Autostrade piene di mazzette

Autostrade piene di mazzette Autostrade piene di mazzette Ex direttore Anas accusa Prandini «Era al centro del giro di affari» ROMA. Anche le autostrade d'Italia sono lastricate di tangenti. I soldi finivano nelle casse dei partiti attraverso gli ormai famosi «collettori», uomini incaricati di raccogliere i fondi neri per conto delle diverse forze politiche. Uno di questi, l'exdirettore generale dell'Anas Antonio Crespo, ha deciso di mettere fine alla propria latitanza e da due giorni sta dettando ai magistrati della Procura di Roma la storia delle tangenti versate e intascate sotto il segno dei lavori in asfalto. Davanti ai quattro sostituti procuratori del «pool» - Giancarlo Armati, Cesare Martellino, Giorgio Castellucci e Sante Spinaci - si sono così aperti nuovi filoni d'indagine: uno è quello delle autostrade, l'altro porta in Irpinia, ai lavori di ricostruzione nel dopo-terremoto. E torna a farsi sentire il nome dell'ex-ministro dei Lavori Pubblici Giovanni Prandini, indicato come il vero regista di questo pezzo di Tangentopoli. Ma il deputato democristiano continua a negare. «Per quanto mi riguarda - ha dichiarato ieri sera Prandini - non sono mai stato destinatario di tangenti di sorta. Le indiscrezioni fornite danno corpo alla volontà di trasferire presso il tribunale dei ministri tutte le questioni connesse con le attuali indagini in corso sull'Anas». L'invio degli atti dell'inchiesta romana al tribunale dei ministri sembra sempre più probabile. E' stato proprio Crespo a chiamare in causa Prandini. I soldi che passavano dal suo ufficio, avrebbe detto l'imputato, venivano poi riversati all'exministro. L'ex-direttore generale dell'Anas è arrivato a Roma da Parigi martedì pomeriggio, poco prima delle 15. Contro di lui c'era un ordine di cattura che è stato immediatamente eseguito, e l'interrogatorio di Crespo è iniziato non appena questi ha messo piede nel carcere di Regina Coeli. Per quasi sette ore, martedì, il funzionario ha parlato di come venivano richieste e incassate le tangenti legate alla costruzione della rete autostradale italiana, e la sua deposizione non si è ancora conclusa. Il sistema era diverso da quello per i fondi neri ricavati dagli appalti Anas concessi a trattativa privata. In questo caso infatti, le società di costruzione (compresa la «Autostrade spa» dell'Iri) dovevano presentare i propri progetti ad un apposito ufficio, quello per i lavori autostradali in concessione. Nel 1989 a capo di questo dipartimento c'era proprio Antonio Crespo, il quale ha spiegato che, se volevano farsi approvare i progetti, le società dovevano pagare le «mazzette»; ottenuto il via libera, poi, queste potevano sub-appaltare i lavori a trattativa privata, ma sempre dietro l'esborso di tangenti. Chi intascava? I partiti, ha assicurato Crespo. Quali? De, psi, psdi e pli, ha risposto l'exdirigente Anas, il quale ha aggiunto di essere un «collettore» come tanti: ad esempio il deputato de Francesco Cafarelli (exsegretario della commissione Antimafia), il consigliere comunale di Roma (sempre de) Lorenzo Cesa, l'ex-sindaco di Capriano del Colle, in provincia di Brescia, Sante Possi, arrestato il 23 febbraio dai magistrati di Verona. Ma ad intascare i fondi neri dell'Anas erano anche uomini politici, sia in ambito nazionale che locale. Ora i magistrati della capitale dovranno decidere quali atti trattenere all'interno della loro inchiesta e quali, invece, inviare a Milano, dove sono in corso altre indagini che riguardano l'Anas e il finanziamento illecito dei partiti. La Procura romana ha anche aperto un nuovo fascicolo, che riguarda gli appalti per la ricostruzione di strade, fabbriche ed edifici pubblici in Irpinia dopo il terremoto del 1980. Una quindicina di società sono state già perquisite. Polizia, carabinieri e Guardia di finanza hanno sequestrato una grande mole di documentazione riguardante questo genere di appalti, dopo aver notificato gli avvisi di garanzia ai titolari delle imprese. Tra le ditte coinvolte in questo ramo dell'inchiesta c'è anche la Icla, che a Roma, ormai da parecchi anni, ha ottenuto di partecipare ai lavori di ristrutturazione e consolidamento del «palazzaccio» di piazza Cavour, il vecchio palazzo di giustizia che oggi ospita ancora gli uffici e le aule della Corte di Cassazione, e che dal 1970 è «sotto osservazione» per il rischio di crolli e sprofondamenti. L'importo dell'appalto aggiudicatosi dall'Ida per quei lavori è di circa 70 miliardi. Igio. bia.l Giovanni Prandini

Luoghi citati: Brescia, Capriano Del Colle, Italia, Milano, Parigi, Roma, Verona