L'INCROCIO DI DUE DEBOLEZZE di Mario Deaglio

L'INCROCIO DI DUE DEBOLEZZE L'INCROCIO DI DUE DEBOLEZZE PER tutta la giornata di ieri, segnali di debolezza finanziaria hanno fatto da contrappunto a segnali di debolezza politica. Mentre Giuliano Amato si recava al Quirinale prima di uno dei Consigli dei ministri più duri e più tesi nella storia della Repubblica, la lira perdeva pesantemente terreno contro tutte le valute; i dati sulla caduta di Borsa sono giunti inframmezzati alle notizie di nuovi arresti, tra cui quello del presidente dell'Eni. L'intreccio tra debolezza finanziaria e debolezza politica è un fatto relativamente nuovo nella vita di questo governo. Fino a un paio di settimane fa, il presidente Amato poteva far leva sulla prima per compensare la seconda: attenti, era il messaggio implicito del governo, che se la manovra viene bocciata, se le privatizzazioni vengono ostacolate, se il governo cade, questa caduta comprometterà in maniera irrevocabile anche il futuro dell'economia. Paradossalmente, quindi, una lira in difficoltà rafforzava un governo che presentava al Paese un piano coerente, anche se doloroso, di risanamento. Così è stato possibile far votare a un Parlamento recalcitrante una manovra economica necessaria, anche se, purtroppo, non risolutiva. Tutto ciò è ora superato dalla più generale crisi innescata dall'inchiesta «Mani pulite». La politica economica del governo è stata appannata da dimissioni di ministri, da un rimpasto, da incertezze e contraddizioni sulla «manovra-bis», dal varo di provvedimenti di sostegno dell'occupazione socialmente indispensabili ma dalla problematica copertura finanziaria. A questo punto, gli obiettivi stabiliti con molta decisione all'inizio dell'autunno Mario Deaglio CONTINUA A PAG. 4 SETTIMA COLONNA

Persone citate: Borsa, Consigli, Giuliano Amato, Mani, Paese