Lira e Borsa, un altro ko

Lira e Borsa, un altro ko Lira e Borsa, un altro ko Dopo una giornata drammatica Vaffannoso e parziale recupero ROMA. Un'altra giornata da infarto per lira e Borsa. Prima i timori che il governo Amato potesse dimettersi, poi l'arresto di Gabriele Cagliari hanno avuto l'effetto di una miscela esplosiva: i titoli azionari hanno lasciato sul campo il 3%, per la moneta è stata un'altalena, con il marco fissato a 972 e il dollaro a 1614. Poi, quando nel pomeriggio si è saputo che Amato non era andato da Scalfaro per dimettersi, la lira, pur restando debole, si è un po' ripresa: il marco è terminato a una media di 963,50 e il biglietto verde si è assestato a quota 1606, un record comunque. Secondo alcuni operatori, Bankitalia sarebbe intervenuta, ma solamente nella prima parte della mattinata. Ma per la Borsa non è andata meglio. L'arresto di Cagliari, seguito dal via libera a procedere per Bettino Craxi, ha avuto un effetto dirompente. In poco tempo Piazza Affari è stata travolta da un'ondata di ordini, arrivati soprattutto dall'estero, ma anche i borsini avrebbero deciso di realizzare le plusvalenze messe a segno nei giorni scorsi. Conclusione? «Adesso nervi a posto», dice il presidente del consiglio di Borsa, Giovanni Ventura, aggiungendo che con questi chiari di luna può accadere di tutto. «La Borsa - spiega Ventura - teme gli effetti di Tangentopoli sulle imprese e sulle loro operatività». F. Buio e A. Zani A PAG. 25

Luoghi citati: Cagliari, Roma