Decapitato il clan di Sciacca
Decapitato il clan di Sciacca Decapitato il clan di Sciacca Tredici in carcere, preso anche il cugino di un giudice SCIACCA. Con tredici arresti per associazione mafiosa i carabinieri ritengono di aver decapitato la cosca di Sciacca. Tra ieri notte e ieri mattina 200 carabinieri del «Gruppo Agrigento» al comando del tenente colonnello Giuseppe Arena fiancheggiati da 120 militari della brigata meccanizzata Friuli hanno cinto d'assedio Sciacca. Responsabile del clan sarebbe l'ex dirigente della Cassa di Risparmio Siciliana Salvatore Di Gangi, ragioniere, 51 anni, originario di Polizzi, un paese a 80 chilometri da Palermo. Sarebbe diventato il «padrino» in questo versante dell'Agrigentino dieci anni fa, dopo l'assassinio del boss della «vecchia mafia» Lillo Colletti. Di Gangi per anni aveva avuto fama di irreprensibile e capace funzionario di banca, sposato con l'insegnante di Lettere Enza Bono titolare di un'agenzia di viaggi che molti a Sciacca avrebbero voluto sposare per la sua avvenenza e per la sua verve. Ma Di Gangi arrivò prima degli altri e la conquistò. «Ha sempre preso tutto quel che ha potuto», ha commentato ieri uno degli inquirenti accanto a Caselli, al procuratore di Sciacca Carmelo Carrara e a Maria Teresa Principato, la giovane giudice che coordina l'inchiesta. Lasciata la banca tre anni fa dopo una prima segnalazione per mafia. Di Gangi ha fatto causa chiedendo il riconoscimento di uno scatto di carriera e arretrati per 400 milioni. La vertenza ora è in Cassazione. Un ruolo di rilievo nella cosca è attribuito pure a Rosario Messana, 64 anni, cugino e omonimo del procuratore della Repubblica di Sciacca morto due anni fa e come lui originario della vicina Castel vetrano, dove nel 1950 fu fatto trovare ucciso il bandito Salvatore Giuliano. Nel 1990 il suo nome fu citato dai carabinieri in un rapporto che però, ancora il cugino in carica, era stato archiviato. E poi Calogero Maietta, di 32 anni, autista giudiziario prima a Palermo e da qualche tempo presso la prefettura di Trapani. Quindi il figlioccio di Di Gangi, Accursio Dimino, insegnante di Educazione fisica e appassionato di karaté, e suo fratello Francesco di 37 anni; i fratelli Stefano e Salvatore Greco di 35 e 40 anni, titolari di un autosalone. Gli altri finiti in carcere sono Ignazio Ambia di 29, Giacomo Giaccio di 26, Giuseppe La Rocca di 56, Vincenzo Leggio di 31, Salvatore Ragusa di 32, Stefano Vitande, che compirà in cella 29 anni. Intanto ieri è stato rivelato che la villa del gip presso la Pretura di Palermo, Marcello Viola è stata danneggiata da un incendio doloso. Antonio Umidi
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