Un «sorcino» è deluso da Zero, la signora Arafat dal marito

Un «sorcino» è deluso da Zero, la signora Arafat dal marito AL GIORNALE Un «sorcino» è deluso da Zero, la signora Arafat dal marito «Renatino vivacchia con gli altarini» Siamo proprio in crisi, anche l'arte e molti cosiddetti «artisti» 10 dimostrano. Ero un simpatizzante di Renato Zero, bei tempi quelli! Renato diceva, cantava, agiva in perfetta coerenza, e i «sorcini» erano tutti con lui. Dopo decise di sparire dall'Arte e dalle scene - decisione sua o imposta? Ora - come gli artisti del passato che per vivacchiare dipingevano o affrescavano chiese, altari, «altarini» - ha deciso di ritentare i suoi sorcini con una canzone che - di certo - avrà successo in chiese, oratori e simpatizzanti, mica scemo il Renatino, la canzone è mirata, sono passati i bei tempi, ora anche Renato si confessa, fa il monogamo, non dice bugie, non fa l'anormale, ora è la «normalità» che buca 11 video - e le menti -, mi chiedo quando canterà una canzone dal titolo... «opportunista ad ogni costo»... Gianni Rossi, Sassari Uomini e donne arabe parità impossibile Forse non aveva tutti i torti il religioso cattolico che recentemente ha consigliato le donne italiane a non unirsi in matrimonio con uomini provenienti dal mondo arabo visto che la stessa moglie di Arafat, la palestinese cristiana Souha Tawil, nell'intervista riportata a pagina 9 de «La Stampa» del 2 marzo, dichiarandosi timorosa di non poter vedere un giorno l'uguaglianza tra l'uomo e la donna arabi, afferma: «Noi abbiamo un uomo che ci opprime in casa, un altro che ci opprime fuori». Elvio Soleri, Torino Servono netturbini non amministratori Siamo così ingenui? Possiamo credei e che il «sistema» fosse appannaggio solo di pochi? Possia¬ mo credere che i sindacati, le opposizioni, le istituzioni, ignorassero le regole? Dobbiamo credere che chi non ha mai partecipato all'orgia di spartizione, si sia tenuto indenne, anche dentro la coscienza, da qualunque desiderio di denuncia, di dissociazione, di volontà di «chiamarsi fuori» pubblicamente da quanto stava accadendo? Sono portato a credere che ci fossero connivenze. Ciascuno ha giocato a ottenere dei privilegi, se non diretti e personali, almeno di posizione. Non è possibile che la nomenclatura voglia sviluppare il malcontento, 1 irritazione delle piazze, per poter esprimere, in modo diverso e apparentemente nuovo, il proprio attaccamento al business? Cosa dire dei cosiddetti Caf? Non è con i soldi di tutti che i sindacalisti si garantiranno un mantenimento che la perdita delle gestioni Usi non gli può più apportare? E' ancora possibile parlare di «tangenti»? Ma la tangente, è solo una provvigione. Qui ci sono prezzi gonfiati, costi resi elevati con l'utilizzo dello strumento legislativo, concordato nei corridoi. Come non credere che Amato non sia garante, in qualche modo, del mantenimento di uno stato di fatto che interessa i «gruppi guida» del potere, forse al di là della rappresentanza dei partiti. Se così non fosse come mai si sono lasciate passare norme e leggi e si concedono fiducie e rimpasti ad amministratori così tanto lontani dal consenso? Andiamo a votare subito? Dovremmo eleggere dei netturbini, non degli amministratori: la pulizia dovrà essere così radicale, così minuziosamente attenta a rompere i meccanismi creati ad arte, che forse sarebbe più conveniente un azzeramento totale: è possibile che questo lo faccia, da solo, il Presidente? Sarei propenso ad accettare questa soluzione, magari supportata da professionisti e tecnici di «sicura» provenienza laica. Antonio Silvestre, Bologna Un folle decreto contro la famiglia Puntualmente è arrivata l'ennesima fregatura perpetrata dallo Stato italiano e questa volta ai danni delle donne che compiendo 55 anni nel 1993 si accingevano a godere, si fa per dire, di quanto fino a qualche tempo fa promesso, e cioè del minimo di