Le sferzate di Pascoli a Carducci
Le sferzate di Pascoli a Carducci Lettere riservate Le sferzate di Pascoli a Carducci Wfl PISA « EL 2015 si scioglierà il a mistero sulle 389 lettere ■ che Giovanni Pascoli e la k 11 sorella Mariù scrissero al fratello Raffaele tra il 1882 e il 1911, l'anno che precede quello in cui morì il poeta. Da qualche giorno è stato firmato l'atto di donazione alla Scuola Normale Superiore di Pisa con il quale Loredana Poggi-Pascoli, figlia adottiva di Luigia Pascoli, nipote di Giovanni, ha ceduto il carteggio da lei riordinato, chiedendo l'impegno alla riservatezza nel rispetto delle volontà testamentarie della madre. Nemmeno i più informati fra gli studiosi del Pascoli come Giuseppe Nava, dell'Università di Siena, sapevano dell'esistenza di un corpus così nutrito di lettere, che racchiudono la storia di una famiglia. Come si sa dalle memorie di Mariù, i Pascoli avevano ragioni di amarezza per i comportamenti del fratello Giuseppe, e in molte di queste epistole, a quanto pare, si fa riferimento a tali problemi. Ma non solo a questi: il professor Ottavio Banti, ordinario di Medievistica all'Università di Pisa e compagno di studi della signora Poggi-Pascoli, parla anche di un interesse per capire l'attività del poeta, i suoi programmi di lavoro, i giudizi talvolta sferzanti sui colleghi, Carducci compreso. Non meno pungenti sarebbero le lettere di Mariù, che racconta al fratello Raffaele, ingegnere a Pisa, le idiosincrasie e le passioni di Giovanni, spesso definito «il professore». La signora Poggi-Pascoli', insegnante di Lettere in pensione, racconta le vicende del carteggio segreto: «Raffaele lo affidò alla figlia Luigia, mia madre adottiva, raccomandandole la riservatezza. Nel 1965, quando anche mia madre morì, ne fui la destinataria con l'impegno di vincolarne la divulgazione per 50 anni dopo la sua morte, un vincolo che verrà a cadere, appunto, nel 2015. Ci teneva alla discrezione, e si doleva del fatto che Mariù, con la pubblicazione delle sue memorie, non ne avesse tenuto conto. Nelle sue intenzioni le lettere avrebbero dovuto esser conservate a San Mauro, dove Pascoli era nato, ma in questo caso sia lei che il marito avrebbero dovuto essere sepolti nel paese romagnolo. Questo non fu possibile, e così venne a cadere l'impegno per le lettere». Lela Gatteschi
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