Nuove tangenti al «casello» Anas di Maria CorbiAnna Langone

Nuove tangenti al «casello» Anas Si costituisce l'ex direttore generale Crespo. «Palazzi d'oro», si presenta anche Pala Nuove tangenti al «casello» Anas Un avviso per Cafarelli (dc),:se& 2^'- v - ■ ì.. .A ROMA. Si allarga l'inchiesta sulle tangenti Anas. Nella rete delle indagini della magistratura è caduto un altro nome eccellente, quello del deputato de Francesco Cafarelli attuale segretario della commissione antimafia. Per lui un avviso di garanzia nel quale si ipotizza l'accusa di concorso in concussione. Ieri poi è finita la latitanza di Antonio Crespo, l'ex direttore generale dell'Anas, ricercato da oltre un mese. Subito dopo essersi costituito Crespo è stato ascoltato dal «pool» di magistrati che conducono le indagini sulle tangenti Anas. Un «ritorno» importante anche quello di Antonio Pala, ex assessore capitolino socialista al piano regolatore indagato per l'indagine sui palazzi d'oro. Costituitosi in mattinata Pala è stato trasferito a Regina Coeli dove è stato interrogato dal pubblico ministero Vinci a cui ha detto di non conoscere gli imprenditori che lo accusano. Oggi verrà ascoltato dal giudice delle indagini prelimi- nari Adele Rando. Nel provvedimento a carico di Cafarelli, emesso ieri dai sostituti procuratori della repubblica Giancarlo Armati, Cesare Martellini, Sante Spinaci e Giorgio Castellucci, l'ipotesi di reato viene messa in relazione ad una tangente di un miliardo e 750 milioni che un imprenditore sarebbe stato costretto a pagare per sbloccare l'iter di un appalto per lavori stradali Anas. A far partire le indagini e l'avviso di garanzia per Cafarelli sarebbe stato lo stesso costruttore impegnato all'epoca dei fatti, nella primavera del '92, con lavori stradali in una regione del Sud. Rimasto con i cantieri bloccati, a quanto afferma il rapporto dei carabinieri, l'imprenditore sarebbe stato avvicinato dall'uomo politico che si sarebbe «offerto» di risolvere il problema. Come contropartita, secondo l'accusa, Cafarelli avrebbe intascato una percentuale sul finanziamento di 35 miliardi. Un miliardo e 750 milioni da consegnare in contanti e in due tranches. Le buste contenenti la «stecca» sarebbero state poi ritirate personalmente dall'esponente democristiano. Accuse seccamente smentite da Cafarelli che ieri ha comunque rassegnato le dimissioni da segretario della commissione antimafia. «Non ci sono parole - ha dichiarato - per esprimere il mio stupore per questa vicenda che cerca di coinvolgermi in un mondo, quello della politica corrotta e degli intrecci politico affaristici, al quale non solo sono stato sempre estraneo, ma che ho denunciato e combattuto in tutta la mia attività». L'esponente democristiano ha poi precisato di non conoscere l'imprenditore che lo ha accusato e si è detto disponibile ad essere ascoltato in qualsiasi momento dai magistrati. «Mi auguro che ciò avvenga ha spiegato - perché la questione possa essere subito chiarita». Franco Cafarelli è nato a Foggia cinquantuno anni fa, laureato in Economia e commercio prima di essere eletto in Parlamento è stato funzionaraio dell'Ente autonomo Acquedotto pugliese. Fino a qualche settimana fa era socio di maggioranza di Teleblù, un'emittente privata aderente al circuito Cinquestelle. Sempre su posizioni critiche rispetto alla gestione del partito a livello provinciale e nazionale, Cafarelli è passato dal grande centro di Forlani ai Popolari per la Riforma di Mario Segni, movimento di cui è coordinatore regionale in Puglia. Poco dopo l'ultima visita dell'antimafia in Puglia, Cafarelli ha subito un attentato dinamitardo: un ordigno rudimentale è stato fatto esplodere presso il suo studio provocando comunque lievi danni. In quest'occasione il segretario dell'antimafia dichiarò di essere da anni nel mirino di malintenzionati e di temere per la sua vita. Le dichiarazioni rilasciate ai magistrati dall'imprenditore edile che hanno fatto scattare l'avviso di garanzia per Cafarelli riguarderebbero anche l'ex direttore generale dell'Anas Antonio Crespò fino a ieri latitante fra Svizzera e Francia. Nei suoi confronti pendono due ordini di custodia cautelare per l'accusa di concorso in concussione. A coinvolgere l'ex direttore generale dell'Anas nell'inchiesta «mani pulite» sono state le dichiarazioni di numerosi imprenditori ascoltati come parti lese e testimoni dai giudici romani. Maria Corbi Anna Langone Un imprenditore avrebbe pagato 1 miliardo e 750 milioni al deputato de L'on. Francesco Cafarelli, de segretario dell'Antimafia A destra, Antonio Pala, ex assessore socialista al piano regolatore de\ Comune di Roma che si è costituito ieri

Luoghi citati: Comune Di Roma, Foggia, Francia, Puglia, Roma, Svizzera