«Mastroianni ha ragione, ma è in ritardo» di Giulietta Masina

«Mastroianni ha ragione, ma è in ritardo» Registi e colleghi gli rimproverano solo d'avere scelto la sede sbagliata per accusare l'Italia di Tangentopoli «Mastroianni ha ragione, ma è in ritardo» «Molti sapevano, prima di Di Pietro» DOPO LO SFOGO DELL'ATTORE A PARIGI IVISI sulla forma, d'accordo nella sostanza. La «sparata» di Marcello Mastroianni lascia il segno. Il giorno dopo l'intervento dell'attore a Parigi, che ricevendo la Legion d'Onore ha detto la sua su Tangentopoli, il cinema italiano si spacca: per qualcuno Mastroianni ha esagerato, tanti altri invece condividono lo sfogo del protagonista de «La dolce vita». Ma cosa aveva detto l'attore? Aveva parlato come tanti italiani fanno al bar, ma da un altro «pulpito», il balcone di rue Valois, sede del ministero della Cultura, davanti a una platea qualificata: «L'Italia dei politici ladri sta sputtanando me e tutti gli italiani in giro per il mondo...Che vadano tutti in manette, 'sti ladri...Come nel Medio Evo li metterei in una gabbia, sotto la pioggia e al vento. E li farei restare lì, alla gogna, fino all'ultimo giorno che hanno da scontare...». Il primo giudizio, benevolo, è del regista Dino Risi: «Quello del cinema non è un mondo a parte, è integrato nel paese. Quello che ha detto Mastroianni lo dicono tutti, l'ha detto tutta Italia. Mastroianni - aggiunge l'autore de "I soliti ignoti" - è l'attore della gente comune, e alla gente comune ha dato voce». «Sì sono d'accordo con Marcello - aggiunge lo sceneggiatore Ugo Pirro - ma un'opinione su questo Paese me l'ero fatta ancora prima che Mario Chiesa venisse arrestato. Anche se nessuno pensava che Tangentopoli potesse avere sviluppi di questo genere». Pirro confessa di aver scritto sei mesi fa, con Luigi Magni, un soggetto dal titolo «L'ombra rossa». Di che si tratta? «Durante una manifestazione del psi a Caprera - racconta lo sceneggiatore premio Oscar - Garibaldi esce dalla tomba e insegue i socialisti corrotti. Adesso quel progetto, come tanti altri, è nel cassetto. Anche superato dalla realtà». Dalla parte di Mastroianni anche Dario Fo: «Ciò che ha detto Marcello è vero e vorrei averla inventata io quella frase sui politici che ci sputtanano. Quest'anno sono stato due volte a Parigi. In entrambi i casi le tv francesi mi hanno chiamato non per sapere cosa stessi facendo ma perché raccontassi lo schifo delle tangenti. Si divertivano da morire e mi hanno fatto delle domande che mi hanno messo in imbarazzo. In questi giorni la Bbc per 25 minuti mi ha ripreso con lo scopo non di far parlare l'artista perché artista ma solo perché è un testimone di ciò che sta accadendo». Sottoscrive anche Diego Aba- tantuono, che in «Arriva la bufera» di Damele Luchetti (presto nelle sale) fa la parte del magistrato («ma non è Di Pietro» precisa): «Stimo e rispetto Mastroianni, ed è suo diritto dire quelle cose. Lui lavora da molti anni, e certamente avrà pagato le tasse. Sapere adesso che quei soldi sono stati rubati da qualcuno l'avrà mandato in bestia. Mi scandalizzo che qualcuno si scandalizzi. Io avrei detto le stesse cose la notte in cui consegnarono l'Oscar per "Mediterraneo", se qualcuno me l'avesse chiesto e fossimo stati nell'Italia di Tangentopoli». Guida la schiera di chi rimprovera l'attore de «La dolce vita» invece Pasquale Squitieri. Per il regista: «Mastroianni appartiene al sistema come tutti noi. Non si tratta di "onorevoli da mandare in galera", ma di tutto un sistema assistenziale, corrotto, protetto che è da cambiare. Di questo sistema - prosegue Squitieri - nel bene e nel male, chi di più chi di meno, facciamo parte tutti, compreso Mastroianni, lui più nel bene che nel male certamente». Più in generale il regista critica «questi nostri grandi attori, registi, che vanno all'estero a parlare male dell'Italia dimenticando che è l'Italia che li ha resi grandi. Che poi è la stessa Italia delle tangenti, delle raccomandazioni, delle cambiali. Il nostro è un paese pieno di contraddizioni. Lapidare da una parte sola non è corretto». Bimane stupito anche Mauro Bolognini: «Non conoscevo Marcello così agguerrito e feroce - afferma - si vede che il fatto di essere un attore molto più apprezzato all'estero che in Italia, lo ha amareggiato. Io credo negli uomini capaci che fanno degli errori. Abbiamo in Italia personaggi di talento che si chiamano Conso, Amato e Napolitano. Certo, gli errori mi offendono, ma non mi fanno dire cose come quelle che ha detto Mastroianni». Parole che non avrebbe pronunciato neanche il regista Damiano Damiani: «La sua è stata un'uscita esasperata e ingenua. Prima di esprimere la nostra rabbia dobbiamo, ognuno, fare un esame di coscienza. Allora, forse, capiremmo che Tangentopoli è frutto di una finzione. Nel senso che molti sapevano come stavano le cose, ma ha fatto comodo illudersi che non fosse così. Sarebbe come stupirsi dell'esistenza della mafia in un paese che, secondo me, è parecchio mafioso. Ma quella scelta da Mastroianni non era certo l'occasione giusta per dire certe cose». Palma della più equilibrata a Giulietta Masina: «Marcello ha detto quelle cose? Rispetto le opinioni degli altri, mi sembrano un po' forti. Io preferisco starmene zitta: non sono una grande diplomatica», [fìa. cor.] Abatantuono: «La notte degli Oscar anch 'io avrei detto le stesse cose» ' A sinistra Marcello Mastroianni con il ministro della Cultura francese Jack Lang dopo la consegna della Legion d'Onore. A destra Giulietta Masina e Diego Abatantuono