consultazioni propositive» LTORINO A bomba del giudice. Così potremmo chiamare un libriccino in apparenza I didattico, dedicato ai referendum, che arriva in libreria in questi giorni. Il giudice in questione è Giangiulio Ambrosini, presidente della prima sezione penale del Tribunale di Torino, che negli Anni Settanta è stato tra i fondatori di Magistratura democratica, subendo diversi procedimenti disciplinari, e ha firmato per Einaudi sia un commento alla Costituzione italiana sia un contributo alla Storia d'Italia. La bomba è nascosta in una frase di questo suo libro, Referendum, edito da Bollati Boringhieri: «Si pone con interesse la questione se sia sufficiente chiamare gli elettori alle urne soltanto per cancellare leggi vigenti, o non sia invece utile proporre l'elettorato come fondatore di nuove leggi». Che cosa significa? Che lo strumento del referendum, attualmente abrogativo, potrebbe diventare (è bene che diventi?) anche propositivo. D'altra parte, già oggi siamo in presenza - scrive Ambrosini - di richieste abrogative che «mascherano abilmente veri e propri referendum propositivi». Tali sono i referendum, su cui voteremo il 18 aprile, per l'introduzione della legge maggioritaria nelle elezioni del Senato e in quelle di tutti i Consigli comunali. «Ossia il voto non vale tanto a eliminare una o più norme, bensì attribuisce a quelle che residuano dopo l'abrogazione un significato diverso e nuovo». Il libro, è un utilissimo sussidio per chi voglia sapere tutto quello che non sa sui referendum. Ricostruisce passo passo la storia di questo strumento nella nostra democrazia e traccia un bilancio delle sette consultazioni finora avvenute ( 1974, 1978, 1981, 1985, 1987, 1990, 1991). Analizza il controverso atteggiamento delle varie forze politiche, con le sinistre nemiche del referendum, almeno fino a quello, storico, del 1974 sul divorzio. Ma il punto chiave è quella porta discretamente aperta sulla possibilità che i cittadini promuovano delle leggi pronunciando un sì o un no. Il giudice mette le mani avanti: «Il referendum propositivo, possibile solo con una riforma costituzionale, richiede delle garanzie. Dovrebbe essere sostenuto da un numero elevato di elettori e non dovrebbe riguardare materie come i diritti umani o la libertà di stampa. D'altronde, si continua a dire che si va verso la Seconda Repubblica: perché la svolta non potrebbe prevedere anche il referendum propositivo?». Ma lei è favorevole o no? «E' passaggio molto delicato e un difficile, che richiede enorme maturità politica. Non è che non veda dei rischi. Penso al leghista che issi sul carroccio temi che il Parlamento non affronterebbe mai. Detto questo, il referendum propositivo potrebbe avere un suo spazio, per quanto delimitato. Il diverso atteggiamento della Corte Costituzionale mi sembra da interpretare in questa direzione». Alberto Papuzzi Mario Segni impegnato a raccogliere firme per i suoi referendum. Nella foto piccola il giudice Giangiulio Ambrosini

Persone citate: Ambrosini, Bollati Boringhieri, Consigli, Einaudi, Giangiulio Ambrosini, Mario Segni

Luoghi citati: Italia, Torino