pensione. Infatti io, e come me migliaia di altre cittadine italiane, avendo la sfortuna di compiere 55 anni dal 1° gennaio 1993 in avanti (e non entro il 30 dicembre 1992, data di pubblicazione del decreto n. 503 sulla G.U.) e avendo un coniuge pensionato con pensione superiore alla favolosa cifra di 22 milioni 532 mila lire lorde, ho perso il diritto all'integrazione al minimo. Questo decreto è altamente discriminante: è assurdo infatti che chi ha maturato il diritto alla pensione entro il 30 dicembre 1992 abbia avuto il contributo al minimo e gli altri no, pur avendo versato gli stessi contributi previdenziali e nel caso di versamenti volontari (autorizzati dall'Inps) anche gli aumenti ogni volta che cresceva il contributo stesso. Che fine fanno questi nostri soldi? Se lo Stato decide di fare economia non può ritenersi autorizzato a derubare una fascia di cittadini che ha oltretutto pagato per questo diritto e con l'avallo dello Stato stesso. Il tutto è «lesivo di diritti acquisiti» e in più viola gli articoli 3, 37 e 38 della nostra Costituzione. Si parla tanto del valore della famiglia e poi si fanno queste belle leggi discriminanti che danneggiano la dignità di chi ha lasciato il lavoro proprio per dedicarsi ad essa e che ora si trova in mano un pugno di mosche. Ritengo altresì che i vari sindacati, che ringrazio di cuore per il «non aiuto» che ci hanno dato, dovranno lottare contro il lavoro in nero che sicuramente aumenterà, favorito da questo folle decreto. Infatti chi vorrà più pagare i contributi previdenziali quando non avrà più nulla in cambio, quando basterà versare la stessa cifra ad una qualsiasi compagnia di assicurazioni, per essere coperte in futuro? E come mai, mentre tutte le altre modifiche alle pensioni sono state programmate con gradualità, questa è entrata brutalmente in funzione solo 2 giorni dopo la pubblicazione del decreto legge? I tanti «trombati» dovrebbero far sentire il loro sdegno parlamentari, sindacati, partiti, associazioni di categoria e alla stampa e tv affinché si ponga rimedio a un'azione così iniqua. Annamaria Grazioli Frabosa Sottana (Cuneo) Volete guadagnare? Fate come la Cuccarmi Su La Stampa del 23 febbraio si legge che la ventisettenne «Cuccarmi nazionale» ha percepito 36 milioni a puntata per le tre serate del Festival di Sanremo. Io, quale sua coetanea laureata e disoccupata, a tutte quelle ragazzine che, dopo la scuola dell'obbligo, si preoccupano di quali studi superiori intraprendere, che possano poi dare una maggiore possibilità di lavoro, vorrei dare questo consiglio: infilatevi nel miliardario mondo dello spettacolo dove, per presentare con nome, cognome e qualche parolina di circostanza (come da foglietto sottomano) i cantanti di un Festival, non occorre nessun diploma né tantomeno una laurea sovente sudata. Nessuna invidia, ma semplice constatazione. Caterina Costa, Cuorgnè (Torino) «Farassino soldato come Totò a Cuneo» Scrivo a proposito della questione sollevata dalla Lega sugli alpini «sudisti» citandovi la mia personale esperienza. Nel 1969 prestai servizio militare nelle truppe alpine, ed essendo nato in provincia di Cuneo e vissuto a Torino, secondo la teoria leghista avevo le carte in regola per fare l'alpino. In realtà non avendo mai frequentato la montagna, salvo alcune scampagnate domenicali con autovettura, sono cresciuto in città e le uniche «marce» le avevo fatte da piazza C. Felice a piazza Castello (nei week-end) con relativo «bivacco» al caffè Torino. Pertanto se mi avessero arruolato in Marina avrei avuto la stessa predisposizione, tanto è vero che diversi commilitoni che arrivavano da L'Aquila nelle marce erano imbattibili, loro sì che avevano molta predisposizione verso la montagna a differenza di noi cittadini (comodini!!). Vorrei porre una domanda al sig. Farassino: ma il militare l'ha fatto? (magari a Cuneo come lo fece Totò?). Mauro Arnione, Torino