Arena, è un coro contro Ronchey di Alberto Ronchey

Arena, è un coro contro Ronchey Anche divi della lirica pro-rock Arena, è un coro contro Ronchey ROMA Si allunga la lista dei cantanti che firmano contro la chiusura dell'Arena di Verona ai concerti rock, disposta dal ministro dei Beni culturali, Alberto Ronchey. Ai vari Baglioni, Venditti, Zucchero, Renato Zero, Jovanotti e Masini (alcuni dei principali firmatari della lettera al ministro) si sono aggiunti ieri altri 21 cantanti, tra i quali Adriano Celentano, Franco Battiato, Riccardo Cocciante, Roberto Vecchioni, Gianna Nannini, Renato Carosone, Tullio De Piscopo e Luca Barbarossa. E dal mondo della lirica arriva il parere del tenore Luciano Pavarotti: se la decisione del ministro si è basata su una legge che recita «uso non confacente alla dignità del monumento», allora «io protesterei contro questa legge. E' una roba infame, ingiuriosa». Se viceversa, la motivazione del ministro è causata dalla «amplificazione che danneggia il monumento» e quindi per tutelarlo, «lo posso capire, è logico, è giusto, non fa una piega». Sempre nel mondo dello spettacolo, vibrate proteste dalla Federazione industria musicale italiana che ha indirizzato una lettera e Ronchey e al ministro Margherita Boniver, in cui parla di decisione che appare drasticamente elitaria. «Se possiamo capire le ragioni di cautela a difesa dell'interesse generale di tutela del patrimonio artistico - si legge nella missiva - che sono alla base della sua decisioni, non possiamo condividerle nello specifico. Abbiamo il sospetto di trovarci di fronte ad una discriminazione tra cosiddetta musica colta e non. Noi paventiamo il riemergere dei vecchi steccati tra generi musicali». E, mentre il Comune di Verona cerca una soluzione, il patron del Festivalbar, Vittorio Salvetti, promette: «Non accetterò una deroga per celebrare il trentennale del Festivalbar in Arena: sono solidale con tutti gli impresari ed i cantanti e tornerò a Verona solo se la situazione sarà risolta per tutti». La decisione di vietare l'Arena ai concerti pop è stata causa pure di diverse valutazioni a livello di partiti. Da una parte la «Voce repubblicana» plaude all'iniziativa del ministro dei Beni culturali («Non si deve insorgere quando finalmente prende piede una politica di conservazione più rigorosa») invitando a non dimenticare le reazioni che si ì ebbero dopo il concerto dei Pink Floyd a Venezia. Dall'altra il vicepresidente dei deputati liberali, Andrea Marcucci, in un'interrogazione a Ronchey afferma che la decisione di chiudere l'Arena alla musica leggera per il «potere "distruttivo" delle emissioni sonore degli altoparlanti» appare «pretestuosa, soprattutto alla luce dei progressi tecnologici che in questo campo permettono ogni tipo di soluzione». E dal ministero dei Beni culturali? Alberto Ronchey non ha rilasciato dichiarazioni per ora. Dal canto loro al ministero fanno notare che la circolare è stata formulata in base alle valutazioni tecnico-scientifiche dei singoli soprintendenti, aggiungendo che non si vuole entrare affatto nel merito della qualità della musica né suddividerla in musica «colta» o «meno colta». Al ministero affermano di condividere invece le preoccupazioni dei soprintendenti secondo i quali le potenze di emissione sonora delle batterie di altoparlanti dei concerti rock, per l'onda d'urto e le vibrazioni che creano, sono un contributo al degrado dei monumenti. Altra preoccupazione riguarda il diverso tipo di pubblico che è più «movimentato» nel caso dei concerti rock e può rappresentare un ulteriore contributo al degrado dei monumenti. Il divieto per l'Arena di Verona è coerente con precedenti divieti (piazza San Marco per la serata finale del Festival del Cinema, Caracalla per la lirica) rivolti alla tutela del patrimonio artistico e monumentale italiano, [p. q.] il' k Adriano Celentano e, . sopra, Battiate A sinistra il cantante Riccardo Cocciante e, sotto, il ministro dei Beni Culturali Alberto Ronchey

Luoghi citati: Arena, Comune Di Verona, Roma, Venezia, Verona