Festa del libro i contenti e i pentiti

Festa del libro i contenti e i pentiti il caso. Dopo il successo, le polemiche Festa del libro i contenti e i pentiti L A festa del Libro è finita ed è stato un gran successo: code in tutta Italia, molti volti nuovi in libreria (soprattutto gio¬ vani), fatturati mai visti neanche a Natale. E pensare che l'iniziativa di Berlusconi era partita tra diffidenze e sospetti. Ora molti di quelli che si erano defilati e che si erano ritirati sulla collina ad osservare stanno cambiando idea, affiorano i primi pentiti. Mondadori, Einaudi e Sperling hanno praticato lo sconto del 25 per cento e venduto moltissimo, con effetti di «trascinamento» anche su quelli che non hanno aderito e vendevano a prezzo pieno. A dire no, grazie per prima era stata la Rizzoli. Un no spiegato con la mancanza di tempo. Lo avete detto troppo tardi, l'iniziativa è bellissima, ma una cosa del genere non si organizza in quattro e quattr'otto. Peccato: questo in pratica era stato il telegramma inviato da Giovanni Ungarelli, amministratore delegato del settore libri, per un'idea che prevedeva sì un'intensa campagna pubblicitaria televisiva per far entrare la gente in libreria, ma che esigeva appunto anche il 25 per cento di sconto su tutti i titoli del catalogo. Forse ha avuto ragione lui, perché nell'assalto generale che si è verificato durante il weekend, anche chi non ha effettuato sconti ha subito un vero e proprio assedio. Un esempio: domenica alle 19, in Galleria a Milano, Allegri, direttore delle librerie Rizzoli italiane, ha dovuto mettere i suoi commessi a far da barriera alla porta per bloccare la folla che voleva continuare la festa ben oltre la chiusura. «Hanno portato via tutto, ci hanno letteralmente "svuotati", ed i bollettini che arrivano da Roma e da Torino sono identici. Certo qualcuno ha protestato perché i libri Rizzoli erano senza sconto. Forse avremmo dovuto praticarlo anche noi». E' un'ammissione fat- ta sottovoce, da uomo che combatte sul campo. Ma è anche il segno che Berlusconi ha preso tutti in contropiede. Altro alfiere del no, tra gli editori, è stato Feltrinelli. La motivazione è sempre la stessa: «Troppo poco tempo per fare le cose seriamente». Ma i librai di scuderia, quasi esche lanciate nello stagno per vedere se i pesci abboccavano, sono stati liberi di partecipare al gioco. In altre parole: sconto su Mondadori e Einaudi, prezzo pieno sulle copertine di casa. Il caso tipico è quello di Montroni, direttore della potente catena Feltrinelli che dice: «Evitiamo le polemiche, anche perché la giornata del libro non l'abbiamo inventata noi: è cosa normale in Francia e Spagna. Se qui ci sono gelosie tra gli editori per la primogenitura, io continuo a ragionare da libraio. E come tale dico: abbiamo lavorato su masse mai viste neanche a Natale. Siamo stati costretti a chiudere più volte per arginare l'afflusso del pubblico. C'erano code cubane. Non abbiamo cambiato per niente l'organizzazione dei nostri scaffali: semmai abbiamo rinforzato Mondadori ed Einaudi. Ed abbiamo avuto un 50 per cento di clientela che avrebbe comperato comunque, anche senza sconto» «Per contro - prosegue - abbiamo visto tanta gente, intere famiglie, con il desiderio di "possedere" di "consumare". Sono con la Sellerio quando dice: "Qualsiasi idea va appoggiata". E invito gli editori a riflettere. Mondadori, da noi, ha venduto un 500 per cento in più, Einaudi addirittura un 600. Meditino, dunque, gli "editori contro". Al di là di qualsiasi strumentalizzazione, parlano i numeri». Stessa posizione per la Garzanti. Conferma Rampini, direttore generale: «Ce ne siamo accorti tardi. Abbiamo apprezzato l'iniziativa ed abbiamo lasciato libere di decidere per il sì le nostre quattro librerie. In quanto a noi, rifletteremo. Lo confesso a titolo personale: mi è dispiaciuto non esserci. Il che non vuol dire che ci saremo obbligatoriamente l'anno prossimo: se non altro, ora, possiamo ragionare sui dati». Un primo pentito? Forse sì. Cosa che non si può dire di Spagnol, capo carismatico della Longanesi: «Nessun pentimento in casa nostra: ho dato la mia adesione morale e la sottoscrivo. Ma non ci si chieda di più. Non ho soldi da regalare. Non sono in grado di praticare scon¬ ti. La nostra è una casa piccola, con margini limitati. Avevo un Wilbur Smith e l'ho regalato alla festa. Di più non potevo». Naturalmente in casa Mondadori si sorride di alcuni contorsionismi della concorrenza. Ma i toni sono pacati. Dice Ferrari, responsabile dei libri: «Ora tutti avranno capito che la nostra era una festa ecumenica. Non c'era l'uno contro l'altro. I tempi erano ridotti? Forse. Anche noi però abbiamo deciso solo a metà gennaio. D'altra parte agli altri editori non era richiesto altro sforzo che quello contabile. Croce, il presidente dei librai, che poi ha aderito in pieno alla manifestazione, all'inizio si è arrabbiato: «"Ci state obbligando", ho detto. Niente di più falso. Ognuno è stato libero di fare quello che voleva. L'obbligo, semmai, è venuto dal mercato. Ed il mercato continuerà anche il 7 marzo 1994. Spero che ci rivedremo: questa volta, tutti insieme. Un dato deve farci ragionare. La media nazionale di vendite in libreria ha superato questa settimana del 300 per cento quella dell'anno scorso». Piero Soria Mario Spagnoli «Solidarietà morale, ma io non posso permettermi sconti al 25%» Società Ej&lutura o, le polemiche libro pentiti Mario Spagno«Solidarietà morale, ma io non posso permettermi sconti al 25%» o, Gian Arturo ari. estra: bur Smith Sotto, Mario Spagnol responsabile della Longanesi Sotto, Gian Arturo Ferrari. A destra: Wilbur Smith Sopra, Elvira Sellerio: non ha partecipato agli sconti, ma è d'accordo con lo spirito della Festa Sotto, Mario Spagnol responsabile della Longanesi Silvio Berlusconi e sopra Montroni, delle librerie Feltrinelli

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Roma, Spagna, Torino