L'oro sporco di Kanemaru

L'oro sporco di Kanemaru Ha nominato quattro premier e manovrato la mafia: in casa aveva miliardi in lingotti L'oro sporco di Kanemaru Con le tangenti regnava su Tokyo LA CADUTA DEL PADRINO DEL GIAPPONE ELLA casa da tè «Alla buona fortuna», vicino al vecchio mercato del pesce, almeno cinque milioni a testa per sera, lo hanno aspettato invano sabato scorso. «Fior di pruno», la geisha preferita, debitamente appassita e incartapecorita, si è tenuta inutilmente disponibile per lui senza riuscire a spiegarsi come mai il suo nume mancasse l'appuntamento settimanale. Domenica, ha saputo. Ed è andata dai familiari di lui a condividere il loro strazio. Ancor più straziata è la «marnasan», boss del gruppo di geishe, per la perdita di un tale amico. Se le geishe sono state sconvolte dall'arresto, avvenuto sabato sera, di Shin Kanemaru, 78 anni, uno dei più potenti politici giapponesi, il paese esulta, sempre più indignato per ciò che sta venendo alla luce. Con le perquisizioni eseguite dopo il suo arresto, la magistratura ha scoperto in casa e negli uffici di Kanemaru decine di chili d'oro in lingotti, per circa 50 miliardi di lire; montagne di dollari e yen e di certificati di deposito al portatore per oltre cento miliardi di lire. Tutti soldi di provenienza dubbia, quasi sicuramente da tangenti. Denaro che non fruttava nulla, ma che era al sicuro e nell'ombra; riciclato dal più grande degli intoccabili, finito ora in galera grazie a magistrati che hanno agito all'insaputa degli alti gradi della magistratura, legatissimi ai politici. Di cui Kanemaru era il gran burattinaio. In una società in cui ci si rivolge a tutti con «san», signore, Kanemaru era l'unico cui ci si riferisse con «don», ahimè all'italiana, manosamente. Negli ultimi sei anni non c'è stato primo ministro che non sia stato nomina- to da lui. Non da eroico samurai, ma da imperioso shogun. Con stile e metodi da padrino. Da dietro le quinte, ha fatto e disfatto governi, e non solo questi: anche l'opposizione, come è adesso venuto alla luce. Con ingenti fondi illeciti dominava il partito liberaldemocratico, da 40 anni da solo al potere, e foraggiava larga parte del partito socialista, maggior gruppo di opposizione: tanto per salvare la facciata di un fragile pluralismo politico, elargiva agli «avversari» decine di miliardi di lire in seno a un «Comitato per le contromisure parlamentari» in cui si faceva il precotto del minuetto politico. Cresciuto all'ombra di Tanaka, il premier dello scandalo Lockheed, ne ereditò l'influenza su larghi settori del partito e la ampliò. La sua base era quella delle imprese di costruzioni, grandi erogatrici di tangenti. Si alleò con Takeshita, assurto da insegnante supplente di inglese, che non conosce, a dirigente sindacale dei docenti. Insieme spiccarono il volo negli Anni '80 e cementarono l'alleanza facendo sposare i figli: ora condividono un nipotino. Scaduto a fine '87 il mandato di Nakasone, che fieramente avversavano, riuscirono a impadronirsi del governo e del partito: Takeshita divenne premier, mentre Kanemaru tesseva le fila. Quando il primo fu messo sotto tiro da un gruppo di estrema destra con rumorose manifestazioni nel centro di Tokyo, Kanemaru - come è emerso ora non esitò a pagare una banda di gangster, Yakuza, perché mettessero a tacere i facinorosi. Per uno scandalo finanziario scoppiato nell'agosto '89, Kanemaru non esitò a sacrificare Ta¬ keshita, mettendo al suo posto Sosuke Uno: il quale fu travolto da scabrose rivelazioni di un'amante abbandonata. Al suo posto installò Kaifu, un peone qualsiasi, sostituendolo poi con Miyazawa, attuale premier. Nell'ombra, Kanemaru faceva e disfaceva a proprio piacimento: agli altri le cariche, a lui il potere. Da semplice deputato, fu accolto a Washington nel '91 con riguardi da primo ministro; nel '90 firmò un'intesa con la Corea del Nord, con cui il Giappone non ha rapporti, impegnando Tokyo ad aprire con essa colloqui per il riconoscimento. Il suo declino è cominciato nel settembre scorso, quando fu scoperto che aveva avuto 5 miliardi di lire da una società di trasporti legata alla mala. Ebbe solo una multa di due milioni di lire per illeciti finanziamenti politici, ma fu sommerso dall'indignazione generale, e dovette dimettersi da deputato. Pareva tutto finito lì, ma un gruppo di giovani procuratori ha continuato a scavare su di lui sotto l'aspetto fiscale. Lo hanno incastrato con un'operazione conclusa in grande segretezza. Affiancati da un medico e da agenti che non sapevano chi dovessero arrestare, lo hanno invitato in un albergo vicino a casa sua. Lo hanno dichiarato in arresto e sottoposto a visita medica per accertare che fosse in buona salute, affinché non accampasse malori. Da allora è in cella, shogun umiliato. Ma che sia davvero finito, è tutto da vedere. Fernando Metz etti

Luoghi citati: Corea Del Nord, Giappone, Tokyo, Washington